Casa riformista, la nuova “Margherita” secondo Renzi

Matteo Renzi ci riprova. Dopo la fallimentare esperienza del Terzo polo, condotta insieme a Carlo Calenda, l’ex premier vara una nuova creatura politica: Casa riformista. Stavolta, senza l’apporto chiassoso dell’ex sodale azionista. Il senatore di Rignano sull’Arno è confortato dai risultati della Regione Toscana, dove la nuova lista ha sfiorato il 9 per cento. “Il centrosinistra vince solo se ha una gamba riformista”, dichiara in un’intervista alla Stampa. “Siamo il secondo partito della coalizione e il terzo in assoluto in Regione”, sottolinea. Poi avverte: “I risultati della Toscana, prima Regione di questa tornata in cui a vincere è il fronte progressista, spingono ad allargare l’alleanza nazionale di centrosinistra verso il centro. Se creiamo un polo riformista e moderato la coalizione è più equilibrata e si vincono le elezioni. In alternativa, Giorgia Meloni va al Quirinale”. Secondo Renzi, “Eugenio Giani ha portato un contributo, certo: a noi come al Pd. Ma chi conosce la Toscana sa che siamo stati decisivi. Senza Italia viva non c’è Casa riformista, e Casa riformista deve andare oltre Italia viva. Non voglio nessuna primazia, metto il progetto a disposizione per raggiungere il 10 per cento nazionale”.

L’obiettivo è fin troppo ambizioso. “Pd, Avs e M5s – chiarisce – sono circa al 40 per cento. Per vincere alle Politiche basta fare un 6-7 per cento: ma io punto al 10, possiamo fare una nuova Margherita”. Renzi è convinto di riuscire a realizzare il nuovo obiettivo. “Bisogna aprirsi a tutti. Per questo alla Leopolda ho invitato Silvia Salis, Beppe Sala, Gaetano Manfredi, Alessandro Onorato. Sindaci, amministratori, figure civiche: questo è un progetto aperto”. Poi Renzi ripete un vecchio mantra rivolto ai forzisti: “Noi vinceremo alle Politiche solo se convinceremo anche i delusi di Forza Italia. E poi in giro per il Paese, nei comuni, ci sono tanti civici senza casacca: dico loro, venite a darci una mano”. Ma Casa riformista vuole stare al centro e guardare un po’ di qua un po’ di là o si colloca stabilmente nel centrosinistra? Renzi, a differenza di Calenda, sembra non avere dubbi: “Stabilmente nel centrosinistra. L’ho detto dopo le Europee del 2024 e lo ribadisco”. Per la senatrice Raffaella Paita, capogruppo al Senato di Italia viva, “il modello Toscana è quello che bisogna portare avanti: Pd e 5 stelle non sono sufficienti, serve un centro. Casa riformista è la novità su cui costruire l’alternativa a Giorgia Meloni. Siamo la terza lista in assoluto in Toscana, la seconda del centrosinistra, arrivare al 10 per cento a livello nazionale è obiettivo alla portata. L’intuizione di Matteo Renzi di dare vita a Casa riformista si sta dimostrando giusta. L’affermazione netta ottenuta in Toscana verrà replicata, siamo certi, in Puglia e Campania. Combatteremo anche in Veneto”.

Il dem Peppe Provenzano dà ragione a Renzi. “La gamba moderata è fondamentale”. Mentre i riformisti del Pd, riferendosi in particolare ai 5 stelle, evidenziano un dato: “Comincia a venire meno l’idea di mettere veti”. Da Avs, Angelo Bonelli lancia un appello ben preciso agli altri leader dell’opposizione: “Non possono più esserci tentennamenti. I tentennamenti li possiamo vedere in Ecce Bombo vengo, non vengo, sferza. “Noi oggi dobbiamo individuare rapidamente un percorso che individui modalità, metodo e contenuti per costruire il programma per l’alternativa a questa destra. Abbiamo il dovere di costruire un’unità sul programma. Questo vale per Giuseppe Conte (faccio anche i nomi) e vale per tutti”. Il messaggio è chiaro: è giunto il momento di un incontro. Il discrimine è con chi: se solo tra Pd, M5s e Avs (il nocciolo duro dell’opposizione che si è cementata in Parlamento); oppure se già allargato ai centristi. Nel Pd tra i primi a sottolineare l’esigenza di abbattere gli steccati c’è Alessandro Alfieri, coordinatore di Energia popolare (la corrente di Stefano Bonaccini) che però parte da un presupposto: “Il risultato più importante è il Pd che si conferma il primo partito, perno su cui costruire qualsiasi alternativa possibile”. E sono diversi a pensarla allo stesso modo: “Serve mettere da parte veti e diffidenze reciproche, in un’alleanza che sia ampia ed equilibrata”, esorta Piero De Luca.

E anche il segretario Pd della Toscana, Emiliano Fossi, parla di un “segnale” inviato dal territorio, dove si è “scelto di allargare”, a tutta l’Italia. Dal M5s – tirato in causa più o meno direttamente – nessun commento ufficiale. Ma filtra un ragionamento: il campo allargato ha perso nelle Marche e vinto in Toscana, dove i pentastellati hanno partecipato a una coalizione “con spirito di responsabilità” e “generosità”, visto che avevano l’elettorato più ostile a Giani. Se si tratta di lavorare sui contenuti il Movimento, che punta a “governare i processi politici” più che “occupare poltrone”, è sempre disponibile. In casa dem, resta agli atti la recente richiesta di un chiarimento proprio con i 5 stelle su questioni di politica internazionale, istanza avanzata da Paolo Gentiloni e abbracciata da diversi rappresentanti della minoranza. Minoranza che, al suo interno, a sua volta, è spaccata tra i bonacciniani e i “ribelli” che si vedranno a Milano il 24 ottobre. Sulle parole dell’ex premier Gentiloni, per il quale il campo largo è ancora lontano da un’alternativa credibile, “ci vorrebbe più generosità”, dice Renzi. Che bacchetta platealmente Gentiloni. “Paolo ha avuto tutto dal suo partito: l’ho salvato io candidandolo alla Camera nel 2013, ha fatto il ministro degli Esteri, il presidente del Consiglio, il commissario europeo. Se adesso anziché fare la morale a Elly Schlein desse una mano a trovare i voti, sarebbe un po’ più credibile”. Oggi, dopo la vittoria toscana che – nelle speranze dei democratici – dovrebbe dare il via alla “rimonta”, più che di divisioni si parla di unità. A tutti i livelli. Le ultime regionali sono state “un prezioso punto di partenza per la Casa riformista” che vuole “unire personalità e forze liberali, europeiste, riformiste” in un’alleanza che batta “Meloni e Salvini”, esorta da Più Europa anche Benedetto Della Vedova.

Aggiornato il 15 ottobre 2025 alle ore 14:00