De-flotillati: la farsa è finita!

Con il rientro a casa di quei funamboli della Flotilla che si credono eroi, cala il sipario mediatico su questo genere di iniziative, in grado di mettere in imbarazzo i governi di mezzo mondo, tranne quello di Israele. Se credevano davvero di farci scappare il morto, come accadeva nei nostri terribili Anni di Piombo, hanno evidentemente sbagliato indirizzo e strategia di provocazione. Ma lo volevano davvero, o la recita si è svolta esattamente come tutti loro e i relativi mandanti avevano previsto? Ora, Israele che ha applicato una strategia incruenta per fermarli e rimandarli incolumi a casa, ha vinto o perso in questo scenario che i pro-Pal speravano avesse esiti ben più drammatici? Una parolina all’orecchio per Maurizio Landini: ma è proprio sicuro che gli italiani apprezzino uno sciopero generale per solidarietà con i borghesi stagionati della Flotilla arenata? Il segretario generale della Cgil non avrebbe, forse, il dovere morale di spiegare a tutti noi come questa sua brillante iniziativa possa cambiare di una sola virgola l’atteggiamento del governo israeliano? Domanda: secondo questi geni della sinistra, mettere a soqquadro le città, provocare stratosferici disagi nei servizi pubblici dei trasporti, paralizzare il traffico urbano, creare disagi di ogni tipo alla cittadinanza (già di per  sé abbastanza affaticata) e via dicendo, è un modo per difendere i profughi palestinesi in fuga da Gaza? O soltanto l’ennesima spinta eversiva per far cadere un governo legittimo, il quale nulla ha a che vedere con la tragedia palestinese, visto che l’Occidente al completo è impotente a fermare i due conflitti alle sue porte (russo-ucraino e arabo-israeliano) e, soprattutto, a mettere fine al terrore internazionale scatenato dal 1979 dall’Iran e dai suoi proxy come Hamas? Al solito: la sinistra sta combattendo contro il suo stesso popolo! Complimenti vivissimi!

E, come Landini, il duo Giuseppe Conte-Elly Schlein dovrebbe spiegarci il colpo di genio di orientare la propaganda del campo largo, allineandosi alle rivendicazioni pro-Pal e nella difesa di Flotilla, in una tornata elettorale regionale per il rinnovo del presidente della Regione Marche. E qui Paolo Mieli sul Corriere della Sera scopre l’acqua calda, ripetendo stancamente ciò che molti colleghi da anni scrivono. Ovvero: il centro destra vince malgrado in apparenza disunito. Il centro sinistra del campo allargato fa ridere i polli, abbracciando e rivendicando il pieno sostegno, in occasione del voto regionale (roba da non credere!) alla politica globalista anti-israeliana e anti-Usa dei pro-Pal. Più fuori luogo di così! E tutti lì a chiedersi: ma possibile che la sinistra (quale?) non capisca? Perché, diciamolo pure: ai pro-Pal e alle loro classi borghesi e benestanti, cittadini gaté delle Ztl urbane, non interessa nulla di chi è costretto a spostarsi esclusivamente con i mezzi pubblici, dato che loro lo fanno comodamente su quelli privati. Un’analisi politica della situazione internazionale, più corretta e oggettiva, avrebbe difatti consigliato ben altre scelte. Perché una cosa è chiarissima: tra Hamas e Occidente non c’è partita. Tutti gli attori mediorientali vogliono disfarsi di questi islamici incappucciati, capaci solo di fare ridicole parate, mettendo ben in mostra improbabili divise e armi letali, che poi non hanno il coraggio di usare in campo aperto contro un agguerrito esercito regolare nemico, facendosi per di più scudo di milioni di palestinesi inermi!

Domanda alla sinistra e dintorni (soprattutto ai global woke di “From the river to the sea”): perché dal 2006 (hanno in cui Hamas vinse le elezioni), al 6 Ottobre 2023 arabi e Occidente non si sono mobilitati contro la loro dittatura sanguinaria? Basta guardare i filmati complici di Al-Jazeera di questi ultimi 20 anni: completamente collusi con il regime terroristico di Hamas. Il “Che” (da molti di noi sinceramente ammirato), combatteva a viso aperto gli eserciti regolari, mentre i woke pro-Hamas delle prestigiose e carissime università occidentali che cosa fanno? Sciamare per le piazze e bloccare l’attività accademica, così chi ci rimette sono sempre quelli costretti a studiare per guadagnarsi la vita. La vera questione è questa: Hamas ha perso. Anche perché lo hanno mollato tutti gli arabi. Solo chi non vuole vedere non riesce a capire come abbia radicalmente cambiato le carte in tavola la determinazione di Israele a difendersi con le armi su tutti i (sette) fronti, devastando le difese iraniane e distruggendo i suoi proxy, come Hamas e Hezbollah. A questo punto, tutte le capitali mediorientali sanno che Israele è davvero militarmente il più forte, l’unico che può fare scudo al fondamentalismo eversivo dei Fratelli musulmani e tenere a freno (possibilmente sconfiggere) la minaccia sciita iraniana e dei suoi proxy, che nessuno ama né vorrebbe veder prender piede in casa propria.

Agli arabi non resta allora che allinearsi alla proposta Trump-Blair, per avere come “non-nemico” lo statarello supertecnologico e super armato dei figli di David. Si può quindi star certi che i capi terroristi sopravvissuti se ne andranno negli esili dorati di Doha, o si faranno mettere a piacere la mordacchia dal turco Recep Tayyip Erdoğan. Rileggendo attentamente il piano Trump-Blair (ghost writer: Mohammad bin Salman Al Sa’ud), si capisce benissimo come tutto in futuro andrà in tal senso. Hamas ha vinto una sola guerra: quella dell’informazione, intossicando il resto del mondo con i pro-Pal e le Global Sumud (resilienza in arabo) Flotilla. Ovvio che ora il riconoscimento solenne (e puramente declamatorio-simbolico) all’Onu dello Stato di Palestina è un dono (si spera postumo!) ad Hamas. Ma se i duepopoli del Libro” continueranno nelle loro carneficine, perché per l’uno (gli arabi musulmani) la Palestina è “Terra sacra dell’Islam", in cui nessun infedele ha diritto di esistere, a meno che non si sottometta ad Allah; mentre per l’altro (gli ebrei) è la “la Terra promessa da Dio al suo Popolo eletto”; allora non resta che l'eliminazione totale (vero genocidio questo!) dell’uno nei confronti dell’altro. Il piano Trump-Blair (+ arabi) proprio a questo scontro senza fine intende offrire una soluzione e un riparo dalla reciproca follia religiosa, portando arabi ed ebrei ad accettarsi, ricostruendo nel tempo la fiducia reciproca. Vista sul versante anti-Hamas, la guerra che si sta combattendo a Gaza, con il gruppo terrorista che si fa scudo della popolazione civile e usa ospedali e scuole come riparo sicuro per le armi e i suoi militanti, non è un atto di genocidio, ma di pura autodifesa dallo sterminio di “tutti” gli ebrei, dichiarato, perseguito e giurato da Hamas e Teheran.

L’Idf, fino a prova contraria, come sostiene il figlio di Shimon Peres, Chemi, “si muove con rigide regole per limitare le vittime civili e salvaguardare per quanto possibile gli ostaggi, con il risultato del prolungamento dei tempi e maggiori vittime tra i soldati”. Ora, perché tutto il mondo non si chiede la ragione per cui Hamas non rende e libera i “corpidegli ostaggi israeliani? La ragione è chiara: tutti i terroristi sanno solo terrorizzare, perché non sono in grado di sostenere l’urto diretto e devastante di un esercito ben preparato e armato. Con buona pace del coraggio! Gaza, osserva ancora Chemi, era stata data nel 2005 ai palestinesi e si è visto il risultato, con l’Hamas fondamentalista dei Fratelli musulmani che ha regnato (con il terrore) nella Striscia dal 2006, e che ha scritto a parole di fuoco nel suo statuto l’impegno fino alla morte e al sacrificio collettivo (come ha ripetuto Yahya Sinwar fino all’ultimo istante della sua vita, invitando il suo popolo a morire per la causa!) di lottare per una Palestina dal fiume al mare, che prevede l’annientamento tout-court dello Stato di Israele. Aspettiamo fiduciosi in merito interventi un po’ più illuminati e molto meno pro-Pal dai nostri prediletti editorialisti di regime!

Aggiornato il 03 ottobre 2025 alle ore 10:11