
Nel tentativo disperato di mascherare le loro immani fragilità e ingraziarsi l’opinione pubblica interna, alcuni tra i più influenti leader europei si sono cimentati in un frettoloso riconoscimento dello Stato di Palestina. Gli ultimi due grandi Paesi del vecchio continente, in ordine temporale, a riconoscere formalmente la Palestina come uno Stato sovrano sono stati Francia e Regno Unito, ufficialmente per aumentare la pressione politica sul primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. L’obiettivo dichiarato degli Stati che hanno provveduto a presentare il proprio riconoscimento, risiede, infatti, almeno in linea teorica, nel desiderio di isolare a livello internazionale il Governo israeliano, così da spingerlo ad accettare un accordo basato sul principio dei “due popoli – due Stati”. Nella pratica, tuttavia, nonostante le nette prese di posizione di numerosi Paesi Onu, tale riconoscimento tende comunque ad assumere un valore assai circoscritto e meramente simbolico. Nell’ambito del diritto internazionale, infatti, uno Stato esiste in presenza di quattro elementi fondamentali: una popolazione permanente, un territorio definito, un Governo effettivo in grado di esercitare la sovranità, e la capacità di entrare in relazione con altri Stati.
Tali elementi costituiscono l’essenza stessa dello Stato e devono necessariamente coesistere affinché una data entità possa essere considerata “Stato” dalla comunità internazionale. Il solo processo di riconoscimento, in quanto atto politico unilaterale e non soggetto a particolari obblighi giuridici, testimonia semplicemente la volontà politica dello Stato preesistente di intrattenere normali relazioni con lo Stato riconosciuto. Purtuttavia, tale atto non rappresenta la condizione sufficiente perché un soggetto possa legittimamente essere considerato “Stato sovrano”. Uno Stato esiste, infatti, se controlla stabilmente un territorio abitato e se è dotato di autonome istituzioni di Governo capaci di esercitare la sovranità su di esso. Quando invece il riconoscimento avviene prima che il nuovo Stato sia entrato in possesso delle condizioni di fatto per l’acquisto della personalità giuridica internazionale, in modo particolare l’effettivo controllo di un territorio abitato, si suole parlare di “riconoscimento prematuro”.
In tale ultima fattispecie può indubbiamente essere fatto rientrare anche lo stesso caso palestinese, essendo, quello riconosciuto ormai da più di 150 Paesi Onu, uno Stato privo di un’organizzazione statuale tipica. Ad oggi, infatti, nonostante un ampissimo riconoscimento internazionale, lo “Stato palestinese” non possiede un territorio dai confini condivisi, non esercita sovranità su quelli che dovrebbero essere i propri territori (Cisgiordania, Gerusalemme Est e Striscia di Gaza), non ha una capitale, e neppure un esercito regolare. Riconoscere alle condizioni attuali lo Stato di Palestina, è, pertanto, un atto ipocrita e dal valore esclusivamente simbolico, che difficilmente potrà comportare l’insorgere di effetti risolutivi sulla perdurante crisi mediorientale, se non accompagnato da azioni concrete diverse da quelle fondate sul falso conformismo di comodo dei governi europei.
Aggiornato il 26 settembre 2025 alle ore 13:27