
Pontida quest’anno è più integralista. Al contrario del suo leader, Matteo Salvini, più pacato e “istituzionale” del solito. Sul pratone sacro si ripete il “no” alla guerra e all’immigrato “che non si integra”. Il leader del Carroccio, apparso ancora provato dai problemi renali accusati nei giorni scorsi, dal palco della 33ª edizione del raduno leghista ha scandito l’obiettivo: “tornare a blindare i confini italiani” in nome della difesa dell’Occidente. L’annuncio è stato accompagnato dalla promessa di una grande manifestazione il 14 febbraio, modellata sulle proteste contro l’immigrazione irregolare e incontrollata viste nelle principali capitali europee. Nessun dettaglio operativo, solo l’invito al popolo leghista a mobilitarsi: “A testa alta per la difesa dei valori, diritti, confini e delle libertà della civiltà occidentale”.
Il raduno, contrassegnato dalla presenza della storica iconografia del Carroccio – dal leone di San Marco alla Carta della Lombardia, passando per la sagoma di Alberto da Giussano – ha allargato lo sguardo oltre i simboli padani. Lunghi applausi sono stati riservati alla memoria di Charlie Kirk, omaggiato anche attraverso 800 magliette distribuite tra gli stand, e non sono mancati riferimenti al conflitto in Ucraina, contro il quale Salvini ha ribadito la sua linea: “Non manderemo mai nostri figli e nipoti a combattere in Ucraina, non siamo in guerra contro nessuno”. Il leader ha annunciato inoltre che da domani i gruppi locali della Lega presenteranno nei consigli comunali una mozione “per ricordare che l’Italia è contro la guerra e per vedere come la pensano i partiti”.
La platea si è accesa soprattutto con l’intervento di Roberto Vannacci. L’ex generale paracadutista, entrato nella Lega ad aprile e promosso vicesegretario a maggio, ha citato i versi del “Giuramento di Pontida” di Giovanni Berchet, sostenendo che dovrebbero essere insegnati nelle scuole insieme alla storia della X Mas. “Oggi i ragazzi non conoscono quegli eroi, mentre sanno chi è Greta Thunberg che invece non ha combinato nulla”, ha dichiarato ai cronisti. Il suo discorso ha assunto toni più radicali, contro islamismo e immigrati irregolari: “Per noi lo straniero è quello dei porti aperti e che purtroppo molto spesso stupra, ruba e rapina e che vuole imporre la sua cultura alla nostra millenaria”. E ancora: “Non ci rassegniamo alla società meticcia che vorrebbe qualcuno e all’islamizzazione delle nostre città”. Rivolgendosi ai militanti, ha ribadito: “Eccola la generazione di Pontida, la generazione dei padroni a casa nostra”. A seguire gli interventi internazionali, da Santiago Abascal a Jordan Bardella fino al figlio di Jair Bolsonaro, in un coro che ha rafforzato il messaggio identitario della giornata.
Nel suo intervento conclusivo Salvini ha stemperato i toni radicali, ma non senza rilanciare: ha chiesto un applauso per Kirk “che arrivi fino all’Arizona”, per poi ribadire che “il nostro obiettivo è tornare a blindare i confini italiani, sempre che qualche magistrato politicizzato non ci fermi”. E, in linea con chi lo ha preceduto, ha insistito sull’incompatibilità di alcuni modelli culturali: “Non tutti gli stranieri si vogliono integrare: fanatismo islamico, integralismo islamico, applicazione letteraria del Corano non sono compatibili con le nostre leggi”. La conclusione di Salvini quindi non è cambiata. Nei confronti di “quelli che non si vogliono integrare, abbiamo il dovere di rimandarli a casa”.
Già nella giornata di ieri il protagonismo era stato dei giovani della Lega, arrivati al pratone con cori e slogan contro l’immigrazione e per l’identità. “Lega anti-maranza, la remigrazione avanza” e “l’Europa è cristiana non è musulmana” sono stati tra i più ripetuti, accompagnati da richieste di “libertà” per Veneto e Lombardia. Non sono mancati attacchi ironici all’indirizzo di Vannacci – “Vannacci è moderato, noi no” – né l’acclamazione per Salvini, arrivato a sorpresa dopo che il suo staff aveva comunicato l’assenza per motivi medici. “Pontida di quest’anno sarà diversa da tutte le altre, all’insegna della difesa della libertà d’espressione e del confronto. L’omicidio di Kirk ci ha ricordato l’importanza fondamentale di questi valori, quindi avanti senza paura”, ha spiegato il coordinatore federale della Lega Giovani, il 35enne Luca Toccalini. Il ricordo dell’attivista americano è stato suggellato con un minuto di silenzio e con l’intervento di Jackie Eubanks, giovane attivista del Michigan legata a Turning Point Usa: “Quando l’ho visto morire – ha raccontato – sono caduta in ginocchio. È stato ucciso perché parlava di cristianesimo, di famiglia, di libertà di parola e della sovranità nazionale, ma se non possiamo parlare liberamente allora non siamo liberi”.
Prima degli interventi ufficiali, i giovani leghisti hanno puntato il dito anche contro Forza Italia e i suoi alleati, riprendendo lo schema polemico dello scorso anno. “Ripetiamolo a Carlo Calenda e a quei quattro sfigati incamiciati in spiaggia che hanno voluto applaudire quello che diceva”, ha urlato uno dei militanti con il megafono, in riferimento al leader di Azione e alla sua presenza alla festa dei giovani di Forza Italia. “Devono decidere se stare con noi o contro di noi”. La chiusura della giornata è stata affidata ancora a Toccalini, che ha ribadito la linea: contro “gli immigrati clandestini” accusati di minare la sicurezza delle piazze italiane e a sostegno dell’unità interna. “La Lega è una, unita e nessuno la dividerà mai”, ha concluso.
Aggiornato il 22 settembre 2025 alle ore 13:20