Il surreale dibattito sull’assassinio di Charlie Kirk

Scrive Guia Soncini su Linkiesta: “Il minimo sindacale per parlare del caso Kirk è concordare che non si ammazza la gente”. Poi aggiunge che, anche se uno avesse idee di merda, non per questo sarebbe lecito sparargli. Sembra di una semplicità ed evidenza eclatanti. Non è così. Nei così detti “Anni di piombo”, circa 200mila (o 300mila, includendo gli estremisti di Pci e Psi) avevano due certezze:

1) I brigatisti erano “compagni che sbagliano” (ciò fu vero fino all’omicidio del sindacalista genovese Guido Rossa);

2) La legge marxista-leninista aveva un solo articolo nel codice penale: la “giustizia proletaria”.

Era la Shari’a del comunismo, quella che innocentizzava tutto e tutti, quella di cui cercavano di rivestirsi anche criminali come Renato Vallanzasca o i sequestratori sardi. Così tutti i morti ammazzati dal terrorismo che ebbero la sventura di trovarsi dalla parte sbagliata del revolver o del mitra, venivano mitragliati perché trionfasse la “giustizia proletaria”. Del resto gli slogan che giravano erano: “Autonomia operaia: organizzazione, lotta armata, rivoluzione”. Non si combatteva in nome di Allah, ma in nome della triade Karl Marx-Lenin-Mao Zedong. La differenza era davvero così ampia?

Chissà quanti revivalisti della Belle époque degli anni Settanta che affiorano nelle scuole in questi mesi hanno contezza degli Anni di piombo, che – se si chiamavano così – era forse perché il comunismo si doveva imporre non coi fiori degli hippie californiani ma sparando, e non convincendo ma impaurendo il gregge umano. Purtroppo oggi la verità dei fatti, la storia e l’informazione sono irrilevanti: conta il tifo. E il tifo si mangia la civiltà. Succede così che un omicidio diventa giusto e necessario come ai tempi di Aldo Moro, quando non furono pochi coloro che parlavano di “giustizia proletaria” nel caso del massacro di via Fani. Ecco, se il caso di Charlie Kirk non è piovuto dalla Luna, non capisco perché le due donne a capo dei due partiti più votati in Italia si siano accapigliate su una cosa che era Elementare Watson, se la si discute con la logica che permette agli esseri civilizzati di distinguere un omicidio da un party in discoteca.

Anche se le Br avevano basi nel comunismo storico (alcuni brigatisti venivano dal Pci di Reggio Emilia, ed erano legati all’estremismo alla Pietro Secchia), il Partito comunista le attaccò e si tenne lontano dalle Br. Ciò non toglie che il Pci e alcuni partitini di sinistra prendessero fondi dalla Russia comunista, e questa e altre amenità indicano da che parte stesse quel partito ancora ai tempi di Michail Gorbačëv e della dissoluzione economica (morale e politica) del comunismo al potere nell’Est Europa, nel Caucaso e in Asia Centrale fino a Vladivostok. Purtroppo anche Bettino Craxi cadde in quel tipo di tranello: quando la nave da crociera Achille Lauro fu dirottata da un commando palestinese (supportato da Mosca) e questi, per glorificare la propria azione non trovarono niente di meglio che buttare a mare con la propria carrozzella da paralitico l’ebreo americano Leon Klinghoffer, prima di essere portati in salvo a Tunisi malgrado il tentativo statunitense di intercettarli. A proposito di tempi moderni.

Se Elly Schlein è pacifista, invece di discutere sulle matrici politiche dell’omicidio di Kirk – cosa che è lampante – potrebbe discutere di cose su cui il confronto è più urgente: il Pil o come dare ossigeno, fondi, armi a un esercito che verrebbe demolito in una settimana dalla Svezia. Gli ebrei dopo il 7 ottobre 2023 sono causa di tutti i mali del mondo, anche nell’Italia che nel 1938 (l’altro ieri) espulse tutti gli “ebrei” dalle scuole del Regno e dopo pochi anni partecipò alla “Soluzione finale” contro il “giudaismo mondiale”. A Vladimir Putin non è toccato niente di tutto ciò, anche se ha ammazzato (con Boris Eltsin prima di lui) 300mila ceceni, su una popolazione totale di 1,1 milione di abitanti nel 2001. In Cecenia è morto un abitante ogni tre (molti altri sono stati deportati e in gran parte sono morti nel viaggio, soffocati in vagoni blindati). È come se fossero morti 20 milioni di italiani. Gli italiani se ne fregarono, come ancora oggi se ne fregano delle leggi razziali o del colpo di Stato sovietico con cui la Cecoslovacchia (liberata dai russi, ma – si noti bene – anche dagli americani), venne divorata da Mosca.

In Ucraina – tra militari e civili – sono morte circa 500mila persone a causa dell’invasore russo. Poi Putin ne ha mandato un altro milione al massacro (i suoi soldati, ma questa è una tradizione stalinista praticata con ferocia nella Seconda Guerra mondiale per liberarsi di popolazioni soggette e a rischio di rivolte). Nessuno ha sfilato nelle piazze o occupato le università. Tutto ciò avviene perché, nelle fede integralista del neocomunismo, Putin ha un che del Giustiziere proletario, del Robespierre, del Che Guevara, del Mao della Lunga Marcia soprattutto perché è un nemico degli Stati Uniti e dell’Occidente. Ora, non si sa perché, l’integralista si schiera da 80 anni contro gli Usa e l’Occidente. Sarà perché Putin è uno Stalin 2.0? Sarà perché “Stalin aveva fatto anche cose buone” (come a CasaPound diranno di Benito Mussolini).

In questo tritacarne finisce anche l’omicidio di Charlie Kirk. È l’eterno ritorno della canzone Contessa: “Compagni, dai campi e dalle officine/ prendete la falce, portate il martello/ scendete giù in piazza, picchiate con quello/ scendete giù in piazza, affossate il sistema/ voi gente per bene che pace cercate/ la pace per far quello che voi volete/ ma se questo è il prezzo, vogliamo la guerra./ Vogliamo vedervi finir sottoterra”.

Eppure, a confronto del Putin in Cecenia, la guerra di Gaza (pilotata e promossa dal quartetto Russia-Cina-Iran-Nord Corea) è come quella dello Yom Kippur (1973) che vide Israele attaccata da Egitto e Siria. Nel 1973 morirono 18mila militari di entrambi i fronti, ma il conflitto durò appena tre settimane, e certo i nemici di Israele non mandavano davanti ai loro soldati come scudi umani donne e bambini, com’è avvenuto a Gaza (dove i morti sono combattenti in abiti civili, il che certo non toglie le tremende casualties della morte di vecchi, donne e bambini). Ma la guerra non è un pranzo di gala, come disse Lenin a proposito della rivoluzione sovietica.

Per cosa ci si accapiglia nelle università e nelle piazze? Se non c’è una linea morale comune (almeno i partiti dovrebbero avere fondamenta etiche da condividere), ne deriva che “tutto è permesso”, anche l’imbecillità e la violenza nelle aule universitarie come in queste ore a Pisa. Violenza e imbecillità commesse in nome della non violenza. Forse dovremmo rileggere i Vangeli, insieme col Processo agli imbecilli di Jean-Marie Benoist (1978). Leggo sulla quarta pagina di copertina del volume del filosofo e politico francese, edito da Editoriale Nuova: “Una legione d’uomini tutti uguali e tutti ugualmente mediocri si moltiplica, insinuando i suoi tentacoli nella stampa, nell’istruzione, nella politica e nella cultura. Sono gli imbecilli ai quali Jean-Marie Benoist fa il processo. I nuovi maestri che pretendono d'imporre un sapere rozzo e semplificato, strumento di tirannia”.

Benoist cercò di organizzare una flottiglia che salvasse migliaia di boat people che cercavano di fuggire dal Vietnam del Sud, invaso dai Viet Cong vincitori. Non se lo filò nessuno, o quasi. A proposito di “flottiglie” che riportano alla luce le rovine della giustizia proletaria, su cui navigano pacifisti alla Napoleone Bonaparte.

Aggiornato il 18 settembre 2025 alle ore 09:58