Stalin, Tito, Putin, Totò e Pasquale

Se esista davvero un legame tra i personaggi, così disparati, del titolo? Sembra esserci, metaforicamente parlando. Nel 1949 Iosif Stalin organizzò diversi tentativi di assassinio del maresciallo Josip Broz Tito, presidente della Jugoslavia. In risposta, Tito scrisse a Stalin una lettera: “Smettila di mandare gente a uccidermi. Ne abbiamo già catturati cinque. Se non smetti di mandare assassini, ne manderò uno a Mosca, e non dovrò mandarne un secondo”. Stalin non provò mai più ad assassinare Tito, che morì felicemente nel suo letto a 88 anni.

Vladimir Putin è accomunato a Stalin e Adolf Hitler dall’ostinazione che i fanatici mettono nel perseguire i loro ideali, costi quel che costi. Nulla può persuaderli se non un muro di ferro contro il quale fracassarsi il capo. È sbagliato considerarli semplicemente cattivi, moralmente esecrabili. Sono qualcosa di più e diverso. Bramosi di imperare per conseguire il loro scopo, sono invasati per i quali il dissenziente è un nemico da uccidere. Non per caso Hitler e Stalin nutrivano una certa stima reciproca, pur essendo l’uno visceralmente antibolscevico e l’altro altrettanto antinazista, mentre Putin, da sboccato antinazista e zar atteggiato, rivaluta lo stalinismo che sterminò a pistolettate la famiglia imperiale. Per effetto della Seconda Guerra mondiale, Stalin asservì l’Europa dell’Est e Hitler dovette perdere ogni cosa e la vita. Tutti e due furono, in vario modo, fermati dalla guerra: Stalin dagli Alleati e Hitler pure, a ben vedere. Putin invece galoppa brado sulle terre di nazioni che conquista, finché ha sbattuto la testa contro il vallo ucraino, illuso di sormontarlo come un cavalluccio a dondolo. Le scorribande di Putin divertono Donald Trump che assiste compiaciuto di far grande l’America.

Il Vecchio continente incarna il mitologico Ratto d’Europa. Putin fa il Toro infoiato che trascina in groppa la fanciulla Europa per goderne nelle fratte dell’Olimpo. Sulle prime, la rapita resiste. Ma il rapitore cambia sembianze e fa sua la fanciulla alfine. Deus ex machina emerge Totò. Ripetutamente picchiato da uno sconosciuto che lo scambia per un certo Pasquale, non reagisce, sopporta e ride, disinteressato perché non è lui Pasquale. Putin impersona l’energumeno che pesta l’Europa mentre, stordita e incredula come Pasquale, continua a domandarsi: “Chissà questo stupido dove vuole arrivare”.

Aggiornato il 16 settembre 2025 alle ore 09:26