Cambiamo la forma di rappresentanza popolare

Movimenti e partiti disastrano le democrazie

Movimenti, Ong e centri sociali non producono cultura, ma riproducono ideologie vintage (il che fa fico), cioè fascismi di destra o sinistra, e persino un cristianesimo socialista intollerante. Si diffonde il nuovo leninismo, cioè un cinismo per cui ogni mezzo è utile per conquistare il potere. I movimenti di sinistra non hanno l’obiettivo della conquista del potere tramite le elezioni, ma offrono ai partiti le possibilità di farlo, come avvenne con le avanguardie fasciste e comuniste dei primi decenni del Novecento, che crearono un ordine nuovo tramite il caos organizzato. In questo senso, hanno svolto un ruolo importante per trasformare Israele nel male assoluto, in quanto capro espiatorio dei mali del mondo, da crocifiggere in quanto “genocida”, ma evitando di occuparsi di Sudan, Libia, Venezuela, Cuba, Cina, Iran, Russia, Corea del Nord, eccetera.

I movimenti condannano solo la “guerra di Israele” (eppure i governi di Gerusalemme hanno restituito Gaza nel 2005, pur avendola ottenuta nel 1967 dopo aver vinto la guerra dei sei giorni, guerra di difesa. A quel punto l’Iran e i Fratelli musulmani, scacciati da Egitto, Tunisia e Algeria, hanno ammazzato i palestinesi dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina per prendersi Gaza, e due anni fa hanno invaso Israele per compiere un massacro). Israele ha reagito (male, perché solo coi bombardamenti, mentre doveva liberare Gaza city). Ma se un movimento, una persona e una “flottiglia” non ha lo stesso impegno contro Vladimir Putin, Iran, la Cina, Fidel Castro, Nicolás Maduro, Pyongyang, eccetera, ma ce l’ha solo con gli “ebrei”, allora o è ignorante o prevenuto. Ma se sei prevenuto soltanto verso la guerra di Israele e taci su tutto il resto, allora sei “fascista” qualunque sia il colore della tua divisa e qualunque il significato che attribuisci al termine. Questo è il punto logico da cui partire per contrastare questo periodo di follia collettiva che ricorda le isterie da fine del mondo mentre finiva il primo millennio, o le inquisizioni religiose, o l’isteria di massa sugli Ufo nell’Area 51.

La macchina dell’informazione si allinea con i branchi di lupi mediatici che scrivono sui muri “A morte i giudei”, e lo fa volutamente ogni giorno, evitando per esempio di dire che a Gaza non ci sono mai stati “giornalisti” ma solo squadre armate di fedeli di Hamas. Se non capisci che a Gaza solo i combattenti di Hamas potevano diventare “giornalisti” di nome, allora non sei un giornalista, e non hai una dignità professionale e un minimo di umanità. I movimenti, i centri sociali, le Ong a senso unico aiutano soltanto Hamas (di cui i veri “civilipalestinesi sono vittime come gli ostaggi israeliani, per mano di Hamas come dei bombardamenti israeliani). Un dato può chiarire l’ubriacatura numerica da cui siamo bombardati: Nella sola città ucraina di Mariupol, ci sono stati più civili ammazzati dai putiniani che palestinesi a Gaza, dove però la popolazione è quattro volte più numerosa di quella di Mariupol. I dati dunque non corrispondo alla narrazione. La narrazione quindi diventa un falso: viviamo nel mondo alla rovescia descritto nel romanzo 1984 di George Orwell, il falso è la sola verità.

DEMOCRAZIA IN CRISI

Viviamo in un mega caos in cui i corpi disarticolati della democrazia combattono tra loro in senso corporativo: giudici, giornalisti, militanti politici, partite iva, imprenditori, lavoratori dipendenti. Questo modo bestiale di fare vita sociale ha una concausa importante: il sistema dei partiti. I partiti non sono più uno strumento in mano dei cittadini con la funzione di rappresentarli. Sono i cittadini a essere in mano ai partiti, tramite i loro organismi di controllo (i media, i movimenti, la scuolamilitante” e di nuovo “confessionale”, ma in senso partitico). Ne consegue che le maggioranze si basano – più che sul voto – sulla capacità di creare idee e di inculcarle nelle persone. Privare gli individui del loro libero arbitrio è ciò che succedeva ai tempi del papato totalitario, quello dell’Inquisizione. Chi non aderisce alla “fede unica” va al rogo.

Centri sociali, i media, le organizzazioni non governative non diffondono culture (senza plurale non c’è cultura), ma l’imposizione violenta di una idea, che include l’odio contro tutti e tutto. Come diceva il ministro della Pubblica istruzione di Fidel Castro: “L’odio infinito verso il nemico è il seme del socialismo”. Il problema principale della democrazia però sono i partiti, la rappresentanza popolare. È questo il vero problema da risolvere, un compito quasi impossibile, perché la scuola non diffonde il pensiero pluralista ma insegna – in buona parte – a odiare la conoscenza dei fatti e a detestare il sapere. È per questo motivo che Fidel Castro è diventato un salvatore dei popoli latino-americani, mentre massacrava gli indios del Nicaragua e mentre non dava un solo posto di potere ai neri e alle donne di Cuba, reprimeva gli omosessuali, mandava al lavoro e nell’esercito i bambini. E tutti abbiamo glorificato un cinico leninista vanaglorioso che aveva uno yacht più grande di quello dell’armatore Aristotele Onassis.

Se in Occidente vige la “guerra di tutti contro tutti” di Thomas Hobbes, allora saremo invasi e sconfitti – e non “dal ventre delle nostre donne”, come dicevano i primi integralisti islamici sbarcati in Europa – dal primo Putin che arriva. Come già avevano capito gli antichi romani, i quali ci hanno lasciato frasi da imparare a memoria come: “Mentre nel Senato di Roma si discute, Sagunto viene conquistata” (Tito LivioStorie, 21, 7).

Le dittature hanno alcuni vantaggi per il popolo: impongono un partito unico (anche se – come in Russia – esistono partiti finti a fare da comparsa). Il potere va a una sola persona: è il ritorno perfetto alla Monarchia assoluta del XVIII secolo. La catena di comando si abbrevia. La trasformazione in Stato di Polizia garantisce un governo a vita del dittatore di turno. La giustizia e l’istruzione sono emanati dal Potere centrale. Il vantaggio per le masse è dato dalla fine totale della Guerra civile universale/elettorale, cui assistiamo in quasi tutte le democrazie occidentali. La dialettica è un conto: distruggersi a vicenda e così restare senza governi che possano lavorare in un modo efficace è ben altro conto. Si pensi a ciò che sta avvenendo in Turchia, dove il presidente ormai a vita Recep Tayyip Erdoğan sta colpendo tutti i quadri del partito di opposizione. Può farlo, senza troppe proteste. Anche il pensiero in Turchia si avvia a diventare unico, e così l’opposizione – che pure poteva conquistare il governo – rischia di sparire.

Certo, una nuova monarchia assoluta impone lacrime e sangue: dà lavoro, ma come in Iran, e non puoi ascoltare musica, vestirti come vuoi, tenere per la mano un partner. In Afghanistan e Iran le donne sono rinchiuse in casa ed escluse dalla scuola. Internet è vietato. In Cina non c’è differenza tra uomo e donna: sono entrambi colpiti allo stesso modo. I lager sono pieni. I glorificatori della Cina, che pure deporta gli uiguri maschi nei lager e occupa il Tibet e lo Xinijang, se ne fregano di ciò che succede nelle dittature: a loro interessano solo gli Stati Uniti e Israele. I giornali da anni parlano della Cina come se fosse anni luce davanti agli Stati Uniti. Vorremmo capire perché India, Cina e Russia, che insieme hanno 3,2 miliardi di abitanti, producono meno ricchezza e tecnologia dell’Occidente che ha “solo” 1,3 miliardi di abitanti. Cambiare la forma della rappresentanza popolare, ridurre la politicizzazione della magistratura e della scuola, favorendo il pluralismo e la dialettica civile, è il solo modo per contenere il potere del duopolio partiti-informazione. O si cambia il rapporto tra masse e potere, oppure si farà la fine dell’Impero romano. I partiti oggi sono una sorta di Amazon: fanno la grande distribuzione delle tasse che raccolgono ai gruppi sociali di riferimento. Quello fanno. Il resto – cioè l’attività legislativa – è peggio ancora, visto che l’iper legiferazione ha spinto l’Europa a livelli mai visti di burocrazia e inefficienza.

Siamo sulla buona strada: viviamo imboccati di cibo, e con una flebo di idee preconfezionate, come se vivessimo tutti in una gigantesca Rsa, una casa di riposo a vita, dove a riposare è in primo luogo l’intelligenza autonoma. Sarebbe urgente cambiare la forma della rappresentanza e rendere davvero autonoma ogni persona in grado di esserlo.

Aggiornato il 10 settembre 2025 alle ore 09:36