
“Ero liberale perché ho studiato, sono radicale perché ho capito”. Credo che questa frase, se non tutto, dica molto dell’impegno politico, civile, umano, di Enzo Tortora. Laico, rispettoso dell’altrui credenza, non apparteneva né alla chiesa democristian-vaticana né a quella comunista, e questo in Rai, in quegli anni era un’anomalia. Più ancora che tra i “minori” avesse scelto quello minuscolo: per molti anni è stato liberale, e non solo di voto: con Bruno Lauzi nel Consiglio nazionale del Partito liberale italiano. Quando poi scoppia il “fattaccio” il Pli, di fatto lo abbandona. Mi risulta che tra i pochissimi che in qualche modo gli furono vicini, Alfredo Biondi; ma lo stato maggiore liberale nel suo complesso gli volta le spalle. Si ritrova con pochi amici: ne ricordo due: Giacomo Ascheri e Piero Angela. E un incredulo Vittorio Feltri, ancora al Corriere della Sera, che allibito osserva la “mattanza” che si consuma sotto i suoi occhi, con la fattiva complicità di tanti colleghi. Ne scrive su La Domenica del Corriere un resoconto che mette i brividi. Marco Pannella Tortora lo conosceva bene, da sempre. Con il Partito radicale e la Lid si era battuto a favore del divorzio fin dagli anni Sessanta. Pur lavorando in Rai fu tra i primi a battersi per la libertà d’antenna e pagò qualche prezzo. Prende un abbaglio su Pietro Valpreda, ma non è il solo; poi riconosce l’errore. Non partecipa invece al linciaggio del commissario Luigi Calabresi, che anzi difende subito.
Leonardo Sciascia è tra i primi a mobilitarsi, sicuro della sua innocenza. Sciascia e Tortora si conoscevano da anni. Sciascia aveva pubblicato i racconti compresi ne Il mare colore del vino, Tortora gli scrive per complimentarsi, ne nasce un’amicizia. Poi, con “fattaccio”, il “capire” che si concreta con la militanza nel Partito radicale, la sua elezione al Parlamento europeo e tutto quello che grosso modo sappiamo (o crediamo di sapere). Questo per dire come sia capitato che ci si trovi e ritrovi, “legami” carsici che univano Tortora, Pannella, Sciascia, altri: “frammenti” di storia, storie spesso ignorate più che rimosse. Non stupisce che nei resoconti ufficiali di queste ore siano ignorati. Capita che noi per primi non si dia la giusta importanza (e conoscenza) a questi piccoli non marginali fatti che pure sono di qualche significato, tessere non irrilevanti del più vasto mosaico.
Aggiornato il 02 settembre 2025 alle ore 13:21