Nomine Pd: basta cacicchi, Campania esclusa

La fine dei capibastone è durata poco. O meglio: l’epurazione dei cacicchi dal Partito democratico si è fermata in Campania, non lontano da dove si fermò Cristo nel romanzo di Carlo Levi. La ricetta è semplice, Elly Schlein, Vincenzo De Luca and son. Il nome per le regionali, in cambio della Regione. Ciò che è stato definito un inciucio senza vergogna.

“Guardando all’accordo sottoscritto tra Pd e Movimento 5 stelle per le regionali in Campania ci rendiamo conto che non ci sono limiti alla vergogna. Schlein rinuncia agli sbandierati proclami di rinnovamento, astenendosi persino dall’esprimere un candidato alla presidenza della Regione e il Movimento di Giuseppe Conte rinuncia alla proclamata moralità, rinunciando alla lotta ai partiti del sistema pur di racimolare qualche voto in più”, ha affermato in una nota il deputato di Fratelli d’Italia Gerolamo Cangiano. E ancora: “Lo scambio De Luca junior-Roberto Fico è l’emblema del peggior familismo. La sinistra, che parlava a sproposito di sorella o cognato del premier, consegna la Campania al figlio del ras locale. Non ci resta che riporre la nostra piena fiducia nei cittadini campani che di certo sapranno distinguere i giochini di palazzo da chi nutre vero interesse per la Regione”.

Le critiche arrivano anche dal centro, in particolare da Carlo Calenda, che da Azione punta il dito contro il Partito democratico accusandolo di un ritorno al passato. “Ma quale asse. C’è un appiattimento di Schlein su Conte. Gli concede tutto. Ho fatto nascere Azione contro la saldatura tra Pd e M5s. Non potrei certo cambiare orientamento ora che Schlein ne segue l’agenda piegandosi sempre ai diktat di Conte”. E ancora: “In Campania – afferma – sta succedendo una cosa da terzo mondo. Viene candidato Roberto Fico, che ha zero esperienza amministrativa. Fico incassa l’appoggio di Vincenzo De Luca, che l’ha sempre aspramente criticato. E in cambio De Luca ottiene per suo figlio la segreteria regionale del partito del quale ha sempre attaccato la segreteria nazionale. Aggiungo che Elly Schlein era stata eletta segretaria al grido di “basta cacicchi. È una cosa accettabile? È una cosa che può ottenere il consenso degli elettori liberi? Io credo li lasci attoniti”.

Il leader di Azione, nell’intervista al Corriere della Sera, allarga poi lo sguardo oltre i confini regionali, criticando la strategia del Pd sul piano nazionale. “Alle Politiche andremo con una lista indipendente, liberale. Se guardiamo a un progetto di governo nazionale, come potrei fare un’alleanza con i pro putiniani che parlano solo di bonus e sussidi, avanzano proposte di politica energetica disastrose e sono contrari alla difesa europea? Schlein continua a fare l’opossum, a fingersi morta senza spiegare come funzionerebbe. Non posso farlo. Azione è nata con il proposito opposto: assumersi la responsabilità di non prendere in giro gli elettori” ha concluso Calenda.

Aggiornato il 28 agosto 2025 alle ore 15:34