
Parlavamo di quanto fa due più due. E la risposta è che molto dipende dall’amore. Quel “quattro” che dovremmo dare per scontato è vero ma non sufficiente. L’uomo ha un’intelligenza strana. Viviamo al 90 per cento di pregiudizio. Gli scienziati sociali parlano elegantemente di “paradigmi”. Nelle scuole di comunicazione parlano di retorica. In entrambi i casi si tratta di giudizio che dipende dai sentimenti e dalle idee che viviamo nel momento. Non necessariamente agganciate a dati di fatto. La risposta più corretta, nelle scienze sociali quindi non è quattro, ma “rosso”. O “blu”. Secondo le inclinazioni personali e le attribuzioni che diamo ai colori. La mente umana è l’organo più complicato col quale abbiamo a che fare. Quando parliamo di politica o di economia, facciamo finta che esista una razionalità univoca o “robusta”. Quell’idea di razionalità non esiste. Chi vuole, si rilegga Max Weber. Facciamo alcuni esempi.
LA RAPPORTEUR E LA PSEUDOSINISTRA
In questi ultimi mesi abbiamo assistito alla santificazione della causa palestinese. La ragione sta nelle emozioni eccitate dalla propaganda di Hamas, con la collaborazione di Al Jazeera. Il mondo è andato appresso a narrazioni senza riscontro nei fatti. Stragi quotidiane, quotidianamente inventate. Tra le maggiori interpreti della moltiplicazione propagandistica, la signora Francesca Albanese. Le sue parole sono continua mistificazione, se non bugie plateali. È stata candidata a icona della pseudosinistra italiana. Si è descritta avvocato ma non lo è; dovrebbe cucire rapporti diplomatici e invece incendia la scena politica mondiale; grazie al titolo di “alta rapporteur” descrive fantasie crudeli come realtà oggettive, anche se smentite dagli stessi rapporti Onu. L’Onu è quell’organizzazione internazionale nata su iniziativa Usa per promuovere l’universalità dei principi liberaldemocratici. Oggi annovera nella Commissione diritti umani un covo di Paesi che usano torture e esecuzioni sommarie con regolarità.
La trasformazione in simbolo di pace di un soggetto che definirei più “pericoloso” che utile, è la dimostrazione di come i “sentimenti” provocati dai paradigmi sopravanzano la ragione. Potrebbe sembrare che la partita comunicativa si vince se arrivi alla pancia delle persone. Onu buona, nemici Onu cattivi. Funziona così, allora? Vinche chi sequestra il simbolo a proprio vantaggio? No, non è così semplice. La realtà fattuale è un muro imponente. Non si abbatte. Resta lì e impedisce che le costruzioni sentimentali possano condurci chissà dove. Il problema è il tempo. Prima di andare a sbattere contro questo muro fatto di cose e persone reali, possono nascere protagonisti che producono disdoro e violenza. Nel breve periodo, siamo tutti vivi e creduloni. Il tempo passa e le cose cambiano.
L’ITALIA ECONOMICA
Anche nelle questioni domestiche siamo paradossali. L’Italia è a crescita zero o quasi da lustri. Il sud è bloccato da decenni. Eppure, l’affidamento elettorale va a chi ride più forte, non a chi ha una visione politica o economica. La propaganda ha sostituito i fatti. Viviamo in un eterno breve termine. Due più due fa circo e poco pane. Vengono oggi spesi ingenti capitali per comunicazione e feste di piazza. Una sera di ballo fa dimenticare che tra i Paesi avanzati siamo quello con i redditi più bassi e la minore crescita. Siamo oggi il 49° Paese per Pil pro capite. Pochi anni fa eravamo il 28°. L’Irlanda, primo Paese europeo, è decima. Vi ricordate la retorica sul “siamo poveri perché le nostre imprese sono troppo piccole”? Le teorie bislacche sono il sale della nostra vita contemporanea. Due più due fa black out. Della ragione.
CON I DAZI DI TRUMP POSSIAMO ATTENDERE?
I dazi colpiscono. Gli americani pagheranno di più tecnologia e cibi italiani? Ancora oggi non lo sappiamo. Resta però una consapevolezza tecnica: la tecnologia proprietaria può essere migrata. Solo le produzioni artigianali no. L’industria di oggi è sempre più basata sull’assemblaggio. Le fabbriche lunghe chilometri non ci sono quasi più. Oggi si mettono insieme parti di prodotto e si fa il packaging. A dimensionare gli stabilimenti è la quantità di prodotti programmati da assemblare, non le catene di montaggio dal bullone alla macchina. Charlie Chaplin non c’è più. Le fabbriche di oggi assomigliano molto più alle antiche filande, come organizzazione produttiva. Le fabbriche oggi possono migrare. I cinesi hanno esportato fabbriche a centinaia, dall’Europa. Un’eccezione va fatta per le acciaierie come l’Ilva. Quelle non possono traslocare facilmente. Per questo sono strategiche. Produzione di auto, la trasformazione agricola, la siderurgia o la produzione elettrica sono cose diverse e hanno linee di produzione che si somigliano poco e niente. Nella vulgata, vengono confuse. Qualcuno alza la voce, urla e la razionalità dei fatti si perde in una confusione tra l’export di vini doc e creme di cioccolato che non esportiamo già più da un pezzo. Come non esportiamo più automobili. Si fa di un fascio tutta un’erba. E si sbaglia. Due più due fa boh, in questo caso. L’uomo si confonde, quando dimentica di guardare ai fatti.
LA MATEMATICA NON SPIEGA L’UOMO
Chi ha cambiato la matematica delle cose? Perché il risultato di due più due dà come risultato risposte emotive? Non è mai cambiato questo elemento. L’uomo ha questa logica. La teoria dell’azione umana che funziona tiene conto dell’estrema capacità dell’uomo di usare il pensiero laterale. Possiamo innamorarci del nostro carnefice e il carnefice può innamorarsi della vittima. Possiamo odiare chi ci ama e desiderare la sofferenza, rispetto alla felicità. Possiamo corteggiare la schiavitù, come facciamo quando sosteniamo regimi totalitari contro la culla delle libertà che chiamiamo democrazia. Possiamo fare qualsiasi scelleratezza in un momento di euforia, o essere razionali.
ANCHE LA TRASFORMAZIONE TECNOLOGICA DIPENDE DAI SENTIMENTI
Anche in un settore molto tecnico come l’organizzazione aziendale possiamo fare analisi sbagliate. Secondo la vulgata, la trasformazione dell’industria è dipesa dal progresso tecnologico. La realtà è che l’abbandono delle catene di montaggio è nato dalla teoria delle risorse umane. Improvvisamente, gli analisti si sono resi conto che il fattore umano andava compensato. Le fabbriche pensate come caserme rendevano meno. La ricerca del benessere umano ha cambiato la catena di montaggio. Oggi produrre macchine complesse e pesanti come le locomotive non richiede più linee produttive lunghe, ma isole produttive sempre più concentrate, con un livello di specializzazione alto. Gli uffici del personale e produzione stanno attenti alla interoperabilità delle mansioni. La tecnologia e l’innovazione sono state adattate alle esigenze umane, non il contrario. La verità è che due più due fa rosso come l’amore, se le cose vogliamo che funzionino.
Aggiornato il 07 agosto 2025 alle ore 12:50