
Giorgia Meloni ha esposto tutta la sua rabbia. La notizia dell’archiviazione della sua posizione da parte del Tribunale dei ministri nella vicenda Almasri – e non del ministro Carlo Nordio, di Matteo Piantedosi e del sottosegretario Alfredo Mantovano – è arrivata ieri, mentre era in viaggio nelle Marche. Ma la presidente del Consiglio ha reagito subito via social con fermezza. Una decisione che Meloni definisce “assurda”, convinta che venga meno il principio di collegialità con cui il suo Esecutivo ha sempre agito: “Il presupposto è che io non sia stata preventivamente informata dai miei ministri”, osserva con sarcasmo, “eppure siederò a fianco a loro quando il Parlamento sarà chiamato a votare”. Poi rivendica: “Questo Governo agisce in modo coeso sotto la mia guida, a differenza di qualche mio predecessore che ha preso le distanze dai suoi ministri in casi simili”. La decisione del Tribunale dei ministri, che nel decreto, scrive la premier, “sostiene che io non sia stata preventivamente informata e (non) abbia condiviso la decisione assunta: e in tal modo non avrei rafforzato il programma criminoso. Si sostiene pertanto che due autorevoli ministri e il sottosegretario da me delegato all’intelligence abbiano agito su una vicenda così seria senza aver condiviso con me le decisioni assunte”, ha aggiunto la premier. La ricostruzione del tribunale, insomma, è stata liquidata da Meloni come “palesemente assurda”.
A peggiorare la situazione e pesare sulle reazioni del giorno dopo (oggi), sono state le parole del presidente dell’Associazione nazionale magistrati (Anm), Cesare Parodi, che a Radio Anch’io sottolinea: “Credo che la premier Meloni sulla vicenda Almasri, come normale che sia essendo il capo del Governo, si sia assunta la responsabilità politica, che non sempre coincide con quella penale. Sono due cose diverse”. E aggiunge: “Un processo dove vengono accertati magari in via definitiva certi fatti ha evidentemente una ricaduta politica, neanche tanto indirettamente, sulle persone coinvolte”.
Parole che fanno infuriare il ministro della Giustizia. Carlo Nordio ha replicato duramente: “Sono sconcertato dalle parole di un presidente Anm considerato, sino ad ora, equilibrato. Non so come si permetta di citare la mia capo di gabinetto, il cui nome per quanto almeno mi risulta, non è citato negli atti. In caso contrario dovrei desumere che Parodi è a conoscenza di notizie riservate”. E ancora: “Quanto all’aspetto politico, considero queste affermazioni, fatte da un autorevole rappresentante Anm, una impropria e inaccettabile invasione di prerogative istituzionali”. Invero, è subito arrivato il chiarimento del presidente dell'Associazione. “Il sottoscritto non ha mai citato né fatto riferimento alla dottoressa Bartolozzi, capo di gabinetto del ministro Nordio, rispetto al caso Almasri, come si può evincere dalla stessa registrazione della puntata dell'intervista radiofonica andata in onda stamattina”, ha chiarito Parodi. che spiega di aver “sviluppato un ragionamento generale che prescinde dall'inchiesta in corso. Ha assolutamente ragione il ministro a dire che in caso contrario sarebbe stata un'invasione di campo, approccio che non mi appartiene né culturalmente né caratterialmente”.
Infine, a chi ha chiesto aggiornamenti sulla procedura, Nordio ha replicato con puntualità: “Sono le 13.15 e non ho ancora ricevuto nulla, non ho avuto nessuna notifica, anche se la legge prevede che vada trasmessa immediatamente”. E chiosa: “Il presidente del Consiglio ha parlato per tutti”.
Aggiornato il 05 agosto 2025 alle ore 17:45