Mattarella nella lista dei russofobi? Indignazione ingiustificata

Dopo la notizia dell’inserimento del nome di Sergio Mattarella nel lungo elenco di soggetti che inciterebbero all’odio nei confronti della Russia, nel Belpaese dilagano lo stupore e l’indignazione. Nella blacklist in questione, pubblicata nei giorni scorsi sul sito ufficiale del Ministero degli Esteri, il Governo di Mosca denuncia pubblicamente “i rappresentanti dell’establishment politico occidentale e del regime di Kiev”, in quanto rei di alimentare un clima russofobo nei loro discorsi e nelle loro dichiarazioni pubbliche, in palese violazione della risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite inerente la “promozione del dialogo interreligioso e interculturale e la tolleranza nel contesto della lotta all’incitamento all’odio”. Tra gli “esempi più evidenti” di esponenti dell’élite atlantista responsabili di tale “incitamento all’odio” nei confronti della Federazione russa, figura, come detto, anche il nome del presidente della Repubblica italiana, etichettato dall’Esecutivo di Mosca come russofobo, a causa delle sue uscite pubbliche contro le politiche espansionistiche “aggressive” del Cremlino.

A cominciare, ovviamente, dalle parole pronunciate da Mattarella a margine del discusso discorso tenuto all’Università di Marsiglia lo scorso 5 febbraio, in cui il capo dello Stato tracciava un parallelismo tra le “guerre di conquista” del Terzo Reich alla vigilia del Secondo conflitto mondiale e l’odierna invasione russa dell’Ucraina. L’accostamento proposto a Marsiglia da Sergio Mattarella, tra l’espansionismo della Germania nazista di Adolf Hitler e quello della Federazione russa di Vladimir Putin, aveva immediatamente scatenato le ire del Cremlino, che, per bocca della portavoce del Ministero degli Esteri russo, Marija Zacharova, aveva prontamente lanciato dei chiari segnali di avvertimento al Quirinale, minacciando, peraltro, delle inevitabili conseguenze in seguito alle improvvide dichiarazioni rese dal presidente della Repubblica italiana.

A questo primo infuocato scontro verbale, con protagonisti il capo dello Stato italiano e la portavoce del Ministero degli Esteri russo, ne sarebbe poi seguito un altro, altrettanto acceso, a distanza di appena poche settimane. L’8 marzo, in occasione di un incontro con i sopravvissuti dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, tenutosi a margine di una visita ufficiale in Giappone, Sergio Mattarella accusava platealmente la Federazione russa di essersi fatta “promotrice di una rinnovata e pericolosa narrativa nucleare, a cui si aggiungono il blocco dei lavori del Trattato di non proliferazione, il ritiro dalla ratifica del Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari e le minacce rivolte all’Ucraina”. Affermazioni senza dubbio forti, a cui seguiva, ancora una volta, la pronta replica della solita Marija Zacharova, che bollava come “menzogne e falsità” le allarmanti dichiarazioni del capo dello Stato, attinenti una presunta minaccia incombente sull’Europa a causa di “derive pericolose” legate alle armi nucleari russe.

Quello che oggi coinvolge il Quirinale da una parte e il Ministero degli Esteri russo dall’altra, è, pertanto, uno scontro senza esclusione di colpi, che si rinnova già da svariate settimane, fatto di continui moniti, avvertimenti e scambi di accuse reciproche, lanciate ora da Roma e ora da Mosca. Un vero e proprio duello verbale, entro cui può essere ricondotto anche il recente inserimento del nome del capo dello Stato italiano nella lista dei “russofobi d’Occidente”, atto che rappresenta, quindi, l’ennesimo “contrattacco” russo ai numerosi “attacchi” italiani sferrati in precedenti occasioni contro il Governo di Mosca. Il fronte di guerra d’aggressione propagandistica italo-russa, è, dunque, aperto già da diverso tempo, e tutto ciò che, oggigiorno, avviene sotto lo sguardo incredulo dell’opinione pubblica, in realtà, altro non che la puntuale risposta russa a un precedente attacco patito. Pertanto, almeno in tale specifico caso, l’indignazione maturata nelle ultime ore nel Belpaese, a seguito della dura presa di posizione del Cremlino nei confronti del Quirinale, risulta ingiustificata e alquanto fuori luogo. D’altronde, se in ogni occasione utile Roma tratta Mosca come un nemico, perché stupirsi se poi i russi decidono di comportarsi alla stessa maniera con gli italiani?

Aggiornato il 01 agosto 2025 alle ore 11:13