
“Non ci lasciamo intimidire da una lista del Ministero degli Esteri russo”. Con queste parole, pronunciate nel corso di un punto stampa all’Unità di crisi della Farnesina, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha reagito all’inserimento del suo nombe – e di quello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella – nella nuova “lista nera” di russofobi pubblicata da Mosca. “Respingiamo al mittente le accuse che ci vengono fatte, perché sono prive di fondamento”, ha aggiunto il titolare della diplomazia italiana. E ha voluto precisare, prendendosi anche qualche rischio: “Noi non siamo nemici della Russia, anzi. Difendiamo soltanto il diritto internazionale e il diritto all’indipendenza e alla libertà dell’Ucraina”. La decisione russa di pubblicare l’elenco ha suscitato una reazione trasversale nel panorama politico italiano, dopo che il Cremlino ha accusato il capo dello Stato di aver usato “frasi di odio” nei confronti di Mosca. Mattarella non ha replicato direttamente, ma ha ribadito, in un intervento istituzionale, la propria posizione: l’aggressione russa contro Kiev “ha cancellato l’equilibrio che garantisce la pace” in Europa.
Dal governo sono arrivate reazioni di condanna. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha definito quella del Cremlino “un’inaccettabile provocazione”, mentre Tajani, affiancato in elenco dal ministro della Difesa Guido Crosetto, ha immediatamente disposto la convocazione dell’ambasciatore della Federazione russa a Roma. Più sfumata, ma comunque favorevole alla linea del Quirinale, la posizione della Lega. La nota ufficiale diramata in serata dall’ambasciata russa in Italia ha mostrato “stupore” per la reazione italiana, sostenendo che “sostanzialmente, in quei contenuti, non c’è nulla di nuovo”, poiché “i politici italiani menzionati si sono effettivamente distinti per una serie di affermazioni inappropriate e anti diplomatiche nei confronti della Russia”.
La replica italiana si inserisce in un contesto che da mesi vede le parole del presidente Mattarella oggetto di crescente ostilità da parte di Vladimir Putin. Il passaggio che sembra aver irritato maggiormente il Cremlino risale al 5 febbraio scorso, durante un intervento all’Università di Marsiglia, quando il capo dello Stato tracciò un parallelo fra “il progetto del Terzo Reich in Europa” e “l’aggressione russa all’Ucraina”. Il nome di Mattarella compare ora accanto a quelli di leader di 15 Paesi occidentali, fra cui il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Friedrich Merz. Nella lista figurano anche Tajani, accusato di aver paragonato “i combattenti ucraini” ai “partigiani e ai soldati dell’esercito di liberazione nel 1945”, e il ministro della Difesa Crosetto, che aveva dichiarato che Putin “ha in mente un ordine internazionale nel quale chiunque è più forte prende altri Paesi”.
Per la presidente del Consiglio, quella stilata da Mosca “non è altro che l’ennesima operazione di propaganda, finalizzata a distogliere l’attenzione dalle gravi responsabilità di Mosca, ben note alla comunità internazionale e che la comunità internazionale ha condannato fin dall’inizio”. Meloni ha quindi espresso la sua “solidarietà al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ai ministri Antonio Tajani e Guido Crosetto”. Una solidarietà ribadita anche dallo stesso Tajani, che – nel duplice ruolo di ministro e diretto interessato – ha definito la lista russa “una provocazione alla Repubblica e al popolo italiano”.
Aggiornato il 31 luglio 2025 alle ore 15:35