
Ex top player della diplomazia italiana, li ha definiti Giuliano Ferrara su Il Foglio. E “ambasciatori in pensione che hanno rivestito incarichi di rilievo”, hanno sottolineato i giornaloni mainstream e i giornalini orientati a sinistra e all’estrema sinistra. Ma chi sono in realtà i 34 firmatari dell’appello per chiedere il riconoscimento di uno Stato di Palestina?
Lungi da chi scrive il pensiero di poter valutare gli incarichi e le carriere dei 34 firmatari, alcuni effettivamente ex top player della diplomazia nazionale, come, tanto per addurre un esempio, Pasquale Quito Terracciano, già rappresentante diplomatico a Madrid, Londra, Mosca. Ma di sicuro trasuda enfasi il modo di trattare questa notizia. In sostanza, si tratta di una lettera aperta firmata da ex diplomatici talvolta intorno oppure oltre gli ottant’anni di età, accomunati da un preciso orientamento politico. Spesso, infatti, in passato sono stati chiamati al loro fianco da esponenti di primo piano del centrosinistra: Giorgio Napolitano e Massimo D’Alema, Giuseppe Conte e Altiero Spinelli, Aldo Moro e Antonio Bassolino, Francesco Rutelli e Romano Prodi, Walter Veltroni ed Enrico Letta, Luigi Berlinguer e Ignazio Marino.
Si parte dall’82enne Antonio Armellini, collaboratore del Corriere della Sera, che fu consigliere di Spinelli alla Cee e di Moro alla Farnesina e a Palazzo Chigi. Si passa per Rocco Antonio Cangelosi, consigliere diplomatico di Napolitano nel primo settennato al Quirinale. Incarico che in seguito ha rivestito anche Stefano Stefanini, autore a esempio di un articolo pubblicato sul sito di Formiche nel quale – dopo avere accusato Silvio Berlusconi di essere stato “latitante sulla scena internazionale” – ha sostenuto che, per fortuna, in sua vece era Napolitano a fare la politica estera. Si transita per Ferdinando Nelli Feroci, consigliere diplomatico di Veltroni quando era vicepresidente del Consiglio nel 1998, capo di gabinetto di Massimo D’Alema ministro degli Esteri tra il 2006 e il 2008, commissario europeo per l’Industria e l’Imprenditoria nominato dal governo di Matteo Renzi.
Diversi sono stati i firmatari dell’appello in rapporti con Napolitano. Oltre a Cangelosi e Stefanini anche Roberto Di Leo, che fu con l’esponente comunista napoletano al Ministero degli Interni nel secondo governo guidato da Romano Prodi, a partire da dicembre del 1997. Dal novembre 2007 Di Leo divenne consigliere diplomatico di Bassolino eletto presidente della Regione Campania. Da ministro per i Beni e le Attività culturali nel secondo governo Prodi, Rutelli chiamò al Collegio Romano come consigliere diplomatico Gianfranco Varvesi. Veltroni, quando era sindaco di Roma, ha avuto come consiglieri diplomatici Marco Baccin e Michelangelo Pipan. Pipan fu con Luigi Berlinguer al ministero dell’Università e della Ricerca scientifica nel primo governo Prodi e ora è presidente dell’Associazione Italia-Asean, fondata da Enrico Letta e guidata poi da Prodi. Fu Marino, nella breve e tempestosa esperienza da sindaco in Campidoglio, ad affidare la proiezione internazionale della Capitale a Rosanna Coniglio, altra firmataria.
Fuori dall’area strettamente Pd – ma sempre a sinistra – va ricordata la presenza tra i diplomatici sostenitori dello Stato di Palestina di Piero Benassi (consigliere diplomatico di Giuseppe Conte alla sua seconda esperienza da inquilino di Palazzo Chigi e poi sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con delega si Servizi segreti, nel medesimo esecutivo) e di Luca Giansanti, che ambienti del Movimento 5 stelle avevano proposto per la titolarità della Farnesina. Traspare, inoltre, l’esperienza politica o para-politica di altri firmatari. Si va da Attilio Germano ed Enrico Nardi, firmatari di appelli con numerosi esponenti di sinistra e di estrema sinistra rilanciati da il manifesto, ad Alberto Bradanini, che pubblica per la casa editrice Teti, diretta da Sandro Teti, che tra l’altro ha lavorato all’agenzia d’informazione sovietica Novosti negli anni Ottanta.
Aggiornato il 30 luglio 2025 alle ore 14:09