Etica comportamento illegalità e non

Sulle ripetute turbolenze della Pubblica amministrazione e i continui impatti tra politica e giustizia, non sarà certo il chiacchiericcio della politica politicante, con le sempre interessate prese di posizioni partitiche ad usum delphini, a intaccare di una virgola un sostanziale ragionamento da sviluppare sull’essenza del malessere. Avvisi di garanzia come grimaldello della magistratura o benefico strumento a favore dell’interessato? Dimissioni immediate o, eventualmente in caso di condanna, in fondo ai tre gradi di giudizio? Contrapposte formazioni di presunti legulei scendono in campo per chiarire ad abundantiam pensieri non pensati, ragionamenti non ragionati, utili ai palinsesti televisivi e alle colonne della carta stampata. Siamo convinti che al di là delle valutazioni giuridiche dovrebbero esserci riflessioni sul valore, riconoscendolo come tale, dell’etica, espressione arcaica e desueta che ormai ingloba tutta la sua irrilevanza. Inabissato il tempo in cui Seneca ne evidenziava la saggezza, la virtù e il dominio di sé e Aristotele aspirava a una guida etica per coloro che detengono il potere, oggi resta la criticità di un rapporto disagevole tra etica e politica dove il dominio cognitivo della spiegazione del, sempre presente, bene comune è teso all’accettazione della giustificazione.

L’etica attiene al controllo del nostro comportamento e quindi alla capacità di volere e sapere predisporre confini al nostro agire, in sintesi è un’elaborazione del nostro essere che ci predispone al servizio, specialmente, in ambito politico. Non legare l’etica al comportamento individuale, in quanto inscindibile binomio, significa affidarsi solo a teorici e spesso retorici strumenti quali codici etici, regolamenti, codici dei valori, codici deontologici che, particolarmente nel mondo della politica hanno dimostrato la loro criticità. Ed ancora, è da sottolineare che una non etica non necessariamente è riportabile a comportamenti illegali sul terreno giudiziario. È il caso dell’inchiesta sul Comune di Milano e sul complesso ambiente dell’urbanistica meneghina. Non entreremo nello specifico, sarebbe un inutile ed improprio pour parler, vogliamo, però, precisare che un politico e quindi un sindaco deve poter giustificare le proprie scelte e riconoscere i propri fallimenti. Un comportamento etico ha tra i suoi canoni la trasparenza, che si conoscano, nell’attività amministrativa, i rapporti costanti e preferenziali, le nomine di particolare interesse per le scelte che a loro volta si dovranno affrontare e così via. Un amministratore non può trattare l’urbanistica e il futuro ambientale avendo particolare familiarità con imprenditori edili, progettisti e archistar come l’informazione, a sua volta amichevole, ama appellare l’architetto Stefano Boeri, architrave dell’implementazione urbanistica di Milano. Volutamente, non abbiamo usato il termine sviluppo che attiene anche a una migliore qualità della vita, purtroppo, aspetto a Milano non previsto.

Certo ci sono i professionisti della piaggeria interessata, come un parlamentare renziano, che in Senato, testualmente, ha dichiarato: “Milano è una città che il mondo ci invidia”. Certamente non l’avvertono, ad esempio, strati popolari e classe media respinti da dazi come le aree B e C a cui, da alcune settimane si è aggiunta un ulteriore dazio per cui abbiamo una Ztl all’interno di una Ztl. Siamo alle gabelle che generano gabelle per la soddisfazione del gabelliere Giuseppe Sala che riscuote a nome e per conto del popolo minuto che ora respira davvero bene. Guidare in Milano oggi è problematico, nonché pericoloso, bici e monopattini sfrecciano allegramente ovunque sui marciapiedi, forse ParigiMadrid e altri centri minori che hanno escluso le società di noleggio, anche per la salvaguardia degli anziani, forse, per il renziano non sono più tanto amate. Non volevamo innescare un Cahiers de doléances sulla condizione milanese, pertanto ritorniamo sulla sindacatura e sull’aspetto etico. Il Sindaco deve dimettersi? Sembrerebbe di no! La signora Giorgia Meloni ha dichiarato che non ci si dimette a seguito di un avviso di garanzia, che Fair Play da un’avversaria politica. 

Falso, il falso è tutto cantava Fabrizio De André, la cortesia è semplicemente dovuta alla circostanza che la presidente doveva schermare alcuni fedelissimi rinviati a giudizio. Noi crediamo che il sindaco potrebbe restare al suo posto in attesa del procedimento giudiziario, ma se arrivasse un rinvio a giudizio dovrebbe approfittarne per ritirarsi. Da oggi, è un’anatra zoppa con un incerto futuro politico, che dopo aver scorrazzato nell’arco costituzionale, dalla destra di Letizia Moratti, ammesso che si trattasse di destra, alla sinistra del Pd con le più svariate segreterie, forse è tempo che arretri. Stia tranquilla la sinistra chic milanese, ha buone possibilità di non perdere Palazzo Marino; una destra ormai buona per tutte le stagioni non sarà in grado di esprimere un proprio valido politico come candidato sindaco.

(*) Direttore Società Libera

Aggiornato il 28 luglio 2025 alle ore 12:57