
L’Associazione nazionale magistrati ci ha provato. Sono passati quasi 30 anni dal documento citato dal’Anm, in cui il ministro della Giustizia Carlo Nordio si diceva contrario alla separazione delle carriere. E la tensione tra governo e toghe raggiunge un nuovo apice. La riforma sulla separazione delle carriere procede a ritmo serrato e il dialogo, tanto auspicato, appare ormai un miraggio. Sul Guardasigilli si abbattono le critiche del Consiglio superiore della magistratura e dell’Anm, i due principali organi di rappresentanza della categoria. L’Associazione ha diffuso un documento del 1994, inviato via fax alla sua sede romana, in cui Nordio si dichiarava “contrario alla divisione delle carriere dei magistrati con funzioni requirenti e con funzioni giudicanti”. In quel testo, sottoscritto da 1.500 magistrati, il primo punto affermava con forza che “nella storia dell’Italia repubblicana l’indipendenza del pm rispetto all’Esecutivo e l’unicità della magistratura ha rappresentato in concreto una garanzia per l’affermazione della legalità e la tutela del principi di eguaglianza dinanzi alla legge”. Oggi l’Anm ribadisce che quelle sono “le stesse argomentazioni che porta avanti oggi l’Anm e che Nordio respinge, dopo averle condivise e sottoscritte nella veste di magistrato”.
“In quegli anni ero contro la separazione delle carriere perché auspicavo che la magistratura restasse compatta, in tempo di stragi e Tangentopoli”, ha prontamente replicato il Guardasigilli, in un dialogo con l’Ansa. “Poi ci fu il caso del suicidio di un indagato in una mia inchiesta a Venezia. Da lì capii che si stava esagerando e nel 1995 cambiai idea, tanto che anche alcuni giornali il giorno dopo titolarono su questa mia nuova decisione”, ha aggiunto Nordio. Effettivamente, nell’arco di 30 anni di vita, indagini e lavoro, le idee possono – e spesso devono – cambiare. “Del resto non sono stato certo l’unico tra i magistrati, tra i politici e tra i giornalisti a cambiare idea. Nel 1997 fui chiamato dai probiviri dell’Anm per render conto delle mie idee, che ribadii”, ha chiosato il ministro della Giustizia.
Aggiornato il 25 luglio 2025 alle ore 13:58