
“Con la politica chiudo, ho deciso di voltare pagina”. Giovanni Toti lo dice senza esitazioni, intervistato dal Corriere della Sera. L’ex presidente della Liguria, sospeso dal suo ruolo dopo l’inchiesta che lo ha travolto, formalizzerà oggi il passo d’addio anche da presidente di Noi Moderati, durante il Consiglio nazionale del partito. Una carica, precisa, “che non ho mai esercitato. È giusto che lo lasci a chi ha voglia, tempo e passione. Io consiglio di affidarlo a Ilaria Cavo, donna capace ed esperta, con la mia stessa visione politica”. Dall’impegno politico diretto al dietro le quinte della comunicazione, Toti racconta la sua nuova traiettoria: “Anziché fare politica in prima persona, farò il telecronista. Ho avviato un’agenzia di comunicazione e sono tornato a scrivere”. Scelte maturate anche alla luce della vicenda legata al terzo mandato, che di fatto ha chiuso il ciclo amministrativo ligure. “Anche la mia esperienza da presidente era agli sgoccioli. Ed escludo che qualcuno mi avrebbe offerto qualcosa di altrettanto gratificante quanto l’esperienza da governatore”.
Un bilancio amaro, ma non rinnegato, quello della sua esperienza con Cambiamo: “Ho provato a rafforzare l’area moderata del centrodestra che mostrava forte gracilità. Avendo vissuto l’epopea berlusconiana mi pare che quell’area abbia un ruolo minoritario se non residuale”. Da qui, la riflessione: “Servirebbe un altro Berlusconi? Pier Silvio non lo ha escluso. Per uno di famiglia sarei disposto a tornare indietro”. Quanto all’inchiesta in corso, Toti rivendica la propria estraneità etica e giuridica: “Errori ne ho commessi tantissimi. Ma non mi ritengo colpevole né moralmente né legalmente. Il patteggiamento non è un’ammissione di colpa”. E rilancia sulle frizioni con la magistratura: “Sicuramente l’essere ingombrante o caustico in qualche occasione non mi ha regalato simpatie. Resto convinto che la magistratura abbia sbagliato l’interpretazione del nostro modo di far politica”.
Nel mirino, infine, anche le incoerenze politiche degli avversari, con un affondo rivolto al centrosinistra e al caso milanese: “Non do’ la colpa a nessuno, ma rilevo che c’è una zona grigia che è la stessa che oggi viene rimproverata a Beppe Sala. Non ho capito se la maggioranza che lo sostiene è orgogliosa o no del modello Milano. Se sì, deve difendere sindaco e assessore e non chiedere di cambiare rotta. Se no, devono andare tutti a casa”. La chiosa è una critica all’attuale clima culturale: “Ma al fondo di tutto, c’è che se si vuole distribuire la ricchezza ci deve essere chi la produce. E invece, domina una visione manichea”.
Aggiornato il 23 luglio 2025 alle ore 13:21