Urso: “Basta dazi interni in Ue, con gli Usa bisogna trattare”

Adolfo Urso è convinto che con gli Stati Uniti si debba “trattare a oltranza”. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, in un’intervista alla Stampa, sostiene la necessità di “liberare l’industria europea dai dazi interni, fare con urgenza le riforme e da subito stringere sulla revisione delle norme sull’auto”. Mentre con Washington bisogna puntare “a una soluzione equa e condivisibile”. Urso, in missione tra Berlino e Parigi per “condividere le linee di politica industriale per indirizzare la Commissione europea sulla strada delle riforme, che devono essere perseguite con determinazione e urgenza”. Rispetto ai dazi, “Germania e Italia sono i principali Paesi esportatori. Dobbiamo insistere sul negoziato per una soluzione equa e sostenibile. Al contempo, dobbiamo indirizzare insieme la Commissione ad aprire nuovi mercati, finalizzando accordi di libero scambio con i Paesi del Golfo, l’India, la Malesia, le Filippine e l’Australia. E ovviamente con il Mercosur, tutelando al contempo la produzione agricola. Bene anche la volontà di condividere con il Giappone posizioni comuni”. Da parte dell’Ue “non è ancora il momento delle ritorsioni”.

Secondo Urso, “il cosiddetto bazooka è l’ultima ratio, perché innescherebbe un’escalation dagli effetti devastanti anche sulla nostra economia. Bisogna trattare ad oltranza, sino all’ultimo. Se poi il negoziato dovesse fallire, reagiremmo ovviamente insieme, con la determinazione di chi sa di essere nel giusto, ma in modo equo e proporzionato, senza pregiudicare l’obiettivo finale, che resta comunque quello dell’accordo. Non posso immaginare una guerra economica permanente’ tra le due metà dell’Occidente”. L’Ilva, conclude, è salva “per tre motivi. Primo, perché il Governo ha un chiaro piano strategico per fare dell’Italia il Paese più avanzato in Europa nella siderurgia green. Secondo, perché abbiamo coinvolto Regione ed enti locali nel processo decisionale come mai era stato fatto prima. Infine, perché risponde alle esigenze del sistema industriale italiano. Dobbiamo ricomporre la frattura tra ambiente e industria, lavoro e salute”.

Tuttavia, come sottolinea Confindustria quello che si profila è uno “scenario complicato”. Il Centro studi dell’associazione degli industriali delinea congiuntura e previsione con la sua analisi mensile Flash. “Gli ulteriori annunci sui dazi Usa hanno alzato l’incertezza ed erodono la fiducia”, avvertono gli economisti di Via dell’Astronomia: “Insieme al dollaro svalutato sono pessime premesse per export, consumi, investimenti”. Mentre “notizie positive vengono dal parziale rientro del prezzo del petrolio, l’inflazione contenuta, il sentiero di tagli dei tassi nell’Eurozona”. Intanto l’industria italiana “appare stagnante nel secondo trimestre, mentre i servizi crescono poco”. Il cambio del dollaro resta molto svalutato sull’euro (poco nei confronti delle altre divise): 1,17 in media a luglio con picchi a 1,18, da un minimo di 1,04 a gennaio (+13,3 per cento) e 1,08 in media nel 2024. L’indebolimento è alimentato dai dazi e dalle peggiori attese sull’economia americana. C’è invece una tregua per l’energia. Il balzo del prezzo del petrolio a giugno si è rivelato di breve durata, grazie al cessate il fuoco tra Israele e Iran (71 dollari-barile in media a luglio, da un picco di 79 il mese prima). Le quotazioni, però, restano alte rispetto al calo precedente legato ai dazi (64 dollari in media a maggio).

Per l’Ufficio Studi Confindustria, poi, tra tre giorni la Bce potrebbe tagliare ancora i tassi, portati al 2 per cento a giugno. L’inflazione infatti resta bassa in Italia (+1,7 per cento a giugno) e nell’intera Eurozona (+2 per cento). Questo abbassa il abbassa il costo del credito per le imprese italiane (3,7 per cento a maggio). L’analisi congiunturale Flash indica poi investimenti deboli, i consumi in frenata, un rallentamento dei servizi e l’industria che a maggio torna in calo. L’indagine CSC a giugno suggerisce prudenza delle imprese: i dazi mettono di nuovo a rischio la manifattura. Il contesto difficile non riguarda solo l’Italia. Viene segnalata l’Eurozona in difficoltà: a maggio la produzione è calata in Francia (-0,5 per cento), cresciuta in Germania (+2,2 per cento) e Spagna (+0,6 per cento). A giugno, tuttavia, gli indicatori segnalano calo della fiducia e incertezza elevata. Gli indici Pmi di servizi e manifattura suggeriscono un’Eurozona in difficoltà nel 2° trimestre (in entrambi i settori, Germania e Francia sono in affanno), con l’eccezione della Spagna in espansione.

Intanto, come scrive Il Post, “l’Unione europea prepara una stretta per frenare l’ondata di prodotti low-cost, quasi tutti provenienti dalla Cina, che sbarcano nel Vecchio Continente da siti di e-commerce come Shein e Temu. Secondo i dati comunicati da Bruxelles, sono circa 12 milioni i pacchi di basso valore (ossia sotto i 150 euro) che transitano ogni giorno dalle dogane europee. Si tratta di un dato doppio rispetto al 2023 e triplo rispetto al 2022. Ma il vero problema – spiega il commissario europeo alla Giustizia, Michael McGrath, in un’intervista al Guardian – è che spesso si tratta di prodotti che violano apertamente le leggi europei in materia di sicurezza, sostenibilità e non solo”.

Aggiornato il 21 luglio 2025 alle ore 17:17