Lupi e Renzi, le opposte visioni centriste del “modello Milano”

Sul “modello Milano” si scontrano due idee divergenti dell’universo centrista. Il leader di Noi moderati Maurizio Lupi e l’ex premier Matteo Renzi hanno sempre guardato a Beppe Sala e al suo “sistema” con grande interesse. In una prospettiva che unificasse il centro riformista. Eppure, da posizioni orgogliosamente garantiste, Lupi e Renzi esprimono opposte visioni sull’azione amministrativa del sindaco meneghino. Parlando dell’inchiesta di Milano in un’intervista al Corriere della sera, il leader di Noi moderati, già ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti dei Governi Letta e Renzi, ora stabilmente nel centrodestra, sostiene di non volere “giudicare l’operato della magistratura. Il giudizio sull’azione della giunta di sinistra è negativo indipendentemente dall’inchiesta. Noi di centrodestra non siamo garantisti a corrente alternata”. Lupi è chiaro: “Non chiederò mai le dimissioni di Giuseppe Sala solo perché ha ricevuto un avviso di garanzia. Ho troppa esperienza sulle spalle per sapere come vanno a finire tante di queste inchieste. Ma il punto non è questo”. Per Lupi, “la sinistra è spaccata, al suo interno non condividono i progetti. E questo porta a una paralisi della città. Peggio, a un ritorno al passato”.

Per il leader di Noi moderati, “Milano è una città che attrae capitali che portano ricchezza, produce il 5 per cento del Pil, è sede dei grandi investimenti. Ma al tempo stesso è una città che espelle”. Sotto questo aspetto “la sinistra ha fallito sul suo piano”. Lupi poi si rivolge al centrodestra, invitandolo ad “abbandonare la sindrome del torcicollo, guardarsi indietro e dire quanto siamo stati bravi quando governavamo”. E nega di voler fare il sindaco di Milano: “No. Voglio solo che il centrodestra lavori sui contenuti per convincere i milanesi che il nostro progetto è più credibile di quello del centrosinistra. In quindici anni non ci siamo riusciti. Farà il candidato sindaco la persona che riuscirà meglio a interpretare questo”.

Matteo Renzi, che ha “creato” politicamente Beppe Sala, sostiene che “in un Paese civile si rispettano i magistrati e io ho stima del procuratore Marcello Viola. In un Paese civile si aspettano le sentenze, che troppo spesso vengono invece emesse sulle tesi dell’accusa. Io conosco Beppe Sala come una persona onesta. Ci ho discusso e ho avuto anche opinioni molto divergenti, ma sulla sua onestà e dedizione alla città di Milano non ho dubbio alcuno”. Si esprime così il leader di Italia viva sempre sul Corriere della sera. “Poi c’è il piano politico: non accetto – sottolinea Renzi – il racconto per cui questi 10 anni di amministrazione sarebbero incentrati sulla corruzione. Difendo un modello che ha visto Milano passare da una città che rischiava di arrendersi, rinunciando a Expo, per poi invece realizzare un successo da grande capitale europea, attraendo anche tanto capitale umano”.  A proposito del “Salva Milano”, Renzi afferma: “Alla fine è mancata la volontà politica, ma io il Salva Milano in Parlamento lo avrei votato. E da ex sindaco, consapevole delle difficoltà che si incontrano sull’urbanistica, rivendico la necessità di approvare leggi più chiare e aggiornate”.  Intanto, la premier Giorgia Meloni ha tagliato il traguardo dei mille giorni e si avvicina a superare la durata del Governo Renzi: “Basta fare un confronto”, replica l’ex premier. “Noi abbiamo approvato riforme come Jobs act e Industria 4.0. E abbiamo tolto l’Imu sulla prima casa. Mi piace molto questo traguardo, perché dimostra la differenza tra noi e loro. La presidente Meloni arriverà anche a guidare il Governo più longevo della Repubblica, ma quella che lei chiama stabilità è in realtà immobilismo”.

Aggiornato il 18 luglio 2025 alle ore 13:11