Auto diesel euro 5, il blocco è stato rimandato al 2026

È stato deciso uno slittamento all’anno prossimo. Rinviato il blocco delle auto diesel euro 5. Con un emendamento del capogruppo della Lega alla Camera e primo firmatario Riccardo Molinari, la maggioranza ha inserito nel Decreto Infrastrutture la norma che rinvia lo stop ai veicoli euro 5 di un anno esatto, dal prossimo 1° ottobre al 1° ottobre del 2026. Matteo Salvini ne aveva fatto una sfida praticamente personale e la promessa fatta è stata mantenuta. Lo stop verrà applicato in via prioritaria alla circolazione stradale nelle aree urbane dei Comuni con oltre 100mila abitanti, anziché 30mila, e anche una volta superata la scadenza di ottobre del prossimo anno, alle Regioni interessate – Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna – sarà data la possibilità di “compensare” con altre misure di contenimento le emissioni derivanti dal traffico auto. Starà alle Regioni decidere il blocco del traffico: potranno infatti non inserire nei piani di qualità dell’aria la limitazione strutturale alla circolazione delle autovetture e dei veicoli commerciali euro 5, a patto che in questi piani vengano previste misure compensative idonee per ottenere lo stesso calo delle emissioni inquinanti. Secondo i dati Aci, le auto diesel euro 5 circolanti in tutta Italia erano a fine del 2023 circa 3,7 milioni, pari a circa l’8,8 per cento del parco auto totale. Solo nelle quattro Regioni del Nord, stima il Codacons, se ne contano 1,3 milioni. Ma ad essere interessate non sarebbero più tutte le città ma solo le medio-grandi, a partire da Milano, Torino e Bologna.

La modifica è stata resa possibile dall’approvazione dell’emendamento al Decreto Infrastrutture e ha raccolto il pieno consenso da parte del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti che ha espresso “grande soddisfazione” per quella che definisce “una scelta di buonsenso”. Secondo Molinari, il provvedimento lascia più tempo alle Regioni per mettere in campo misure alternative in modo da evitare il blocco”. Secondo il Codacons, il rinvio “salva” circa 1,3 milioni di auto diesel euro 5 da un blocco che avrebbe impedito la loro circolazione nei grandi comuni della pianura padana dalle 8.30 alle 18.30, evitando la libertà di circolazione di milioni di cittadini e costringendoli ad acquistare una nuova automobile. Tuttavia, fa notare l’associazione dei consumatori, “le Regioni devono attivarsi con urgenza per adottare misure strutturali e garantire la salute degli abitanti e l’ambiente”. Le Giunte regionali non hanno più scusanti, sottolinea il Codacons: “Possono beneficiare di un ulteriore anno di tempo per adottare misure strutturali sul fronte dello smog e realmente efficaci per garantire la qualità dell’aria e la salute dei cittadini”. Se il Carroccio plaude alla norma, le opposizioni sono dello stesso avviso. Per protesta non contro il rinvio in sé ma contro il più generale andamento dell’esame parlamentare, hanno abbandonato le due commissioni Ambiente e Trasporti al lavoro sul provvedimento. Poi, in Aula a Montecitorio hanno duramente criticato la gestione “inaccettabile” del decreto.

“Le presidenze non hanno dato tempo e modo ai parlamentari di valutare ciò che stavano votando”, ha affermato il dem Andrea Casu: “Un pasticcio infinito”, considerando anche il caso pedaggi scoppiato venerdì scorso. Le norme approvate sono numerose. Molte per accelerare l’iter di opere in corso, come la messa in sicurezza della Strada statale 100 o il potenziamento della linea ferroviaria Roma-Viterbo. Altre più generali, per esempio contro l’ormai annoso problema del caro-materiali. Capitolo a parte quello del Ponte sullo Stretto. In Commissione è passato l’inserimento della Società Stretto di Messina nell’elenco delle stazioni appaltanti qualificate. Una misura prevista in un articolo della prima bozza del decreto all’esame del consiglio dei ministri a fine maggio, ma poi saltata dopo le critiche avanzate dal Quirinale sulle novità introdotte dallo stesso articolo sulla titolarità dei controlli antimafia. Costretto al dietrofront, il governo cancellò la norma per intero, per poi rintrodurre per via parlamentare solo il comma relativo alla Spa. Un passo indietro simile è arrivato peraltro anche con un emendamento soppressivo di un’altra proposta sulla comunicazione antimafia, addirittura già votato la scorsa settimana.

Aggiornato il 09 luglio 2025 alle ore 09:57