“Legge Brambilla”: carcere e multe più severe per chi maltratta gli animali

Da ieri è in vigore una legge a tutela degli animali, la “legge Brambilla”, che inasprisce le pene per chi commette reati nei loro confronti. Sono state stabilite sanzioni (tra i 500 e i 5mila euro per chi tiene il cane a catena, per esempio), ma anche gli anni di carcere da scontare in caso di illeciti gravi: dai sei mesi ai due anni di reclusione per il maltrattamento di animali, con 30mila euro di multa abbinata; fino ai tre anni di carcere per chi li uccide, che diventano quattro se lo si fa con sevizie, con 60mila euro di multa sempre abbinata. 

La deputata di Noi moderati e presidente dell’Intergruppo parlamentare per i Diritti degli animali, Michela Vittoria Brambilla, in conferenza stampa, ha commentato: “Una riforma storica che l’Italia attendeva da oltre vent’anni”, spiegando come la riforma attui “un ribaltamento culturale totale della prospettiva che fino ad oggi esisteva in Italia. Gli animali esseri senzienti diventano soggetti giuridici, portatori di diritti, tutelati direttamente dalla legge, che finalmente rende loro giustizia, inasprendo le pene in maniera importante per tutti coloro che commettono reati nei loro confronti”. E conclude: ‘‘Da quattro legislature porto avanti questa riforma con grande difficoltà. Nonostante sia una importante battaglia di civiltà quella per la tutela degli animali e dell’ambiente, le opposizioni hanno messo in campo una vera e propria guerra per impedire a questa riforma di arrivare in fondo, ma non ce l’hanno fatta”.

Presente anche il generale Giorgio Maria Borrelli, comandante del raggruppamento Cites dei Carabinieri, che ha sottolineato: “Ci sono anche elementi importanti per quanto riguarda, ad esempio, l’esposizione di questi reati in presenza di minori. Per noi è molto importante perché prelude a una progressione dal punto di vista della civiltà giuridica non indifferente”.

D’altra parte, era “solo” il 2012 quando la comunità scientifica sottoscrisse, segnando una svolta, la Dichiarazione di Cambridge sulla Coscienza nella quale veniva riconosciuto come anche animali non umani possiedono i substrati neurologici necessari per la coscienza. Più recentemente, nel 2024, la Dichiarazione di New York sulla Coscienza Animale ha ribadito e rafforzato questo concetto, sottolineando l’importanza di considerare la possibilità di coscienza negli animali nel prendere decisioni che li riguardano.

Tutelare tutti gli esseri viventi, quindi anche gli animali, diventa non tanto un obbligo, quanto più un’esigenza per chi voglia considerarsi davvero umano.

Aggiornato il 02 luglio 2025 alle ore 11:50