
Il risultato del centrodestra alle amministrative di Genova continua a generare riflessioni e talvolta autocritiche, in particolare tra le fila della maggioranza uscente. A intervenire nel dibattito è Giovanni Toti, ex presidente della Regione Liguria, che in un’intervista al Corriere della Sera ha commentato così la debacle elettorale: “Uno scivolone ci sta dentro un ciclo politico. Prima di dire che è finito occorre però fare una analisi seria senza autoindulgenze. E capire se è stato un incidente di percorso o qualcosa di più serio”. Accusato da alcuni esponenti della coalizione di aver favorito indirettamente la candidata di centrosinistra Silvia Salis, Toti ha respinto le insinuazioni, mantenendo un tono conciliante: “Conosco Silvia, la stimo e le auguro ogni bene, e conosco ancora meglio il marito con cui abbiamo collaborato su diversi progetti. Ma faccio il tifo per la mia squadra anche se l’ho vista incerta. Sarebbe meglio parlare degli errori commessi”, ha ragionato Toti.
Secondo l’ex governatore, le prime responsabilità risalgono alla fase di definizione delle candidature per le Regionali, lo scorso autunno: “Il primo, che io considero esiziale, è stato commesso nell’autunno scorso quando si è giocata la partita delle Regionali. Marco Bucci, rimanendo sindaco di Genova, avrebbe potuto rappresentare un ottimo punto d’appoggio per il candidato in Regione. Che doveva essere un altro o un’altra. Penso anzitutto a Ilaria Cavo, che anche in queste Comunali ha fatto il boom di preferenze, ma ci sarebbero state anche altre figure”. Toti evidenzia poi una strategia dimostratasi fallimentare adottata da alcune componenti del centrodestra: “Si è immaginato di sfruttare un momento di debolezza dell’area civico-totiana per rivedere i rapporti di forza dentro il centrodestra”. Una mossa che, a suo avviso, ha finito per danneggiare la coalizione: “I partiti hanno pensato di riappropriarsi di quell’elettorato. Ma hanno fatto male i loro conti. Quell’elettorato non è dentro il bacino del centrodestra, anzi spesso ne è estraneo per storia e cultura, pur essendo disponibile a entrare in rapporto. La Liguria ha una storia precisa, di marca progressista”. Infine, l’ex governatore ha preso poi le distanze dalle critiche rivolte al candidato sconfitto, Pietro Piciocchi: “Dare addosso a Pietro è da gaglioffi. Come prendersela con l’ufficio stampa se un amministratore delegato ha sbagliato una scelta. Io penso, con sincerità, che Ilaria (Cavo, ndr.), anche per essere una donna contro una donna, se la sarebbe potuta giocare meglio. Ma non è questo l’errore che ha fatto perdere la partita”.
Sulla stessa linea si è inserito anche Ignazio La Russa, presidente del Senato, che sempre sulle colonne del Corriere della Sera ha espresso riserve sulla candidatura dell’ex vicesindaco: “I risultati sono stati a macchia di leopardo: alcuni positivi per il centrodestra, altri negativi come Genova. Dall’inizio non mi convinceva la scelta di Pietro Piciocchi, che era vicesindaco uscente. Il mio giudizio non riguardava il profilo del candidato, di sicuro valore, ma un aspetto di cui non si è tenuto conto: un vicesindaco quasi mai viene eletto nel voto successivo. Specie se alle spalle ha solo un percorso amministrativo e non politico”. Guardando ai prossimi appuntamenti elettorali, La Russa ha poi ribadito la centralità delle Regionali e difeso la classe dirigente della coalizione: “Le Regionali, per quanto diverse dalle Politiche, hanno in effetti una valenza politica. Ma è priva di fondamento la tesi che Fratelli d’Italia – e più in generale il centrodestra – non abbia una classe dirigente all’altezza. La verità è che nei nostri confronti c’è spesso del pregiudizio e vengono messe in evidenza certe esternazioni a volte non impeccabili, piuttosto che la qualità del lavoro”.
Aggiornato il 29 maggio 2025 alle ore 15:00