
Un centrista conteso tra destra e sinistra. Per un pugno di voti – ovvero quelli che porterebbe in dote Azione alle due coalizioni – si sprecano parole al miele per Carlo Calenda, leader del partito di centro. Stavolta, l’argomento principale è il prossimo sindaco di Milano. Per Calenda al capoluogo lombardo servirebbe “un profilo manageriale e civico, per continuare nel solco di Beppe Sala, come Carlo Cottarelli per esempio”. La disponibilità al dialogo con il centrosinistra, però, non è scontata. In un’intervista al Corriere della Sera, l’ex ministro avverte: “Se così non fosse e, dall’altra parte, spuntasse un profilo come quello dell’ex rettore del Politecnico Ferruccio Resta, allora il nostro elettorato avrebbe un grande problema a seguire il centrosinistra”. Una presa di posizione netta, che mira a difendere l’identità moderata di Azione e al contempo esercitare pressione su chi intende costruire coalizioni vincenti nella capitale economica del Paese.
Il centrodestra, come già detto, ha lanciato l’amo a Calenda. Alessandro Sorte, coordinatore regionale di Forza Italia, ha messo sul tavolo l’ipotesi di un accordo che preveda per Azione la poltrona di vicesindaco. Calenda, senza sbilanciarsi, riconosce: “Sorte ha detto una cosa interessante. Prima bisogna capire chi metterà in campo il centrosinistra – ha però anticipato il leader di Azione – perché se davvero fosse il dem Pierfrancesco Majorino per noi sarebbe difficile. A Milano il tema sicurezza è gigantesco, non c’è spazio per tentennamenti e ideologie: la gente ha paura. E poi questa sinistra ha esultato quando la magistratura ha bloccato lo sviluppo di una città così centrale”.
Sul piano nazionale, l’attenzione si sposta anche sulle Marche, dove a fine settembre si terranno le Elezioni regionali. Calenda chiarisce subito: “Non c’è nessun accordo con Fratelli d’Italia o con la destra. E certamente non presenteremo una lista nelle Marche”, aggiungendo che “nelle Marche Azione non presenterà una lista a supporto dei candidati di destra o di sinistra. Decideranno i territori se presentare candidati nella lista del presidente”. Ma l’affondo arriva poco dopo, quando il leader di Azione denuncia l’inefficienza delle autonomie locali: “Le Regioni sono un centro per l’inutile proliferazione di partecipate e di consenso – conclude – talvolta clientelare. In un contesto del genere il voto d’opinione è scomparso e si rischia un’affluenza del 35-40 per cento”.
Aggiornato il 22 maggio 2025 alle ore 16:39