Tajani: “Putin rifiuta la pace perché ha un’economia di guerra”

Antonio Tajani non crede che Vladimir Putin voglia porre fine alla guerra in Ucraina. Il vicepremier e ministro degli Esteri, a margine del vertice Nato in Turchia, non risparmia critiche al presidente russo. “L’altro giorno l’avevo detto, che non mi fido di Putin”, attacca Tajani. A suo avviso, “la Russia non può e non vuole accelerare i tempi perché deve riconvertire un esercito di un milione di persone che guadagnano il doppio di quanto guadagna un operaio russo e tutta l’industria è orientata alla produzione militare e quindi Putin avrebbe delle ripercussioni sociali non indifferenti. Però questa è una questione che riguarda la Russia, che ha provocato la guerra”. Intanto, Tajani rivendica le spese per la difesa del nostro Paese. “L’Italia – sottolinea – ha raggiunto il 2 per cento del Pil in spese per la difesa e ieri sera è stata consegnata una lettera che spiega le misure in dettaglio al segretario generale Mark Rutte nel corso della cena di lavoro”. Adesso si apre una nuova fase, per arrivare al 5 per cento come chiesto dagli Stati Uniti. “Qua – rimarca Tajani – non si tratta di essere guerrafondai: la sicurezza è qualche cosa di molto più ampio e si deve spiegare ai cittadini”. Il vicepremier precisa che l’Italia giudica “più equilibrato” dedicare il 3 per cento in spesa militare classica e il 2 per cento alla sicurezza. Tajani crede “che sia giusto allargare la nostra partecipazione industriale anche a Paesi che fanno parte come di un’alleanza delle democrazie”.

Il ministro degli Esteri interviene anche nel dibattito sul programma Ue Safe da 150 miliardi, in via di negoziato a Bruxelles. “I francesi – dice Tajani – hanno una visione molto chiusa dell’Europa, chiusa all’industria francese. Noi abbiamo una visione più ampia di collaborazione con anche altri Paesi che stanno nella Nato, come Stati Uniti, Gran Bretagna e Turchia”. Il ministro è convinto “l’Italia vorrà fare la sua parte perché siamo convinti che sia nostro dovere garantire la sicurezza. Ma anche le infrastrutture cibernetiche, portuali, aeroportuali, ferroviarie e autostradali servono per garantire la sicurezza. Ma anche gli ospedali in grado di curare ed accogliere la popolazione civile in caso di attacco Nbc (ovvero nucleare-chimico-batteriologico). Ma sicurezza significa anche la presenza territoriale delle forze dell’ordine, perché se c’è un attacco terroristico chi se ne occupa?”. Tajani rammenta: “Siamo parte di un’alleanza politica, che è la Nato. E abbiamo il dovere anche di rinforzare il secondo pilastro che è quello europeo. Quindi quando si parla di sicurezza e di difesa bisogna avere una visione completa, serena e non un pregiudizio. Come se chi parla di sicurezza e difesa fosse un guerrafondaio: io sono figlio di militare e se c’è qualcuno che non vuol fare la guerra sono i militari”.

Aggiornato il 15 maggio 2025 alle ore 16:40