
Il programma antieuropeista dell’asse Salvini-Le Pen è molto chiaro da sempre ed è stato con determinazione ribadito domenica scorsa in occasione della Scuola della Lega: disarticolare l’Ue. È una prospettiva agghiacciante e pericolosa, che riporterebbe l’Europa indietro, all’epoca dei nazionalismi, che raggiunse il culmine nella prima metà del secolo scorso con l’affermazione dei totalitarismi, lo scoppio di due micidiali guerre mondiali e la Shoah. La motivazione di Matteo Salvini e Marine Le Pen è quella di dare più potere ai singoli Stati, ma in realtà il loro vero obiettivo è quello di lasciare l’Ue in uno stato di indeterminatezza, di incompiutezza e in una condizione di debolezza, in un contesto internazionale che, invece, richiede un’Europa più forte e coesa. I Paesi dell’Ue, singolarmente, possono fare poco, esattamente, per proporre un paragone, come nell’Italia del 1500 e 1600 fino agli anni 1960 del XIX secolo, quando tanti fiorentissimi piccoli Stati erano in balìa delle superpotenze di quel tempo, prima della Francia e della Spagna e poi dell’Austria. E tutti sanno che l’Italia tornò ad avere un ruolo nella scena internazionale solo dopo aver conseguito l’unità. Il neo-nazionalismo di Salvini e Le Pen può essere letale per ogni singolo paese membro dell’Ue. Sarà un disastro se non si porta a compimento il processo europeista, che deve avere come meta finale la formazione di un vero Stato unitario, con una sua carta costituzionale e un suo Governo espressione di un Parlamento con piene facoltà legislative.
È un percorso non facile, che va avanti lentamente, troppo lentamente in un momento politico in cui stanno velocemente cambiando gli equilibri e i rapporti di forza internazionali. Ed, in questo quadro, un’Ue più forte e unita è necessaria per rafforzare il mondo politico occidentale nell’ambito dei rapporti atlantici con gli Stati Uniti, ma, soprattutto, nel confronto con le potenze orientali: Russia, Cina e India. Far saltare nel 2005 il progetto della Costituzione europea fu un errore che determinò una grave battuta d’arresto. Negli anni successivi fino ad oggi non sono stati fatti progressi significativi e, adesso, occorre assolutamente recuperare il tempo perduto ed accelerare le tappe verso la costituzione di uno Stato europeo, per stare al passo con i tempi. Allora è necessario porre una domanda: il contrasto a questo processo di unificazione da parte dell’asse neo-nazionalista di Salvini e Le Pen e degli altri partiti europei a loro affini a chi giova? Certamente non all’Ue che rimarrebbe in uno stato di minorità, né ai singoli Paesi membri che non potrebbero valorizzare le loro potenzialità. Non ne trarrebbero beneficio nemmeno gli Usa, perché si ritroverebbero a fianco alleati deboli e spesso tra loro concorrenti. Ad avvantaggiarsi della debolezza europea sarebbero soprattutto Russia e Cina: questa è la conseguenza politica della strategia Salvini-Le Pen. Su questo tema cruciale il confronto e lo scontro politico tra europeisti e neo-nazionalisti sarà inevitabilmente sempre più serrato e duro.
Aggiornato il 13 maggio 2025 alle ore 10:02