Perché ho scelto Liberisti Italiani

Chi sposa le idee liberali in un paradiso statalista sa che dovrà incamminarsi lungo un sentiero impervio e pieno di ostacoli. Innanzitutto, bisogna fare i conti con una concezione dell’esistenza che celebra il welfare, paralizza l’innovazione, scoraggia il merito e l’autonomia individuale. Si crede che l’intervento salvifico del legislatore possa risolvere ogni problema. Le tasse e il debito sono inseparabili dalla nostra vita politica, fondata sull’adorazione del Leviatano e sul culto della redistribuzione del reddito. La creatività imprenditoriale viene soffocata da una burocrazia di proporzioni mastodontiche e da un sistema tributario a dir poco infernale. Esiste poi un pregiudizio diffusissimo contro il libero mercato, dipinto da molti come un sistema oppressivo che colpisce i ceti meno abbienti e accentua le diseguaglianze. Quasi nessuno, però, sembra ricordare che le dinamiche concorrenziali sono riuscite a sconfiggere la miseria endemica che ha afflitto per millenni l’umanità.  

Sorprendentemente, il consenso bipartisan sulla necessità di aumentare la spesa pubblica continua a rafforzarsi mentre lo Stato, con le sue fauci indomabili, divora oltre il 50 per cento della ricchezza prodotta nel Paese. Come se non bastasse, i sedicenti “paladini del liberalismo” desiderano un’espansione indiscriminata del governo e risultano intolleranti alla libertà di pensiero. Insomma, liberali di nome, ma non di fatto. Già negli anni Venti del Novecento l’economista Joseph Schumpeter aveva osservato questo paradosso semantico, evidenziando come i nemici dell’impresa privata avessero giudicato saggio appropriarsi di una denominazione a loro estranea.

Dopo aver letto la piattaforma programmatica di Liberisti Italiani, ho deciso con entusiasmo di aderire al movimento guidato da Andrea Bernaudo. Visto che la politica attiva non rientra tra le mie priorità, ho preferito dedicarmi alla divulgazione culturale fondando il Comitato Javier Milei, con lo scopo di promuovere la conoscenza dei cardini che ispirano il governo del presidente argentino: la filosofia del libertarismo, le teorie della Scuola austriaca, la prasseologia misesiana, la tradizione giusnaturalista. Questa iniziativa mira ad avvicinare i giovani al pensiero liberale classico, definito magistralmente da Alberto Benegas Lynch “il rispetto illimitato del progetto di vita del prossimo, basato sul principio di non-aggressione in difesa del diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà, le cui istituzioni sono il capitalismo di libero mercato e la suddivisione del lavoro”.

I Liberisti Italiani si fondano su un’idea tanto semplice quanto rivoluzionaria: restituire agli italiani il diritto di essere gli artefici del proprio destino, sfidando un establishment che si nutre di inerzia e compromessi. Sarà questo il leitmotiv del primo Congresso Nazionale del partito, che si svolgerà a Roma sabato 17 maggio presso Roma Eventi - Piazza di Spagna, in Via Alibert, 5/A. Il Direttore de L’Opinione delle Libertà, Andrea Mancia, modererà gli interventi degli ospiti presenti al dibattito congressuale.

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Aggiornato il 12 maggio 2025 alle ore 10:51