
La patria italiana è fondata sul lavoro. La sfida attuale è quella di rifondarla sul lavoro libero in un’economia popolare diffusamente accessibile. Gli strumenti istituzionali e aziendali per affrontare al meglio la sfida li abbiamo. Bisogna potenziarli sempre di più, progressivamente, sfida dopo sfida: con fiducia. Al lavoro, tuttavia, deve anzitutto essere garantita la sicurezza, assicurando a ogni lavoratore l’effettiva tutela viva della propria dignità, della propria salute psicofisica nonché esistenziale e sociale, oltre che della propria vita (al primo posto!). Se azzerare il numero di infortuni e morti sul lavoro appare ancora un obiettivo non di breve termine, smettere di vedere la tragedia come l’altra ordinaria faccia della medaglia del diritto al lavoro è un obiettivo urgente. Il lavoro in teoria realizza la libertà umana con l’esercizio di doveri e responsabilità produttive, in ogni campo. Esso perpetua la vita e il suo benessere. L’8 febbraio 2025 l’Inail ha pubblicato i dati ufficiali relativi alle morti e agli infortuni sul lavoro.
Per commentare quei dati occorre indossare occhiali con lenti focalizzate sulle complessità. Malgrado nel 2024 i casi di decesso lavoristico siano stati 1.077, ben 48 in più rispetto al 2023, la percentuale reale risulta in lieve calo se la si rapporta al numero degli occupati nel frattempo leggermente aumentato. L’apparente incremento in termini di numero assoluto per gli incidenti mortali, legalmente riconducibili al lavoro, deve essere considerato insieme al fatto che vari di quegli eventi sono avvenuti nel tragitto da casa al lavoro o viceversa. Più in generale, gli infortuni letali diminuiscono da 3,38 ogni 10mila occupati del 2019 a 3,31 con un calo del 2,1 per cento. Per quanto riguarda l’infortunistica ordinaria, se nel 2023 ogni 100mila occupati le denunce d’infortunio sul lavoro erano 1.777, nel 2024 sono diminuite del 3 per cento con 1.724 denunce. La mera burocratizzazione gestionale della sicurezza non rappresenta la giusta soluzione contro le carenze strumentali o comportamentali che persistono in tanti cantieri, ma i sistemi di certificazione e patenti aziendali a punti stanno arginando il dilagare dell’insicurezza.
Tra implementazioni e deterrenze il management aziendale investe in formazione, anticamera della prevenzione infortunistica, sviluppando un senso del rischio la cui cifra diviene la sinergia dei know how, e non la delega di poteri con scarico di responsabilità alla porta accanto. Già nel 2021 l’Inail e Accredia rilevavano come le aziende certificate hanno un margine di infortuni più ridotto del 22,6 per cento rispetto alle aziende non certificate, con un impatto ancora più significativo sull’indice di gravità degli eventi (-29,2 per cento). Tra le cause della sostanziale lieve diminuzione di morti e infortuni sul lavoro occorre considerare pertanto la maggiore diffusione dello strumento delle certificazioni; ma non di sole Iso 45001 né di soli standard internazionali per la salute e la sicurezza sul lavoro vive l’ordine socio-giuridico italiano. La cultura politica della sicurezza e del benessere dei lavoratori tutti, dai dipendenti privati e pubblici alle partite Iva che operano a vario titolo nei luoghi della produzione del Pil, necessita di un paradigma culturale che parta dall’istruzione scolastica e accademica. Impattare propositivamente sull’educazione scolastica alla sicurezza garantirebbe uno spostamento d’asse generazionale senza precedenti.
Per preparare la sicurezza del futuro occorre formare il futuro della sicurezza, e quindi i giovani. Giovani e meno giovani devono sviluppare e impiegare tutti i potenziali performanti dell’Ia generativa. Immaginare e realizzare sistemi securitari dotati di sensori che non facciano funzionare gli apparati della produzione, finché tutto non risulti in ottimo stato funzionale, non è più un’utopia. Idem adottare sistemi d’Ia d’allerta diretta, a tu per tu con ogni lavoratore. Gestire l’inquietudine sovrastrutturale dei rischi lavorativi, e farlo anche attraverso l’ausilio di un’intelligenza artificiale antropocentrica ed umanista, rappresenta la sfida dei tempi attuali. Aumentare i posti di lavoro, elevare le attitudini lavorative dei cittadini del futuro partendo dal presente e onorare la patria italeuropea nella sua missione (la nostra missione!) di fioritura demoliberale, senza dubbio, è ciò che ci aspetta. Il lavoro libero, accessibile e sicuro rappresenta la pietra su cui rifondare la nostra Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
Aggiornato il 02 maggio 2025 alle ore 09:53