
Il cardinale francese Jean-Paul Vesco è convinto che il Conclave “sarà breve”. Per l’arcivescovo di Algeri, “il nuovo papa non sarà un Francesco. In ogni caso, avremo uomo del consenso. La Chiesa ha bisogno di pace”. Lo afferma in un’intervista a Repubblica il porporato transalpino. “Ho sempre corso, anche questi giorni corro. Amo questi momenti di solitudine. La corsa – afferma – è come la preghiera. A volte va bene, altre meno, ma nella corsa c’è libertà, respiro, lo spirito si stabilizza se il corpo è in movimento. Se conto di correre anche durante il Conclave? No, perché non credo che sarà un Conclave lungo”. Vesco chiarisce: “È un’intuizione che avevo già prima di arrivare a Roma. Ho l’impressione che i candidati emergeranno con evidenza. Tra cardinali ci sono differenze di sensibilità ma non campi contrapposti. Ero raccolto davanti al corpo del papa, vedevo migliaia e migliaia di persone arrivare e mi domandavo: cos’è un papa? Penso che colui che eleggeremo è già da molto tempo preparato dal Signore. Non siamo noi che facciamo il papa. Dobbiamo trovare chi tra noi è già stato scelto”. Alla domanda su chi emergerà Vesco risponde: “Francesco ha scosso molto la Chiesa e ora l’istituzione ha bisogno di pace. Ma il popolo di Dio ha bisogno di andare avanti. Colui che sarà eletto dovrà conciliare il bisogno di unità e guidare un popolo di Dio che vuole procedere nella direzione di Francesco. Più che l’origine è una questione di carattere. Se vieni da dentro è difficile riformare le cose. Era la forza di Francesco e la sua fragilità. Era un uomo solo che poteva riformare. Possono funzionare entrambi i modelli, e possono fallire entrambi”.
Bagnasco: “L’eredità Papa Francesco va conservata e valorizzata”
Dal canto suo, il cardinale Angelo Bagnasco non nasconde il proprio profilo polemico. “Credo sia stato saggio prendere ancora qualche giorno prima di cominciare il Conclave. I confratelli sono tanti, e molti non si conoscono tra loro. Per costruire tutti insieme un affresco della Chiesa del futuro si richiedono amore e tempo. Non si può non vedere il vuoto dell’anima che è l’obiettivo della modernità”. Lo afferma, in un’intervista al Corriere della Sera, l’ex presidente della Conferenza episcopale italiana. “So – aggiunge – di potermi tirare addosso l’accusa di oscurantista, antimoderno, e di essere preso a sassate. Ma la cultura occidentale sta propagando questo vuoto come un virus che va oltre i confini dell’Occidente. Alla fine, vince questo (dice indicando il telefono cellulare sulla scrivania, ndr)”. A suo avviso, “è il trionfo di una società isolata e sottomessa, anche se si crede continuamente connessa. È vero, è apocalittico. E so bene che posso essere visto come un profeta di sventura. Ma credo sia urgente riscoprire la fede che è incontro e vita con Gesù, e coltivare la ragione al fine di un pensiero critico che oggi appare proibito. Il consumismo è il valletto della finanza e del mercatismo: sono guidati da pochi. E mirano alla costruzione di una società di smarriti da sottomettere docilmente”. Secondo Bagnasco, “Papa Francesco ha cercato in tutti i modi di entrare in sintonia col mondo moderno, di capirlo e di portare il Vangelo in ogni modo: con la parola, il gesto e la carità”, aggiunge. Quanto alla possibilità che si instauri una sorta di restaurazione Bagnasco risponde che “è il contrario. Credo che l’eredità di Papa Francesco vada conservata e valorizzata guardando ai duemila anni di storia cristiana. Non si tratta di restaurare ma di continuare a costruire il grande edificio della Chiesa. Bagnasco, inoltre, esclude la possibilità di ingerenze da parte di poteri esterni sul prossimo Conclave. C’è una bolla virtuosa che isola la Cappella Sistina”.
Le reazioni al passo indietro di Becciu
Frattanto, il giorno dopo il dietrofront ufficiale, fa ancora discutere il caso del cardinale Angelo Becciu. La Congregazione dei cardinali “ha preso atto che egli, avendo a cuore il bene della Chiesa, nonché per contribuire alla comunione e alla serenità del Conclave, ha comunicato la sua decisione di non partecipare a esso”. Al riguardo, in una dichiarazione, la Congregazione dei cardinali “esprime apprezzamento per il gesto da lui compiuto e auspica che gli organi di giustizia competenti possano accertare definitivamente. Tuttavia, il suo passo indietro dal Conclave è considerato “doloroso” da Louis Raphaël Sako. “Con lui ha parlato tante volte. Personalmente sono dispiaciuto nel profondo”. Lo dice in un’intervista al Messaggero il cardinale iracheno. “Ora spero che questo caso non venga strumentalizzato nel senso che il Conclave deve essere messo a riparo da tutto. Mi auguro solo che il nuovo papa possa prendere in mano questa vicenda”. Anche il cardinale Sako ritiene che il Conclave “sarà breve. Penso che tutti noi cardinali siamo coscienti dell’importanza di questo momento e tra noi vi sia grande responsabilità nel ricercare il candidato migliore e a sostenerlo. Ogni giorno parliamo delle sfide della Chiesa, ascoltiamo gli interventi su vari argomenti, in un clima positivo. Io non penso al nuovo papa come a un capo ufficio, un burocrate. Penso a un uomo che sappia aprirsi e dialogare anche con il mondo musulmano, visto che si tratta della seconda religione. Dal mio punto di vista, i cattolici devono aiutare i musulmani ad aprirsi, nel reciproco rispetto”. Il cardinale rimarca la sfida della pace. “Basta solo vedere quante sono le guerre che ci sono in giro per il mondo. Penso all’Ucraina, ma pure alla Siria. Per la Chiesa saper comunicare oggi è la priorità. Mi pare essenziale. Significa saper parlare alle persone, essere loro vicino, mostrare empatia, capire i loro problemi, le loro paure. Non possiamo concentrarci solo sulle cose teoriche che non arrivano a toccare la vita della gente. Un profilo giovane? Perché no? Non ci sono schemi precostituiti: si ascolta, si valuta, si analizza”.
Il caso del peruviano Cipriani: è accusato di pedofilia
Dopo il caso Becciu, un’altra vicenda turba il mondo della Chiesa. C’è un altro cardinale che del volere di Papa Francesco sembra farsi beffe. È il peruviano Juan Luis Cipriani Thorne, arcivescovo emerito di Lima, che pur essendo accusato di pedofilia, e per questo sanzionato dal pontefice, si è presentato ugualmente a Roma per le esequie di Papa Francesco e ora partecipa come se nulla fosse alle Congregazioni generali pre-Conclave. Cipriani, 81 anni – e per questo in ogni caso non elettore e non abilitato a entrare nella Cappella Sistina – appartenente all’Opus Dei, nel 2019 era stato colpito da un provvedimento di Francesco perché era stato accusato l’anno prima di aver molestato sessualmente un adolescente. Queste sanzioni, ha scritto il giornale statunitense Crux, prevedevano che non potesse indossare le insegne cardinalizie, non poteva tornare in Perù senza essere autorizzato, non poteva fare dichiarazioni pubbliche e non poteva partecipare a un futuro Conclave qualora avesse avuto ancora l’età per poterlo fare. Cipriani ha sempre negato le accuse e comunque ora si aggira in abito da cardinale tra i confratelli che partecipano alle congregazioni o anche a momenti di suffragio del pontefice scomparso. Nonostante la cosa stia suscitando sconcerto, soprattutto nell’opinione pubblica latinoamericana, non sembra che sia stata posta la questione della sua esclusione da queste fasi pre-Conclave. Anche oggi nell’Aula del Sinodo non ci sarebbero stati interventi sul fatto che Cipriani stia disobbedendo a delle sanzioni. E pressato dalle domande dei giornalisti, il portavoce vaticano Matteo Bruni ha risposto: “Il caso è noto. Se non sono state adottate delle scelte su questo tema. Ognuno tiri le sue conclusioni”.
Gregorio Rosa Chavez: “Ho la mia cinquina di papabili”
“Manca ancora il nome, o lo stile, ma la direzione penso sia chiara”. Così descrive il percorso verso il Conclave e l’elezione del nuovo papa il cardinale salvadoregno Gregorio Rosa Chavez, già vescovo ausiliare della capitale San Salvador, grande amico e sodale del santo martire Oscar Arnulfo Romero, che conobbe fin dai tempi della sua adolescenza. Rispondendo prima dell’ingresso nell’Aula Paolo VI per la settima congregazione generale, Rosa Chavez – che non è un elettore, avendo superato gli 80 anni – dice che non sarà un Conclave lungo: “Penso al massimo tre giorni”. Dice anche che “è molto aperto, molto aperto” e che ci “potranno essere sorprese, come è sempre nella storia della Chiesa”. E alla domanda se in queste congregazioni generali qualcuno lo abbia particolarmente sorpreso, il cardinale risponde così: “Ho la mia lista nel cuore. Nella mia lista ci sono cinque nomi. È una lista molto interessante. E ci sono anche italiani”. Ma alla richiesta se si può prevedere un papa americano, o europeo o italiano Chavez ripete: “Tutto è possibile, tutte le porte sono aperte”. E spiega: “Ieri il predicatore (l’abate benedettino di San Paolo fuori le Mura, Dom Donato Ogliari, ndr) ha parlato di un “cenacolo aperto allo Spirito”. Questa è l’attitudine: cosa dice lo spirito alla Chiesa? Asia? America? Europa?”. Secondo Rosa Chavez, il clima che si respira tra i cardinali in questa fase pre-Conclave è “molto calmo, molto fattivo, molto fraterno. Ascoltiamo molte proposte interessanti”.
L’atmosfera, ribadisce, è “molto calma, molto serena, c’è molta speranza. Direi che è anche gioiosa, perché Papa Francesco ha detto a noi nella chiesa della gioia del Vangelo. Questa è l’atmosfera”. E a proposito dei problemi più importanti per la Chiesa in questo momento, “ieri il predicatore ne ha parlato, sia riguardo alle sfide per la Chiesa internamente, che quelle per la Chiesa nel mondo. Io ho condiviso la lista che ci è stata fatta ieri, tanto nel mondo quanto nella Chiesa”. Il cardinale salvadoregno assicura che nelle discussioni si sente fortemente l’eredità di Francesco: “É come se fosse una base di tutte le discussioni. C’è una comunione con Papa Francesco in questo senso. La chiesa che ha lasciato a noi è una chiesa meravigliosa: il sogno di Dio penso che si trovi realizzato nel suo servizio come successore di Pietro”. Dunque, il nuovo papa sarà in continuità col magistero di Francesco? “Credo che tutto il mondo pensi così, la continuità non è discussione”, risponde Chavez. “Io credo che siamo cittadini del mondo, e dunque di un mondo dove il conflitto è normale e le visioni sono differenti. Ma il papa ha parlato del poliedro, le diversità per costruire unità. Tutti hanno un posto in cui meritano rispetto. Penso che questo clima di tolleranza sia essenziale per il futuro della Chiesa e del mondo”. Anche attraverso la lente della fede, conclude, “quando pensiamo allo stile del mondo pensiamo a una visione politica: mi piace molto quando vedo la foto del presidente americano Donald Trump e del presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky prima della messa. Questo è un simbolo bellissimo: immaginiamo che finalmente la guerra si ferma, penseremo ‘ecco il miracolo di Papa Francesco”.
La processione dei cardinali verso il Conclave
Prima di entrare nel Conclave, tutti i cardinali elettori si riuniscono nella Cappella Paolina per pregare e solo al termine della preghiera dalla cappella Paolina parte la processione verso la Cappella Sistina. I cardinali di rito latino – spiega l’ufficio delle celebrazioni liturgiche – indosseranno la veste rossa con la fascia, il rocchetto, la mozzetta, la croce pettorale con cordone rosso e oro, l’anello, lo zucchetto e la berretta; i cardinali delle Chiese orientali indosseranno l’abito corale loro proprio. Dalla Cappella Paolina, al canto delle Litanie dei Santi, i cardinali elettori si dirigeranno in processione alla Cappella Sistina. L’elenco dei santi invocati è stato riformato da Paolo VI ma la prima versione risalirebbe a Papa Gregorio Magno nel 590. Una volta entrati all’interno della cappella Sistina i cardinali cantano Veni Creator Spiritus, un inno affinché lo Spirito Santo interceda nell’elezione del nuovo papa. “Vieni, spirito creatore vieni, o Spirito creatore, visita le nostre menti, riempi della tua grazia i cuori che hai creato. O dolce consolatore, dono del Padre altissimo, acqua viva, fuoco, amore, santo crisma dell’anima. Dito della mano di Dio, promesso dal Salvatore, irradia i tuoi sette doni, suscita in noi la parola. Sii luce all’intelletto, fiamma ardente nel cuore; sana le nostre ferite col balsamo del tuo amore. Difendici dal nemico, reca in dono la pace, la tua guida invincibile ci preservi dal male. Luce d’eterna sapienza, svelaci il grande mistero di Dio Padre e del Figlio uniti in un solo Amore. Sia gloria a Dio Padre, al Figlio, che è risorto dai morti e allo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli”. Finito il canto, i cardinali pronunceranno il giuramento prescritto.
Aggiornato il 30 aprile 2025 alle ore 16:46