
Durante questi mesi abbiamo assistito a proteste da parte degli ordini interessati alla riforma della Giustizia, con scioperi da parte di una parte della magistratura e a una significativa manifestazione davanti alla Suprema Corte di cassazione, organizzata dal Consiglio dell’Ordine avvocati di Roma, cui hanno partecipato esponenti di altri consigli degli Ordini avvocati di diverse importanti città. Gli annosi problemi che attanagliano la giustizia italiana sono molteplici, i quali rendono più gravosi gli oneri per gli avvocati e di conseguenza più ostacolata la tutela dei diritti dei cittadini. I tempi della Giustizia civile sono decisamente biblici, a cominciare dalla Giustizia di prossimità esercitata dagli uffici del Giudice di pace, il cui numero è alquanto esiguo in rapporto alla mole di cause pendenti e il cui valore è stato perfino aumentato (anche se tale aumento è stato prorogato a causa della suddetta mancanza, insieme a quella riguardante gli ausiliari).
La Giustizia penale versa in un precario equilibrio a causa di una digitalizzazione fatiscente dell’attività processuale. I nodi della fallimentare “Riforma Cartabia” sono già venuti tutti al pettine, con il “correttivo al codice civile” del Decreto legislativo del 31 ottobre 2024, numero 164, il quale ha introdotto delle modifiche e delle correzioni al Decreto legislativo del 10 ottobre 2022, numero 149, ossia la succitata “Riforma Cartabia”. In circa due anni dall’entrata in vigore della riforma è stato legiferato un correttivo, per non parlare del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza che è arrivato al Correttivo ter in due anni di esistenza. Pertanto, la reiterata miopia dei precedenti legislatori italiani ha confermato la sua perniciosità in ogni frangente riformatore, manifestando la totale indifferenza nei confronti dell’avvocatura operativa, la quale non è mai stata consultata negli uffici legislativi, ossia dove si redigono le leggi e le riforme.
Dulcis in fundo, ci troviamo noi avvocati a utilizzare sette piattaforme malfunzionanti per il processo telematico, anziché averne una sola e funzionante. Con la speranza che ci possa essere un risoluzione radicale riguardo a tutte queste annose questioni suesposte, il senatore Marco Silvestroni (segretario d’Aula e componente della II Commissione giustizia) di Fratelli d’Italia ha illustrato la riforma della Giustizia che l’attuale Esecutivo vorrebbe legiferare.
Senatore Silvestroni, gli interventi normativi che rientrano nel pacchetto complessivo della Riforma sulla giustizia quali punti di forza hanno?
La riforma della Giustizia non è contro nessuno ma solo a favore dei cittadini che ci chiedono una giustizia dai tempi ragionevoli. E avere una giustizia che funziona, vuol dire garantire i diritti di tutti. E per avere questa garanzia, dobbiamo tutelare i cittadini ma anche permettere agli avvocati di operare in migliori condizioni. E in questo ci viene in soccorso l’aspetto della digitalizzazione e l’uso delle piattaforme telematiche che impatta molto positivamente sul civile. E, infatti, al riguardo, in Senato è in esame una mia proposta di legge, che prevede la creazione di una piattaforma unica per il processo telematico, con l’obiettivo di unificare e semplificare le sette piattaforme attualmente esistenti.
Questo permetterà agli avvocati di effettuare il deposito telematico dei documenti e degli atti processuali, in modo agevole e permetterà di ricevere immediatamente riscontro da parte delle cancellerie. Inoltre prevediamo l’eliminazione del deposito dei documenti e degli atti processuali tramite posta elettronica certificata, la cosiddetta Pec, e in forma cartacea. Così accorciamento i tempi della giustizia, favoriamo il lavoro degli avvocati, tutelando i diritti delle parti coinvolte nel processo. L’avvocatura ha accolto molto positivamente questa proposta, perché vuol dire dare un servizio migliore ai cittadini. Stiamo lavorando per garantirne una rapida attuazione.
Ma se da una parte puntate su digitalizzare il sistema e sburocratizzare le procedure, non crede che senza un adeguamento dell’organico, questo sforzo potrebbe essere vanificato?
Vede, riformare la giustizia, vuol dire agire su più fronti. Ed è quello che stiamo facendo. Se da una parte agiamo per modernizzare le procedure, dall’altra stiamo lavorando per potenziare l’organico della magistratura. E anche questo servirà a diminuire i tempi della giustizia, tutti gli ingranaggi della macchina giustizia devono funzionare bene. Infatti, stiamo ampliando l’organico con nuovi concorsi, tenendo conto dei pensionamenti imminenti. L’obiettivo non è solo colmare il vuoto, ma anche migliorare la quantità di magistrati, che attualmente è sotto la media europea. Così come stiamo rafforzando le assunzioni di tutto il personale dei tribunali, tra addetti all’ufficio del processo e del personale tecnico-amministrativo. Per quanto riguarda i Giudici di pace, stiamo lavorando per rendere più stabile e adeguato il loro ruolo, con una migliore distribuzione delle risorse e dei carichi di lavoro.
In parallelo, è fondamentale anche garantire una sistemazione dignitosa per i giudici onorari, che finora sono stati trattati come “figli di un Dio minore”. Abbiamo risolto anche questo problema con l’ultimo disegno di legge in Senato. Il loro ruolo è cruciale, e dopo anni di attese, abbiamo restituito dignità, diritti e tutele. L’obiettivo è rendere più efficiente tutto il sistema giudiziario. È un lavoro complesso e che richiede tempo, ma questa è la nostra visione di giustizia, che non contempla compromessi a ribasso, tant’è che nel Consiglio dei ministri di aprile, il Decreto sicurezza interviene su pene aggravanti per chi devasta le città durante le manifestazioni e arresto per chi aggredisce un agente. Abbiamo previsto sette anni di carcere per chi occupa una casa e se è casa di un anziano, le forze dell’ordine intervengono subito. E soprattutto il 41 bis e l’ergastolo ostativo non si toccano.
Senatore, ed eccoci alla domanda delle domande, ma veramente riuscirete ad approvare la riforma della Giustizia?
Sì, il Governo Meloni, riuscirà a portare a casa la riforma della Giustizia. Questa riforma rientrava nel nostro programma elettorale, quello per cui gli italiani ci hanno votato. Noi stiamo facendo qualcosa che è perfettamente adeguato a quanto stabilito dalla Costituzione; non trovo un articolo che dica che la giustizia non si può riformare. Questa riforma, e lo ribadisco, non è fatta contro qualcuno, ma è progettata migliorare la macchina della giustizia e avere un sistema democratico più forte. Non si tratta di un attacco alla magistratura, ma al contrario, vogliamo una magistratura libera dal controllo politico e dalle correnti politicizzate. Ad esempio il Parlamento non deciderà più i membri del Csm. Quindi, stiamo togliendo il controllo della politica sul Consiglio superiore della magistratura. Ecco perché le proteste e gli scioperi da parte dei magistrati militanti, li considero strumentali.
Apprezzo molto la proposta del professore Felice Giuffrè, membro laico del Csm, che stabilisce delle linee guida per la partecipazione dei magistrati ad eventi pubblici, per garantire due prerogative sancite dalla Costituzione, la libertà di manifestare il proprio pensiero rispettando l’onorabilità che appartiene al ruolo del magistrato. L’obiettivo della riforma non è certo quello di sottomettere i pubblici ministeri al potere politico, ma al contrario di liberarli da qualsiasi forma di pressione esterna, affinché possano lavorare con totale indipendenza e imparzialità. Un giudice dovrebbe essere non condizionato da nulla, terzo e imparziale.
Per quanto riguarda il tema del sorteggio, che ha suscitato non poche polemiche, voglio sottolineare che si tratta di un elemento essenziale del nostro sistema giudiziario, che già in altri settori garantisce imparzialità, come nelle Corti di Assise, nei tribunali dei ministri o nell’Alta corte di giustizia. Il sorteggio è uno strumento per rompere il sistema delle correnti e per garantire che la giustizia sia amministrata senza alcun legame tra l’elettore e l’eletto.
Sono temi discussi per decenni e ora, grazie a questo governo, stiamo finalmente mettendo in atto le soluzioni.
Aggiornato il 29 aprile 2025 alle ore 13:54