
La libertà di essere cristiani
Non si sono ancora asciugate le lacrime – le nostre lacrime – per la morte di Papa Francesco, che già i laicisti militanti, puntuali come un orologio rotto, gridano allo scandalo. “Lutto nazionale? Ma lo Stato è laico!”, strillano indignati, come vecchi funzionari sovietici davanti a una chiesa ancora aperta. In fondo, non sono altro che censori con il vestito della modernità: stessi riflessi autoritari, stessa paura per una fede che resiste, di una libertà che non controllano, stessa furia iconoclasta mascherata da progresso. Alla fine, quello che vogliono non è uno Stato laico, ma uno Stato smemorato. Perché la vera laicità non teme la fede: la lascia libera di esistere, visibile e viva. È uno spettacolo triste e un po’ ridicolo, che conosciamo fin troppo bene: ogni crocifisso appeso, ogni festa religiosa celebrata con orgoglio, ogni gesto che ricorda la nostra storia scatena in loro una reazione sproporzionata, come se la libertà consistesse nello sradicare le radici. Come se la laicità fosse un divieto di memoria, un obbligo di smemoratezza collettiva.
La laicità, quella vera, è ben diversa. È libertà: la libertà di essere cristiani, di esserlo in pubblico, senza dover chiedere scusa. È il diritto di vivere pienamente un’appartenenza, una tradizione, una fede che ha forgiato la nostra civiltà. Non c’è nulla di laico nel voler cancellare il crocifisso, rimuovere il presepe, ignorare il patrono, rifiutare il lutto per un Papa. La vera laicità non è una pulizia culturale, ma il riconoscimento che ogni tradizione, ogni simbolo che racconta la nostra storia, ha diritto di esistere. Non si difende la libertà imponendo l’oblio. Vivere in un Paese laico non significa fare finta che la nostra identità non esista. Significa accogliere il pluralismo senza rinnegare ciò che siamo. Ogni festa, ogni ricorrenza, ogni simbolo religioso non è un’imposizione, ma un testamento di quello che siamo stati e di ciò che vogliamo continuare a essere. La vera laicità non è un vuoto sterile, ma uno spazio di libertà.
È la libertà di vivere la propria fede senza costrizioni, senza doverla relegare tra le mura di casa. La laicità non chiede di nascondere la fede, ma di proteggerla, garantendole lo stesso diritto di esistere e di essere visibile come qualsiasi altra espressione di pensiero. Non esige il silenzio, ma offre la libertà di parola anche a chi crede. Ed è per questo che la Chiesa dà così fastidio ai profeti del laicismo. Perché è libertà. Perché è resistenza. Non ha mai rinnegato se stessa, non si è mai piegata alle mode, ai venti del consenso facile, alle verità che cambiano a ogni stagione. È l’unica istituzione che ha saputo restare in piedi senza svendersi, senza chiedere il permesso di esistere.
In un’epoca che corre senza sapere dove va, la Chiesa resta. Testimone di una verità che non si scorda, di un valore che non passa di moda: la libertà di essere ciò che siamo. Difendere i nostri simboli, le nostre tradizioni, i nostri valori cristiani non è una battaglia contro qualcuno, ma una battaglia per noi stessi. Perché senza memoria, senza radici, senza identità culturale e spirituale, la libertà è solo un’illusione.
Aggiornato il 29 aprile 2025 alle ore 09:49