Fascismo eterno e sinistra

Giancarlo Lehner ha chiarito come l’antifascismo praticato nella seconda metà del Novecento dal Partito comunista italiano abbia rappresentato anche un argomento attraverso il quale poter alimentare l’ingente flusso di denaro dall’Unione Sovietica verso le Botteghe Oscure. Ma andiamo per ordine.

Palmiro Togliatti lancia l’allarme fascismo solo dopo l’estromissione delle sinistre dal governo del Paese nel maggio 1947. Egli “scoprì” in quei giorni che “il fascismo non può essere in nessun modo considerato un evento storico compiuto da lasciare nelle mani degli studiosi. La ragione − spiegò − per cui possa ripresentarsi è riconducibile alla natura stessa del capitalismo e alla necessità che esso ha nei momenti di crisi d’imporre una svolta reazionaria”. Di qui la mobilitazione permanente del partito per una continua vigilanza antifascista.

L’operazione politica togliattiana puntava al raggiungimento di due obiettivi. In primo luogo, riuscire ad accreditare il Partito comunista nel perimetro della legittimità democratica. Area da cui si trovava ad essere escluso fin dal ‘47 per chiari motivi di collocazione internazionale. Il secondo obiettivo era assai più sofisticato e consisteva nell’affermare la tesi secondo la quale coloro che si dichiaravano anticomunisti, ancorché antifascisti, non potevano essere considerati democratici.  “Il migliore” preciserà nel corso di un convegno sulla figura di Antonio Gramsci svoltosi a Bari nel 1952 che “deve essere considerata democratica solo quella maggioranza che corrisponde al blocco di forze di cui fanno parte le sinistre”. Una singolare concezione della democrazia.

Un falso storico che riceve ancora oggi nuova alimentazione. Infatti, ogniqualvolta la sinistra viene mandata per mezzo del voto degli elettori all’opposizione, scatta l’allerta democratica perché al governo non possono che esserci “banditi” come Silvio Berlusconi, “figure pericolose” quale Bettino Craxi oppure “fascisti mai pentiti” come Giorgia Meloni. Nulla è cambiato rispetto al “clerico-fascista” con cui veniva apostrofato Alcide de Gasperi, quando scriveva che “l’antifascismo ad un certo punto per il bene e il progresso della nazione dovrà essere superato da nuove solidarietà più inerenti alle correnti essenziali della nostra vita pubblica”. Il “fascismo eterno” è ancora in servizio.

Aggiornato il 28 aprile 2025 alle ore 12:09