
Gli 80 anni della Festa della Liberazione cadono nel giorno speciale della Repubblica: la vigilia dei funerali di Jorge Mario Bergoglio, il 266° Papa. Un papa venuto “dalle fine del mondo”, che ha suscitato nel suo pontificato sorprese, dubbi, contestazioni, dibattiti, perfino laceranti interrogativi. Il “Papa nero”, temeva qualcuno. Il “Papa woke”, lo definisce la sinistra. Rivoluzionario, non fosse altro che per la sua scelta di non dimorare in Vaticano, ma restare nella Domus Sanctae Marthae, l’edificio alberghiero situato dentro le Mura, in cui è voluto rientrare anche dall’ultimo ritorno dall’Ospedale Policlinico Gemelli. Lì era iniziata la sua missione papale e lì ha voluto concludere il suo viaggio terreno. E il funerale, che sembrava dover essere semplice e non enfatico, si carico di ora in ora di nomi di capi di Stato. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump era vicino al presidente francese Emmanuel Macron. Ci sono stati anche Joe Biden e Volodymyr Zelensky. Lievitano affluenze eccellenti. Una folla calcolata in migliaia. Diretta tivù in mondovisione, forze eccezionali con sistemi anti-drone, caccia e un cacciatorpediniere per la sicurezza in mare e nei cieli. Un problema sale: la gestione del 25 aprile, festa di punta per commemorare la Liberazione d’Italia dall’occupazione nazista e dal fascismo, a coronamento della Resistenza italiana contro il nazifascismo.
Per rispetto e in memoria del Papa il Governo Meloni ha sospeso tutti gli appuntamenti in agenda e ha indetto 5 giorni di lutto nazionale, con tanto di bandiere a mezz’asta italiana ed europea in tutti gli edifici pubblici, un minuto di raccoglimento nelle scuole, invitando a cancellare eventi se non quelli ufficiali. E la Liberazione, quella giornata che vede in piazza il massimo dispiegamento dell’antifascismo, protesta la sinistra? La premier in prima persona ha specificato che non sussiste nessuna volontà di boicottare le manifestazioni, raccomandando però “sobrietà”. Stesso concetto espresso da Nello Musumeci, ministro della Protezione civile, che fa infuriare il segretario della Cgil Maurizio Landini: “Lutto? Il 25 è giornata di lotta”, insorge. Dal Manifesto insinuano che il Governo usi il lutto “per oscurare la Liberazione”. La presidente Meloni tornando sul punto è stata chiara: “Nessuno vieta di riunioni. Ma niente scontri, schiamazzi e cortei con episodi violenti come spesso accade”. “Il 25 non è una festa in discoteca o un happy hour”, ha replicato Angelo Bonelli di Avs. “Sono 80 anni dalla Liberazione dal fascismo, si vede che ancora qualcuno ha difficoltà a farci i conti”, ha aggiunto il sodale di Avs Nicola Fratoianni. Sobrietà. Per la prima volta il termine, che indica la capacità di mantenere l’equilibrio e la misura in ogni aspetto della vita, scavalca la contrapposizione che ci portiamo addosso come un retaggio sempre più pesante. Sobrietà. In nome di Jorge Mario Bergoglio, il pontefice dell’ascesa di Giorgia leader mondiale, ma anche il Papa Francesco che “ha tolto tutti i ma” ai dubbi della fede di Fabio Fazio, a cui il gesuita argentino ha dedicato una presenza nei suoi spazi tivù. Come ha fatto dono della sua parola a Carlo Conti in un messaggio inviato sul telefonino e trasmesso a sorpresa nella finale del Festival di Sanremo.
Sobrietà, che discende lenta come un velo sui rancori del passato e arriva fino all’ex presidente del Consiglio e del Pds Massimo D’Alema, il quale al Corriere ha sentenziato: “Bergoglio è stato un pontefice progressista”. Dalle fila della stampa di destra reagiscono: “Ma lui i cannoni voleva eliminarli, mica venderli”, come ha pungolato nel suo editoriale Maurizio Belpietro, direttore de La Verità, alludendo all’inchiesta archiviata sulla presunta vendita di materiale militare prodotto da Leonardo e Fincantieri al Governo della Colombia. Sobrietà, che non frena l’ex magistrata Simonetta Matone, deputata della Lega, dal ribaltare il tentativo di accreditare Bergoglio come il Papa della sinistra: “Le aperture progressiste – ha detto davanti alle telecamere di 4 di sera, su Rete 4 – non sono mai arrivate, perché questo Papa ha definito i medici abortisti sicari di morte”. E non ha esitato a usare in tivù quel termine pesante volendo riferire la condanna di Bergoglio sui peccati dell’omosessualità. Ecco che piano piano, mentre tutto sembrava finire, mentre pensavamo che il pontificato di questo “papa diverso” fosse arrivato al termine e si dovesse volgere l’attesa al successore dell’Apostolo Pietro, invece si dipana sottile ma pervicace l’opera di Francesco.
Che lascia senza fiato per le circostanze che ho elencato e i concetti che s’impongono in modo contrapposto, ma non contraddittorio. Con “sobrietà” al posto di “fascismo” e a tutto l’armamentario postfascista. Via dagli eccessi e dalle cattive abitudini. Via dalle sterili polemiche, perché a Roma sabato si sono incontrati i grandi della Terra. Non al tavolo della trattative, ma davanti alla salma di un uomo che dalla fine del mondo sale a Dio. Che cosa ci lascia, dunque, davvero Papa Francesco? Mi viene in mente che forse il senso e la forza di questi anni di papato sono racchiusi dentro le osservazioni che a Passato e presente, la trasmissione di Rai 3, si scambiano lo storico Emilio Gentile e il conduttore Paolo Mieli. Si parla, in particolare, di quei giorni fatidici dell’8 settembre 1943 quando dalla sede Eiar il maresciallo Badoglio comunica agli italiani l’entrata in vigore dell’armistizio. Patria e Resistenza, e cioè come dal De Profundis di Salvatore Satta, passando per Una guerra civile: Saggio storico sulla moralità nella Resistenza di Claudio Pavone non solo si dipani la concretizzazione del postfascismo, ma si possa isolare quel momento unico, salvifico in cui un popolo ritrova “la fine della guerra”. Infatti il professor Gentile, specialista della storia del fascismo, cita quasi con leggerezza il film del 1960 diretto da Luigi Comencini, Tutti a casa, con Alberto Sordi, in cui i militari risuonano l’urlo disperato: “La guerra è finita”. Chissà che non sia questo il miracolo di Francesco, sicuramente il lascito di Papa Bergoglio.
Aggiornato il 28 aprile 2025 alle ore 15:31