
Povera (ricca) Harvard, la Piramide di Cheope del mito “Dei” (Diversity Equity Inclusion), per cui il mondo appartiene ai diversi e la normalità è bandita dalle sue cattedre. Da decenni, grazie a decine di miliardi annui di sovvenzioni pubbliche, nelle migliori Università americane e non solo (UniMajor per brevità) non si recluta più per merito, ma su base politico-ideologica a dominante assoluta woke. E chiunque non risulti Dei-conform è messo all’indice, bandito, espulso, isolato dal mondo accademico. Se fosse soltanto folklore da campus, allora lo si potrebbe trattare come tutte le mode passeggere, con: “Vedrai che passerà”. E questo, metodologicamente parlando, è l’errore più grave che si possa commettere. Perché certe influenze e i loro vettori influencer intellettuali, che dominano sui social network e nei media di tutto il mondo, rappresentano veri e propri coronavirus intellettuali pandemici, in grado di contaminare e ammalorare in massa centinaia di milioni di individui “suggestionabili”, presenti all’interno delle grandi collettività occidentali. Del resto, moltissimi dirigenti di livello medio-alto del Deep State, delle multinazionali, dei colossi digitali, del media-world, della comunicazione e dei dipartimenti scolastici Usa e occidentali sono tutti diplomati nelle UniMajor. Risultando, quindi, tra i più fervidi e autorevoli sostenitori dell’ideologia woke, di cui contribuiscono a disseminare i germi in ogni aspetto pratico delle loro condotte e ambiti di competenza. Risultato? Un dramma epocale. L’Occidente che quelle leadership woke ha formato, protetto e vezzeggiato è diventato ai loro occhi il monstrum, il nemico da abbattere, perché da lui sarebbero originati tutti i mali della Terra e della nostra epoca.
Essendo le UniMajor dei soggetti privati, gli agenti esteri che ne avevano interesse hanno potuto influenzarne le condotte politico-accademiche, diversificando le relative fonti di finanziamento. Ed è indubbio, in merito, che proprio i petrodollari arabi abbiano avuto un ruolo di rilievo nel sostenere le proteste antisraeliane e antioccidentali dei movimenti Pro-Pal. Anche qui, identicamente a quanto accade nel tempio ultra woke del multilateralismo onusiano, vale la seguente constatazione: se si ha la pretesa ideologica di riconoscere uno “Stato Palestinese”, allora coerenza vuole che il “7 Ottobre” abbia rappresentato da parte di questo stesso Stato una vera e propria dichiarazione di guerra nei confronti di Israele. Legittimando quest’ultimo, quindi, a reagire sulla base del diritto internazionale, come accade a ogni Paese chiamato a difendersi, per cui a farne le spese, come sempre, è la popolazione civile. Ma, mentre in Ucraina, dove si scontrano in campo aperto eserciti regolari, le vittime civili sono contenute, a Gaza accade esattamente il contrario, poiché i terroristi super armati di Hamas, non in grado di fronteggiare un esercito vero, si nascondono a decine di migliaia nei tunnel, nelle case di civile abitazione, negli ospedali e nelle scuole. Motivo per cui gli israeliani colpiscono esclusivamente insediamenti civili, facendo salire vertiginosamente il bilancio di morti, feriti e invalidi permanenti tra donne, anziani e, soprattutto, bambini. E, in base alla loro logica perversa, cosa fanno le leadership woke presenti nelle UniMajor occidentali? Se la prendono con l’attaccato (che sia Israele o l’Ucraina), invece di chiedere ad Hamas di consegnare armi, tunnel e ostaggi risparmiando così la vita e immani sofferenze al popolo palestinese.
E nessuno dell’elite woke che in questi decenni abbia mai chiesto conto e ragione ai terroristi di Hamas del perché abbiano dilapidato montagne di miliardi di aiuti esteri, per acquistare armi e scavare tunnel come tante talpe impazzite, anziché creare una vera e propria economia moderna e reti infrastrutturali di trasporto (idriche, elettriche, telematiche e così via), per il benessere del popolo gazawi e di quello palestinese, in generale. Nondimeno, gli attivisti woke progressisti, senza altro merito che la loro appartenenza ideologica, si sono avvalsi di molte decine di miliardi annui di finanziamenti pubblici americani (UsAid) e occidentali, per occupare posti di lavoro altamente improduttivi ma ben remunerati, e per coltivare le loro folli ragioni che pretendono il rispetto assoluto della multietnicità e multiculturalità. Tra l’altro, la dominante assoluta del woke svuota di ogni contenuto e legittimità il ricorso alla Forza contro i delitti e le ingiustizie commessi dalle minoranze considerate “protette”. Fino al punto di ignorare i crimini antilibertari e anti-woke, che contraddistinguono le condotte sociopolitiche di regimi totalitari e autocratici, come quelli russo, iraniano e cinese. Per non parlare poi del silenzio complice e tremebondo delle élite wokeist nei confronti dell’islamismo, che appende al cappio pubblicamente gli Lgbtq+, o spara pallini di piombo negli occhi innocenti di donne e giovani iraniani, che manifestano al grido di “donna, vita, libertà”.
Persino le favole e i racconti per bambini sono stati alterati in modo perverso a favore della predicazione gender-transgender, della parità dei sessi e del dio “Dei”, per cui si è totalmente ignorato il disastro antropologico del libero accesso fin dall’età prepuberale a milioni di videoclip pornografiche, pubblicate a titolo gratuito nella Rete. Oggi, grazie a questa sciagurata tolleranza, ci stiamo accorgendo di quanto il consumo di immagini hard vada drammaticamente a incidere in modo devastante sulle fasce d’età più delicate e fragili, che vanno dai 5 ai 15 anni, alterandone i comportamenti sociali e i rapporti presenti e futuri tra i sessi. Per non parlare dell’eccesso di libertà di costumi e della crescita esponenziale delle infedeltà coniugali (alle quali è fortemente correlato l’aumento inarrestabile dei femminicidi), favorite dall’utilizzo compulsivo e ininterrotto dei social, vedi Tinder e altri siti mondiali di dating e di sesso libero. Giovani e giovanissimi hanno accesso a video pornografici altamente osceni (dove la femmina è solo un orifizio da penetrare in tutti i modi possibili) e disintermediati dall’assistenza psicologica di adulti esperti. Tutto è messo in mostra senza veli (rapporti etero, omo, o mixati tra di loro, in coppia o in gruppo), dando spazio a ogni possibile perversione sessuale, in base a scene filmate sul set, con la partecipazione di adulti-attori consenzienti, o messe amatorialmente sul web da privati cittadini per la loro volontaria pubblicazione. Vladimir Putin e Xi Jinping hanno pertanto le loro belle ragioni nel denunciare la “decadenza” di questo nostro Occidente imbelle e corrotto! Appello a Maga: “Woke delendum est!”
Aggiornato il 24 aprile 2025 alle ore 11:44