
Il patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa è uno dei “papabili” più accreditati. Francescano originario di Bergamo, ha lodato il sostegno di Papa Francesco alla popolazione di Gaza e l’impegno per la comunità cattolica nella Striscia. Dopo la scomparsa di Jorge Mario Bergoglio, “al Conclave, come tutti i cardinali, porterò le istanze della terra che rappresento. Per la Chiesa del futuro, dovremo vedere come la penserà il nuovo Papa. Sarà molto importante ascoltare le voci dei cardinali da tutto il mondo, per capire e fare una sintesi generale”. Lo spiega alla Stampa il patriarca di Gerusalemme, alla vigilia della sua partenza per Roma. “Il Papa – spiega il cardinale – ha insistito molto su alcuni elementi: l’attenzione ai poveri e agli ultimi, la pace. Basti pensare al legame speciale con la parrocchia a Gaza. Non è una novità nella Chiesa, ma sono stati temi tipici di questo pontificato”, prosegue. “Ha messo la pace come questione centrale della vita religiosa, non una delle questioni. Poi è stato sempre per il dialogo con le chiese, le culture, pensiamo ad Abu Dhabi, all’enciclica Fratelli tutti, per esempio”. Eppure, con il mondo ebraico Francesco non ha avuto un rapporto facile.
“Il Papa – continua Pizzaballa – ha parlato più volte di quanto sta accadendo in Terra Santa, condannando sia il massacro del 7 ottobre che quanto succede a Gaza ai palestinesi. È stato sempre molto chiaro. È stato anche frainteso, anche quando ha inviato una chiamata morale per risolvere la situazione. Abbiamo avuto incomprensioni, non personalmente, ma tra la Chiesa e la comunità ebraica. Ma il desiderio del dialogo è ancora lì. Dobbiamo imparare da queste incomprensioni e imparare come evitarle e come migliorare”. Pizzaballa rimarca: “Il desiderio è quello di avere un dialogo migliore e riprendere al meglio i contatti”. Secondo il cardinale, “la Terra Santa ha bisogno di pace e di un dialogo migliore tra i differenti leader religiosi e politici. L’eredità di Francesco rimarrà. Il nostro è un microcosmo di situazioni e conflitti che si possono trovare ovunque. Quello di cui abbiamo bisogno qui è lo stesso di cui c’è bisogno in tutto il mondo”.
Frattanto, mentre in Vaticano e in tutto il mondo cattolico è vivo il sentimento di lutto per la morte di Papa Francesco, i cui funerali avranno luogo sabato prossimo, sul Conclave che eleggerà il suo successore irrompe il caso del cardinale Angelo Becciu. Il porporato sardo, in un’udienza-shock del 24 settembre 2020, fu privato da Papa Francesco dell’incarico di prefetto della Congregazione delle cause dei santi e dei “diritti connessi al cardinalato”. Conservava quindi il titolo cardinalizio, ma cessava da ogni incarico nella Curia romana e perdeva il diritto di entrare in un futuro Conclave. Quest’ultima penalizzazione, però, viene ora contestata con forza dallo stesso Becciu, che, dopo essere stato invitato alle Congregazioni generali pre-Conclave al pari di tutti gli altri cardinali, manifesta ora tutta l’intenzione di partecipare anche al voto per il nuovo Papa. “Richiamandomi all’ultimo Concistoro (quello nel quale è divenuto cardinale Arrigo Miglio, già arcivescovo di Cagliari e che accolse Bergoglio nella sua storica visita del settembre 2013) il Papa ha riconosciuto intatte le mie prerogative cardinalizie in quanto non vi è stata una volontà esplicita di estromettermi dal Conclave né la richiesta di una mia esplicita rinuncia per iscritto”, ha detto ieri il cardinale Becciu all’Unione Sarda.
Sulla pretesa di Becciu dovrà decidere la Congregazione generale dei cardinali, la cui prima sessione si è riunita stamane. Ma non sarà facile tenere a freno la volontà del cardinale, che peraltro continua a sostenere animosamente la sua innocenza, come pure il fatto di essere stato “perdonato” dal Papa. E la sua presenza in Conclave costituirebbe senz’altro un elemento destabilizzante, con possibili effetti di mobilitazione in particolare tra i settori del Sacro Collegio più contrari alla linea di Bergoglio. Becciu, in quanto ex sostituto per gli Affari generali, era coinvolto nello scandalo dell’acquisto da parte della Santa Sede di un immobile di lusso da 200 milioni di euro a Londra, e in altre accuse sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, come quelli inviati alla Cooperativa Spes di Ozieri, guidata dal fratello Antonino o anche alla sedicente esperta di intelligence Cecilia Marogna. Accuse che gli sono costate una condanna in primo grado a cinque anni e sei mesi di reclusione, mentre per il prossimo autunno è atteso l’appello.
Con la partecipazione di Becciu, il numero dei votanti al Conclave salirebbe da 135 a 136. Bisognerà vedere chi avrà il coraggio e la forza – anche consociativa – di opporsi all’incursione innocentista del cardinale di Pattada. In un Sacro Collegio dove molti dei porporati, soprattutto quelli dalle estreme periferie della Chiesa, neanche si conoscono fra loro, sugli equilibri del Conclave saranno decisive proprio le Congregazioni generali, in cui intessere conoscenze, far emergere personalità e carismi, formare eventuali cordate. Mentre fra i favoriti per il Soglio di Pietro, nonostante le ritrosie personali, resta il segretario di Stato di Bergoglio, Pietro Parolin, capace di mediare tra le varie anime e di rassicurare sia i “progressisti” in continuità con Francesco, sia i “conservatori”, per quanto queste categorie possano ancora avere un autentico valore in questa fase, secondo varie fonti potrebbero appannarsi gli astri del presidente della Cei Matteo Zuppi, per il quale la provenienza dalla Comunità di Sant’Egidio potrebbe persino costituire un handicap, e del già citato Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme. Con le opportune alleanze, comunque, il nutrito gruppo degli italiani sarebbe decisivo per far pendere l’ago della bilancia.
Tra le possibili alternative, sta salendo la stella del cardinale di New York Timothy Dolan, capace di rastrellare un bel numero di voti: ma contro la corsa dei cardinali a stelle e strisce osa sempre il fattore anti-imperialista ben presente in tante aree della Chiesa, per le quali soprattutto un’accoppiata Papa Dolan-presidente Donald Trump sarebbe davvero come il fumo negli occhi. In altre parole, una prospettiva inaccettabile di concentrazioni di potere a livello globale. “L’esito del Conclave potrebbe riservare delle sorprese. Papa Francesco fu una sorpresa: non era nei pronostici. E fu una bellissima sorpresa”, dice intanto l’arcivescovo di San Paolo del Brasile, il cardinale Odilo Scherer, che non esclude un pontefice africano o asiatico. “Non sarei sorpreso se il nuovo Papa provenisse da un continente diverso dall’Europa o dall’America. La Chiesa cattolica è per tutto il mondo”.
Aggiornato il 23 aprile 2025 alle ore 13:41