
Sua Maestà Carlo III d’Inghilterra è arrivato in Italia per una visita ufficiale finalizzata al rafforzamento delle relazioni bilaterali tra Roma e Londra. Per il monarca britannico si tratta, tra l’altro, del primo viaggio nel Belpaese dopo l’incoronazione al trono inglese. La prima volta in assoluto per un sovrano del Regno Unito a rivolgersi a una sessione congiunta del Parlamento italiano. Dietro l’arrivo in Italia di Re Carlo, tuttavia, potrebbero celarsi ragioni ben più profonde e complesse di ciò che, per ovvie ragioni, traspare dai comunicati ufficiali, in cui si parla, in maniera peraltro alquanto generica, di Difesa, transizione ecologica, valori condivisi e legami tra popoli e comunità. Soprattutto se si pensa al fatto che, il monarca, è suo malgrado alle prese con gli effetti collaterali delle cure chemioterapiche contro il cancro, che lo hanno recentemente costretto a interrompere tutti gli impegni pubblici per affrontare un periodo di degenza in ospedale, consumato immediatamente prima della sua partenza per l'Italia, e, casualmente, terminato proprio in prossimità del viaggio dei reali inglesi nel Belpaese. Curioso, no?
Come se il sovrano britannico volesse necessariamente onorare il suo impegno istituzionale in Italia. Chissà per quali motivi? C’entra qualcosa, per caso, la notizia dell'imminente arrivo nel Belpaese, previsto per il prossimo 18 aprile, del vice presidente degli Stati Uniti d’America J.D. Vance? Sarà forse che, con l'avvento della seconda era Trump e il conseguente radicale cambio di paradigma imposto dalla nuova amministrazione americana, è in procinto di riaprirsi un aspro confronto a distanza tra Usa e Uk per stabilire chi dovrà detenere la leadership nel Belpaese? Possibile. Del resto, la storia insegna che, sin dai tempi dell’Unità, gli inglesi considerano l'Italia “cosa loro”. Come, d'altronde, pure gli Stati Uniti, che, da svariati decenni, ormai, si contendono, proprio con la corona inglese, il dominio territoriale e geopolitico sull'Italia, data, soprattutto, la sua posizione strategica nel Mediterraneo.
Non è un mistero, del resto, che anche Donald Trump guardi con favore proprio all'Italia, principalmente per via della sua vocazione mediterranea e del ruolo strategico che Roma potrebbe giocare negli equilibri in Africa e in Medio Oriente. D’altra parte, Giorgia Meloni vede a sua volta di buon occhio la nuova amministrazione americana, anche in vista del possibile ruolo che la premier vorrebbe ritagliarsi sulla scena politica europea in qualità di interlocutore privilegiato di Washington. Attenzione però: perché l'eccessivo avvicinamento tra Palazzo Chigi e la Casa Bianca potrebbe risultare parecchio indigesto per Londra, che, in quel caso, non potrebbe non attivarsi per valutare delle “soluzioni alternative” in grado di allentare la morsa degli Usa sul Belpaese.
Intanto, il sovrano inglese punta, con la sua visita, a rinsaldare ulteriormente il legame anglo-italiano, e a richiamare, anche nel corso dei colloqui in programma proprio in queste ore con il Quirinale, la necessità di un impegno di Roma in favore della “causa europea”. Dopodiché, laddove dovesse servire a preservare la sfera d'influenza britannica sull'Italia, non si potrebbero escludere dei futuri tentativi, da parte di Londra, finalizzati a minare la stabilità dell’esecutivo di centrodestra per promuovere eventuali “soluzioni tecniche temporanee” favorite dalle forze politiche più “europeiste”, a cominciare dal Partito democratico, al fine di riallineare le politiche di Roma al Regno Unito per poi accompagnarla verso l’elezione di un nuovo parlamento.
Aggiornato il 09 aprile 2025 alle ore 09:33