
Giulia Bongiorno, avvocato e presidente della commissione Giustizia del Senato, continua il suo percorso di appoggio alla Riforma della Giustizia. E lo fa cercando di fare chiarezza su quei punti divenuti critici soprattutto a causa della comunicazione di un certo mainstream.
Dopo aver partecipato al congresso della Lega, domenica scorsa a Firenze, per illustrare la mozione (che ha fatto approvare) di cui era firmataria assieme al deputato Jacopo Morrone, dove ha chiesto al partito di Matteo Salvini di mettere in atto ogni sforzo per sostenere il cammino della riforma dell’ordinamento giudiziario, ha rilasciato a Il Dubbio delle considerazioni sulle quali vale la pena di indugiare.
In primis: “Anche nella magistratura ci sono voci autorevoli a favore della riforma”. Ma, a quanto pare, non possono dirlo apertamente. Solo questo concetto andrebbe ribadito ad oltranza, visto che la maggior parte dei media riportano soltanto le opinioni contrastanti.
Poi prosegue: “Noi sosteniamo con grande convinzione la riforma e ricordo che alcuni temi erano oggetto di un referendum portato avanti dalla Lega. La mia mozione si sofferma su vari profili della giustizia e nel mio breve intervento mi sono limitata a ricordare che la riforma è necessaria ed è assolutamente fuorviante parlare di riforma punitiva della magistratura”. Perché l’unico aspetto da punire, ribadisce la senatrice, sono “le degenerazioni delle correnti” mentre “premierà i magistrati meritevoli che magari sono stati penalizzati dal fatto di non essere iscritti alle correnti”. Insomma, l’unico vero obiettivo “è l’indipendenza e terzietà dei giudici”. Cosa che alcuni malsani rappresentanti della magistratura fanno finta di non capire. O peggio, fanno di tutto per far sì che passi il messaggio opposto.
Bongiorno, infatti, sottolinea come sia “un bene spiegare i contenuti perché ho sentito critiche totalmente disancorate dal testo. Sostenere ad esempio, come fanno molti, che la riforma colloca la magistratura sotto il potere esecutivo significa criticare una riforma che non c’è. È auspicabile dibattere su ciò che c’è nel testo non su questioni inesistenti”.
Anche il tema del sovraffollamento carcerario, con il drammatico aumento del numero di suicidi, viene affrontato con lucido pragmatismo: “Si tratta di un problema grave, anzi direi gravissimo. Ne siamo tutti consapevoli, a partire dal ministro. Naturalmente è un problema antico che non si risolve in pochi mesi. Servono nuove strutture perché altre soluzioni si sono rivelate inutili”.
Non resta che attendere che si compia l’iter burocratico della riforma: il ddl costituzionale al momento è stato approvato in prima lettura a Montecitorio ed ora è al vaglio della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama. Poi è prevista una seconda lettura. E non si può escludere che il cammino culmini in un referendum confermativo.
Non possiamo che unirci all’augurio della stessa Bongiorno: “Spero che i tempi siano rapidi”.
Per il bene del Paese, dei cittadini e anche di tutta quella parte sana della magistratura che però, a quanto pare, non ha lo stesso diritto di parola della parte malata.
Aggiornato il 09 aprile 2025 alle ore 09:39