Elon Musk svela i piani del nemico

Chiediamoci che differenza possa passare tra un fondo speculativo che investe in Italia ed un ricco che elegge l’Italia proprio Paese preferito. Certamente il fondo opera in maniera predatoria, col fine di comprare aziende e territori con pochi spiccioli, casomai investendo su una classe dirigente senza scrupoli e facilmente corruttibile; di contro un ricco che ama l’Italia acquista dimore e vi sposta interessi personali perché in Italia ci sta bene... politica permettendo. Quest’ultimo è il caso di Elon Musk, che ha scelto di schierarsi in politica non a sinistra, e questo lo sta rendendo facile bersaglio dei giornali di John Elkann e Carlo De Benedetti nonché delle opposizioni italiane ed europee. Certamente Musk attira gli strali di una certa sinistra, e semplicemente perché nelle classifiche risulterebbe ancora l’uomo più ricco del mondo; ma difficilmente scalfibile da magistratura italiana, politica e fisco del Belpaese, questo perché è cittadino americano. Diciamo che per certa sinistra Elon è un migrante scomodo, che rinchiuderebbero volentieri in un carcere al 41bis e dopo avergli confiscato tutto: ma questo non è possibile e, di logica conseguenza, si arrabbiano. Gli imprenditori ideali per certe opposizioni si confermano John Elkann e Carlo De Benedetti, e certe sinistre chiudono più di un occhio sulla fuga della Fiat dall’Italia, come del resto sulle operazioni fatte da imprese che hanno portato a morte il modello italiano creato da capitani d’industria come Adriano Olivetti.

Ma torniamo al nostro Musk che, probabilmente, è la voce più influente per Donald Trump sulle strategie industriali, insieme naturalmente al parere del genero Jared Kushner (marito di Ivanka Trump). Particolare non secondario è che Jared Kushner appartenga ad una fazione politicamente ed affaristicamente opposta a quella di John Elkann, nipote di Gianni Agnelli ma anche del già rabbino capo di Parigi Jean-Paul Elkann (banchiere francese e storico presidente della Compagnie Financière). Già in certi salotti si chiedono se non vi sia lo zampino di Jared Kushner dietro la freddezza con cui la segreteria di Donald Trump avrebbe più volte rinviato l’incontro tra il presidente e John Elkann: quest’ultimo, designato dal nonno Gianni Agnelli come suo successore, è amministratore delegato della Exor che possiede Ferrari, Cnh Industrial, Iveco Group, Juventus, Louboutine, The Economist Group, ma è anche presidente di Stellantis, Ferrari Spa, Fondazione Giovanni Agnelli e membro del consiglio di amministrazione di Meta.

Stellantis è una multinazionale con sede nei Paesi Bassi che produce autoveicoli, nata dalla fusione tra i gruppi Fiat Chrysler Automobiles e Psa; società con sede legale ad Amsterdam e sede operativa a Hoofddorp, da dove controlla quattordici marchi automobilistici, molti un tempo italiani: Abarth, Alfa Romeo, Chrysler, Citroen, Dodge, Ds Automobiles, Fiat, Jeep, Lancia, Maserati, Opel, Peugeot, Ram Trucks, Vauxhall, e probabilmente altro ancora. Ma Chrysler Group nasceva nel 1925 come gruppo industriale statunitense e nel 1998 veniva acquisito dalla tedesca Daimler-Benz. Era stato l’allora presidente Barack Obama a subordinare la concessione del “prestito-ponte” al gruppo Chrysler: finiva in pancia a Fiat, in cambio di un piano industriale per portare negli Stati Uniti automobili a basso impatto ambientale, con motori di piccola cilindrata sul tipo di quelli circolanti in Europa; insomma faceva parte dell’economia verde, storico punto cardine della campagna elettorale di Obama. Non è un mistero che John Elkann avesse appoggiato i Democratici, ma oggi a governare gli Usa è tornato Donald Trump. Soprattutto il pianeta è tornato ad una sorta di rinascimento, a governare sono i signori, sia i mecenati delle guerre che delle imprese.

Elon Musk è un mecenate delle imprese che ama l’Italia e reputa il destino dell’Europa sia tristemente in mano a gente poco rispettosa dei popoli. Ma veniamo a cosa ci ha voluto dire Musk parlando da ospite al congresso della Lega svoltosi pochi giorni fa a Fortezza da Basso. Musk ci ha raccontato che presto vivremo assediati, che in Europa ci saranno focolai di guerra civile ed attacchi terroristici. “I vostri amici, le vostre famiglie, saranno tutti a rischio” dice Musk dal palco fiorentino. Gli italiani benpensanti si dichiarano sconvolti, liquidano Musk come un folle, aderendo alla descrizione che fanno di lui i giornali di Elkann e di De Benedetti; non pensando minimamente che la previsione fatta da Elon Musk sia invece frutto di rapporti dell’intelligence Usa sui focolai d’insurrezione monitorati nelle periferie di Parigi, Marsiglia, Lione, Bruxelles, Amsterdam, Amburgo... Milano. Matteo Salvini non ha certo voluto usare Musk per parlare d’immigrazione, ma ha usato Musk per rivelare agli italiani tutti quello che sanno bene gli addetti ai lavori. Ovvero che nelle banlieue delle città periferiche di Francia, Belgio e Germania e a Londra insistono arsenali di armi e depositi con ingenti quantitativi di droga, soldi e farmaci: tutta pregiata mercanzia in mano a gruppi criminali organizzati, che a buon bisogno si possono dichiarare eserciti rivoluzionari o paramilitari del narcotraffico (come avviene genericamente in Sud e Centro America). Musk ci ha semplicemente raccontato la malafede di chi governa Francia, Germania e Gran Bretagna, che sta tutta nella voglia di continuare la guerra in Ucraina, sottovalutando il fronte interno; la guerriglia urbana che potrebbe esplodere da un momento all’altro, e solo se per sbaglio le polizie perquisissero l’immobile sbagliato. Del resto, è già avvenuto a Lione e a Parigi, in rete abbiamo visto le immagini di oltre un centinaio di persone di varia etnia che mettevano in fuga le auto della Gendarmeria.

I satelliti di Musk sorveglino il pianeta, lui è ben cosciente della realtà, soprattutto ha un continuo scambio d’informazioni con polizie ed eserciti che si servono dei servizi satellitari e della consulenza tecnologica delle aziende di Musk (non dimentichiamo che è fornitore principale della Nasa e di tutte le agenzie aerospaziali). Il multimiliardario, secondo fonti ben informate, si sarebbe anche trattenuto dal rivelarci le confidenze che girerebbero sull’uso che Emmanuel Macron vorrebbe fare di un eterno ombelico bellico ucraino: ovvero svuotare le carceri per arruolare gente da mandare a fronte, e poi passare ad arrestare massivamente nelle banlieue per poi mandare al fronte migranti di prima, seconda, terza e quarta generazione non integrati nel tessuto economico lavorativo francese; una sorta di tritacarne in grado di decongestionare demograficamente le periferie. Musk non è affatto un pazzo, come ci raccontano i signori dell’impresa speculativa suoi concorrenti (Elkann e De Benedetti), invece è un pragmatico che influenza, come un novello Henry Ford, le politiche del suo presidente. Infatti, ci ha detto che i dazi finiranno, ma appena cambierà la politica e la leadership europea, e che il futuro sarà una “zona di libero scambio”. Ma la guerra in Ucraina deve finire perché oggi non è interesse degli Usa fare guerra alla Russia.

Certamente Elon Musk ha eletto l’Italia a suo buon ritiro, ma gradirebbe che Giorgia Meloni e Matteo Salvini governassero burocrazia e magistratura, banche e vertici europei: un desiderio lontano e difficile al momento. E siccome Musk sa bene che la gente ha votato a destra per arginare lo strapotere delle lobby burocratico-giudiziarie, allora l’uomo più ricco della terra consiglia alla politica di essere coraggiosa, e prima che scoppino focolai di rivolte difficilmente controllabili. Qui ci chiediamo chi mai possa aver ingozzato di armi e droga queste terre di nessuno, una domanda che forse potrebbe ricevere risposte indigeste, politicamente scorrette: ovvero gruppi finanziari e speculativi che hanno investito sul marasma, sulla confusione generalizzata in Europa per abbattere il valore di mercato di palazzi, terreni, aziende. Certamente Musk potrebbe anche fare i nomi degli speculatori ma, da buon ragazzo timido qual è (questo ci dicono le biografie) aspetta che sia Vladimir Putin a fare l’elenco dei ricchi nemici del popolo europeo.

Aggiornato il 08 aprile 2025 alle ore 17:14