
Nel corso della prima giornata della quinta edizione del Festival Internazionale della Geopolitica europea, che si svolge presso M9 – Museo del ’900 di Venezia Mestre, gli esperti hanno affrontato le dinamiche attuali sulle elezioni Usa e gli equilibri globali. Ospiti d’eccezione, tra cui l’ambasciatore Antonio Badini, il giornalista Oliviero Bergamini, l’esperta di Usaid Maria Bina Palmisano (in collegamento dagli Usa), l’analista Greta Cristini, il docente Gianluca Pastori e il giornalista Giampiero Gramaglia, moderati da Gerardo Pelosi, hanno relazionato sulla tematica. Dai lavori è emerso che Trump sta utilizzando i dazi in funzione difensiva e il loro impatto ha aumentato lo sbilancio tra Europa e Stati Uniti.
La sua strategia commerciale si basa su una logica imprenditoriale: per ottenere un accordo, si deve iniziare con richieste massime, per poi arrivare a una mediazione. Zelensky ha criticato questo approccio, sostenendo che Trump non ha le “carte” per trattare efficacemente. Nonostante l’azzardo, la sua strategia segue una logica interna alla realtà americana. Il futuro dell’assetto geopolitico tra Europa e America si giocherà anche su queste dinamiche economiche. Donald Trump utilizza lo slogan “pace attraverso la forza”, ripreso da Ronald Reagan e tipico dell’azione politica dei repubblicani. Tuttavia, mentre per Reagan rappresentava una responsabilità strategica e un approccio anti-coloniale, per Trump assume una connotazione diversa: viene impiegato per il recupero dell’identità storica degli Stati Uniti e la Dottrina Monroe viene reinterpretata in chiave anti-europea. Per Trump, la guerra in Ucraina rappresenta una sconfitta della Russia, ma considera l’Europa un ostacolo al dialogo diretto tra Mosca e Washington. Il Presidente Usa sta portando avanti un dialogo per recuperare i rapporti con la Federazione Russa, anche in funzione di possibili accordi commerciali sulle risorse minerarie e per il controllo dell’Artico.
Riprendendo la tematica, Giampiero Gramaglia ha evidenziato: “Le responsabilità dell’Europa risiedono nella mancata risposta efficace agli Stati Uniti. Se l’opinione pubblica europea è sommersa da fake news, il problema è più ampio e non riconducibile a un solo leader. L’Europa è l’unione di 27 paesi con un Pil complessivo comparabile a quello degli Stati Uniti. Tuttavia, la differenza con Trump è evidente: egli sostituisce la verità oggettiva con la sua versione personale dei fatti e si fida solo della propria forza. Un elemento interessante è il legame tra Trump, Elon Musk e l’Europa: entrambi offrono opportunità nel campo della sicurezza, ma promuovono una visione orientata verso la deregolamentazione. Per affrontare queste sfide, l’Europa dovrà costruire un nucleo di paesi pronti a rafforzare la propria sicurezza senza vincoli eccessivi”. Con l’avvento di Trump, hanno sottolineato gli esperti, tutta l’amministrazione pubblica americana è stata ristrutturata in modo radicale. Fin dal suo insediamento, l’apparato burocratico ha subito tagli drastici e migliaia di dipendenti sono stati licenziati. Una ristrutturazione così violenta si è manifestata anche nelle politiche aziendali: molte multinazionali hanno dovuto ridimensionarsi e rivedere le proprie attività commerciali.
Aggiornato il 04 aprile 2025 alle ore 10:47