Il dormiente s’è svegliato

In classe, l’altro giorno, ho chiesto ai miei studenti: se voi foste confinati sull’Isola di Ventotene, a causa delle vostre idee, durante una guerra mondiale e vi trovaste sotto un regime dittatoriale, quali sono i tre oggetti che portereste con voi? Tre sole cose che portereste con voi nello zaino. Un libro? Uno smartphone? Un pallone? Una “playlist” con le vostre canzoni preferite? Le carte da gioco? Il vostro più caro amico? La persona che amate? Che cosa? Nel frattempo, personalmente, pensavo – invece – a che cosa, stavolta d’immateriale, avrei portato io. Tre cose soltanto: l’amore, un sogno, la memoria. Tutte e tre, del resto, sono guidate dalla follia. È la follia dei poeti, di chi non ha obiettivi e neppure scopi, ma semplicemente orizzonti. L’orizzonte della memoria è l’arte, la poesia, la cultura, la scuola, il futuro. L’orizzonte dell’amore è la bellezza nel senso simbolico ed esistenziale, la bellezza della vita, della natura e dell’infinito. L’amore che sconfigge la nostra angoscia di morte. L’orizzonte del sogno, invece, nel mio caso specifico, sull’isola di Ventotene, sarebbe quello – ovviamente – per gli Stati Uniti d’Europa. Arrivato a quel punto dei miei pensieri, però, mi sono posto una domanda e l’ho posta ai miei allievi: ma il Manifesto di Ventotene, quello di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, di Eugenio Colorni e del 1941, è forse l’isola dell’utopia o un sogno possibile? La risposta dei ragazzi: dipende da noi. Che cosa vogliamo portarci in Europa? E per quale Europa? Quale Europa vogliamo?

Desideriamo costruire una federazione o una confederazione? Andare avanti o tornare indietro? Insomma, oltre alle prime tre cose concrete che mi vengono in mente, cioè un esercito comune, una politica estera comune, uno Stato federale, credo che l’orizzonte degli Stati Uniti d’Europa possa ritornare visibile soltanto se riusciremo a fare in modo che il nostro continente diventi principalmente il luogo in cui abitano e vivono tre cose immateriali: l’amore (fraternità e parola, dialogo e giustizia sociale, solidarietà e incontro), il sogno (libertà, conoscenza, scuola, ricerca e cultura) e la memoria (storia, arte, poesia, innovazione, politica). Insomma, l’unione nella diversità. Per dirla in sintesi. Ecco il punto: possiamo costruire un’Europa delle patrie oppure la Patria europea. La prima è quella sovranista e nazionalista; invece, per la seconda, è necessario ripartire dalle spinte e dalle motivazioni ideali e immateriali. Quasi folli. Come fu una follia di tre pazzi, quella espressa nel Manifesto di Ventotene del 1941, in cui Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni furono capaci d’immaginare gli Stati Uniti d’Europa, proprio mentre il nazifascismo vinceva conquistando tutto il nostro continente.

Aggiornato il 24 marzo 2025 alle ore 09:56