
“Ho fatto arrabbiare? Ho letto un testo… non capisco cosa ci sia di offensivo. Un testo si può distribuire ma non leggere? È un simbolo? Non l’ho distorto, l’ho letto. Ma non per quel che il testo diceva 80 anni fa ma perché è stato distribuito sabato scorso. Un testo che 80 anni fa aveva la sua contestualità se tu lo distribuisci oggi devo leggerlo e chiederlo se è quello in cui credi”. Queste le parole di ieri sera della premier Giorgia Meloni prima di salire in albergo a Bruxelles, in vista del Consiglio europeo di oggi.
Per fare un po’ di ordine, ieri doveva essere la giornata della Lega ma la parte da protagonista è stata strappata al carroccio (ancora una volta) dalla presidente del Consiglio. Il partito di Matteo Salvini voleva negare a Meloni “il mandato di approvare il ReArm Europe” alla vigilia del Consiglio Ue. Ma la lettura della premier del Manifesto di Ventotene ha spostato tutta l’attenzione su di lei: “Non so se questa è la vostra Europa ma certamente non è la mia”, ha detto Meloni alzando il tono, chiudendo il suo intervento alla Camera con le parole di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, scritte nel 1941 mentre erano confinati dal fascismo sull’isola di Ventotene. Tre minuti che hanno acceso il Parlamento. Dai banchi della maggioranza, applausi. Dall’opposizione, grida di protesta. Il presidente della Camera Lorenzo Fontana ha sospeso la seduta tra il caos generale. Nel frattempo, Meloni è volata a Bruxelles dopo il consueto pranzo al Quirinale. Dove, a quanto pare, non si sarebbe fatto cenno all’episodio.
Prima di lasciare Roma, la premier ha rilanciato il video del suo intervento sui social con un messaggio chiaro: “Giudicate voi”. Nella sua lettura in Aula, Meloni ha scelto alcuni passaggi chiave del Manifesto di Ventotene: “La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista”. “La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso”. “Nelle epoche rivoluzionarie, in cui le istituzioni non debbono già essere amministrate, ma create, la prassi democratica fallisce clamorosamente”. Parole che, secondo Fratelli d’Italia, avrebbero “smontato il mito” del Manifesto, svelando il suo carattere ideologico. “Ha fatto cadere il Muro di Berlino anche in Italia”, commentano fonti vicine alla premier.
Nel centrodestra, Antonio Tajani ha provato a disinnescare: “Grande rispetto per tutti, la mia Europa è quella di Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer e Robert Schuman”, ha detto prima di lasciare Montecitorio. Più tardi ha ribadito: “Meloni non ha offeso Spinelli, la polemica è fuori luogo”. Nella Lega, il tema tocca corde più profonde. Riccardo Molinari ha ricordato che il federalismo europeo proposto da Spinelli è stato un riferimento per la Lega Nord di Umberto Bossi, ma ha anche sottolineato che l’Unione europea di oggi “ha tradito” quello spirito originario. Meloni, raccontano, avrebbe scelto di puntare su Ventotene anche per rispondere a un attacco del Partito democratico in Aula. Giuseppe Provenzano aveva messo in luce le divisioni nel centrodestra sulla risoluzione che, di fatto, non cita il ReArm Europe. “Davvero è preoccupata solo dell’unità della sua maggioranza? Ci eravamo fatti un’idea più coraggiosa di lei, siamo in un tempo grave e senza coraggio si affonda”, ha detto il responsabile Esteri del Pd.
Dopo la sospensione, Fontana ha richiamato i capigruppo all’ordine: “Chi ha combattuto per la nostra libertà merita il nostro plauso”. Ma la tensione non si è placata. Tra le opposizioni, Maria Elena Boschi ha ricordato che nel 2016 Meloni criticava duramente Matteo Renzi, François Hollande e Angela Merkel, sostenendo che “sull’Europa avevano le idee più chiare nel 1941 i firmatari del Manifesto di Ventotene, detenuti in un carcere”. “Meloni oltraggia la memoria europea per coprire le divisioni del suo governo”, ha aggiunto Elly Schlein. Giuseppe Conte ha parlato di “ingratitudine”, ricordando che “se oggi siede al Consiglio europeo è grazie a Spinelli e Rossi… Quello era il progetto fondativo dell’Europa libera e democratica che abbiamo”. Duro anche Riccardo Magi di +Europa: “Una bombetta ideologica lanciata per poi scappare”. Più pragmatico (e cinico) Carlo Calenda: “Che senso ha tutta questa bagarre sul Manifesto di Ventotene quando il problema oggi è come tenere a bada Vladimir Putin?”
ROBERTO BENIGNI SULL'EUROPA FA IL 28,1 PER CENTO
Il Sogno di Roberto Benigni sono stati principalmente i quasi quattro milioni e 400mila ascolti che il comico toscano ha fatto ieri in prima serata. Il premio Oscar italiano ha descritto l'Unione europea come “la più grande costruzione istituzionale, sociale, politica ed economica degli ultimi 5.000 anni, un progetto unico basato sull’unità e il dialogo, opposto a ogni forma di divisione”. Benigni ha anche affrontato il pericolo rappresentato dai nazionalismi, affermando che questi ultimi “hanno sempre prodotto guerre. I nazionalisti odiano il mondo, ne hanno paura. Il loro motto è Abbiate paura”. “C’è da essere orgogliosi di essere europei”, ha aggiunto il comico, che ha poi ricordato come l'Europa abbia “forgiato alcuni dei pensieri più influenti della storia”.
Aggiornato il 20 marzo 2025 alle ore 13:09