
Il grande filosofo tedesco Hegel ha affermato che la storia dei popoli è quella delle loro istituzioni; si tratta non di una enunciazione astratta ma di una verità di riscontrabilità storica. Sin dai tempi più antichi i popoli che hanno avuto veramente voce in capitolo sono stati quelli dotati di buone compagini del potere; si pensi all’Impero persiano, allo Stato romano, che è durato per molti secoli grazie alla sua organizzazione.
I politici del nostro tempo ignorano questa verità, basando le loro posizioni non sui grandi temi che riguardano lo Stato ma tutto si svolge in note verbali spesso insignificanti e volgari, dimenticando i veri problemi riguardanti i cittadini. È cosi mancata da tanto tempo una vera politica di riforme: quando ad esempio si parla di toccare la Costituzione, si ha subito una levata di scudi da parte di coloro che possiamo definire degli autentici feticisti.
Viene così ignorata una verità già percepita chiaramente dai giuristi romani per i quali “hominum causa omne ius constitutum est”: il diritto è fatto per le esigenze degli uomini. Quando ciò non avviene, ogni legge, quindi anche le costituzioni, è destinata a morire.
Vincenzo Cuoco nell’Ottocento scriveva: “Le costituzioni sono come le vesti: è necessario che ogni età di ciascun individuo abbia la sua, la quale, se tu vorrai dare ad altri, starà male”. La nostra carta costituzionale rimane un modello di alto profilo per quanto attiene ai suoi principi, ma è indubbio che la parte organizzativa deve essere aggiornata, per fare in modo che il paese affronti con maggiore efficacia le sfide e le esigenze del nostro tempo. Con questo non si vuol dire che non ci siano stati dei tentativi di riforma, ma essi non sono andati a buon fine per i particolarismi che hanno caratterizzato l’azione dei partiti.
Vi è stata la Commissione bicamerale Bozzi (1983-1985) che ha individuato alcuni aspetti importanti di riforma rimasti però allo stato di principio; poi vi sono state la bicamerale De Mita-Jotti (1993-1994 ) ed ancora la bicamerale D’Alema (1997-1998) etc, tutto si è risolto in un nulla di fatto. Anche l’attuale governo di centrodestra si è dato un programma di riforme. Considerato il tempo che rimane per la conclusione della legislatura bisogna saper individuare una scala di priorità centrando però l’attenzione sulle tematiche che riguardano veramente il paese.
Così come è stato attuato il regionalismo, non ha apportato alcun beneficio ai cittadini, si sono creati dei corpi separati, le regioni, che aggiungono burocrazia a burocrazia quando invece dovevano essere attuate in maniera tale da migliorare l’azione dell’amministrazione pubblica . Alcuni regionalisti, che ipotizzano la loro separazione dallo stato centrale ignorano che la Costituzione all’articolo 114 parla della Repubblica come un unicum costituito dai Comuni, dalle Province , dalle città metropolitane, dallo Stato e dalle Regioni. S’impone a tal proposito qualche intervento correttivo.
Noi cercheremo di fare una buona riforma del premierato in modo da assicurare ai governi stabilità e capacità organizzativa senza però rompere alcuni equilibri costituzionali. Bisognerebbe riformare il Parlamento eliminando il bicameralismo perfetto e differenziando quindi l’attività di Camera e Senato. Anche il processo legislativo deve adeguarsi alle necessità del tempo.
Per quanto riguarda la magistratura non ha secondo lo scrivente una grande importanza la separazione fra pubblico ministero e magistratura giudicante. Una vera riforma nell’ordine giudiziario, intangibile restando nella sua autonomia e indipendenza, deve stabilire la responsabilità dei magistrati, abolire l’attuale progressione automatica di carriera e stabilire gli avanzamenti con criteri di merito. Creare un sistema di valutazione dell’attività dei giudici, affidato a membri di alto livello e operanti in condizioni di assoluta neutralità.
Uno Stato moderno, inoltre non può prescindere da una buona amministrazione, quella italiana, così com’è non funzione .Talvolta, i ritardi di risposta alle attese dei cittadini assumono l’aspetto di ere geologiche. Diritti sacrosanti vengono posti nel nulla, vi sono ad esempio soggetti interessati all’applicazione della legge Pinto da parte del Ministero di grazia e giustizia, che dopo sette anni non hanno ottenuto ancora l’indennizzo dalla medesima previsto. Ogni inadempienza dell’amministrazione sia quando agisca “iure privatorum” sia in veste di soggetto pubblico comporta danno ai cittadini e per questo vanno stabilite precise responsabilità. Non bisogna operare soltanto sull’ordinamento del personale, ma occorre configurare gli apparati amministrativi in modo da renderli fattori di crescita economica e civile .
Importanza fondamentale e principio generale ineludibile deve essere poi quello di far rispettare la legalità. In nome degli italiani si giustificano i blocchi del traffico stradale, gli imbrattamenti delle opere d’arte, le occupazioni abusive delle case, persino le violenze contro le forze dell’ordine. In nome degli italiani si plaude all’immigrazione clandestina, etc.
Poveri italiani, spesso vengono evocati per interessi di botteguccia e per acquisire in qualsivoglia modo il consenso.
Aggiornato il 26 febbraio 2025 alle ore 11:47