Proposta di legge Cisl sulla partecipazione

C’è una grande novità in campo sindacale. Non è più tabù il principio dei lavoratori a collaborare alla gestione delle aziende. L’applicazione dell’articolo 46 della Costituzione, rimasta nei cassetti del Parlamento e delle Confederazioni sindacali, sta facendo passi avanti su iniziativa della Cisl. Il “coraggio della partecipazione” è stato la base del dibattito dei mille quadri e delegati dell’Assemblea nazionale che ha salutato, per raggiunti limiti d’età, il segretario Luigi Sbarra e nominata a suo successore di Daniela Fumarola. Ben 400mila cittadini hanno sottoscritto l’iniziativa, il cui articolato è stato approvato in Commissione, alla Camera e ora è all’esame dell’Aula di Montecitorio in prima lettura. Qualche forma di partecipazione è già in atto in alcuni organismi bilaterali presso la Coop Alleanza 3, Coin, Ikea, Autogrill, My Chef, Leroy Merlin, Enel, Terna, Acea, A2A, Edison.

“È ora il momento – ha detto nel saluto d’addio all’attività sindacale operativa Sbarra – di applicare pienamente, attraverso il sostegno alla contrattazione, un principio costituzionale che rappresenta un pilastro di civiltà e progresso. Una norma mai realizzata che deve diventare realtà. Partecipazione significa democrazia, giustizia sociale e sviluppo sostenibile. Una sfida che deve unire il paese oltre ogni divisione politica”. Finora l’ostilità della Cgil e del Partito comunista hanno impedito di concretizzare l’idea presentata da Giovanni Gronchi, poi presidente della Repubblica, con Amintore Fanfani, Bruno Storti e Mario Pastore (Cisl), facendo prevalere la tesi del conflitto di classe sulla necessità di una progressività nell’inserire il lavoro nei posti direttivi della vita economica al fine di operare in armonia con le esigenze della produzione.

Era stato a destra il sindacalista Gianni Roberti, prigioniero a Hereford negli Stati Uniti, capogruppo del Msi per decenni, a presentare una proposta di legge sulla partecipazione, tenendo conto che in Germania le aziende metallurgiche, come la Volkswagen, stavano portando avanti la “cogestione” attraverso l’inserimento di rappresentanti dei dipendenti nel consiglio di sorveglianza e nel consiglio di amministrazione. Le ipotesi di Roberti, professore di diritto del lavoro all’Università di Napoli, elaborate con l’assistente Adriana Palomby, prevedevano la necessità di trovare modelli in cui la partecipazione dei lavoratori doveva essere istituzionale a tutti i livelli. Il fondamento era il superamento del classismo a seguito della trasformazione tecnologica e strutturale della produzione e dello Stato liberale d’impronta risorgimentale. Il principio della collaborazione tra forza lavoro e impresa doveva, secondo i costituenti, sopravvivere allo scossone del cambiamento dei regimi politici. Prima dell’articolo 46 avevano inserto gli articoli 39 (libertà sindacale) e 40 (il diritto di sciopero si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano) e 41 (l’iniziativa economica privata è libera e quella pubblica vanno indirizzate verso fini sociali).

La proposta della Cisl si scontra con il populismo e la demagogia sindacale portati avanti da Maurizio Landini della Cgil. Il convinto consenso del presidente del Consiglio Giorgia Meloni può spingere il Parlamento ad accelerare l’approvazione della proposta di legge popolare, aumentando il dialogo e la collaborazione per superare “quella tossica visione conflittuale” sviluppata per anni nel mondo del lavoro.

Aggiornato il 20 febbraio 2025 alle ore 10:40