
Si chiama Sabrina Cavalcanti. È la coordinatrice della segreteria del sindaco Roberto Gualtieri la protagonista della “guerra dei cassonetti” che sta incendiando il Pd romano. Lo scenario è il Terzo Municipio, governato da una maggioranza di centrosinistra presieduta da Paolo Marchionne, ma con una opposizione interna dello stesso Partito democratico formata da una piccola falange di quattro consiglieri che in diverse occasioni si schierano contro il loro stesso partito.
La scintilla è partita dalla disposizione dell’assessore all’Ambiente, Matteo Zocchi, di spostare di una ventina di metri alcuni cassonetti che erano posizionati davanti a un asilo, in via Monviso 9 e posizionarli vicino al civico 3 della stessa via. Il problema è che in quel palazzo abita proprio l’avvocato Sabrina Cavalcanti, membro dal novembre del 2021 della segreteria del sindaco Gualtieri, ma soprattutto componente della minoranza interna del Pd guidata da Riccardo Corbucci, cui fa riferimento la stessa Cavalcanti. Una che si ritrae sul suo profilo social indicando se stessa davanti alla scritta “Pericolo, stare lontano”, così, per farsi capire.
Immediatamente, dopo lo spostamento dei cassonetti, i quattro consiglieri del Pd hanno emesso un comunicato di fuoco. Accusando in pratica l’assessore ai rifiuti di occuparsi di rifiuti, cioè di aver spostato i cassonetti senza adeguato dibattito interno e senza coinvolgere le persone interessate. Ovvero gli occupanti del civico 3 dove vive la Cavalcanti. Alla nota dei quattro consiglieri fanno seguito telefonate di protesta all’Ama per richiedere che i cassonetti fossero riportati sotto il naso dei bambini dell’asilo. A questo punto, tanto il presidente Marchionne quanto l’assessore Zocchi reagiscono con due comunicati. Marchionne si dice stufo “di subire in silenzio attacchi continui da parte di chi è stato eletto con il simbolo del mio stesso partito”. Zocchi ribadisce che “la decisione è stata presa in seguito a numerose richieste pervenute dalle famiglie dei bambini che frequentano quell’asilo”. Quindi a questo punto la vicenda finisce su Roma Today, con un articolo di Giulia Argenti che però non fa il nome dell’avvocato, anche perché sembra sia arrivata una telefonata da parte dell’ufficio legale di Roma Capitale per dissuadere la redazione dal pubblicarlo. E in realtà succede poi che, di fronte al rifiuto dell’assessore ai rifiuti di ri-muovere i rifiuti dalle adiacenze del palazzo della Cavalcanti, venga promossa una raccolta firme in quel palazzo. Trenta persone sottoscrivono la protesta indirizzata all’Ama e al Municipio. Ma il nome della componente della segreteria del sindaco non c’è, mentre appaiono quelli del marito e dei suoi due figli. Quindi a questo punto ci si chiede: dissidi in famiglia? Allora l’avvocato Cavalcanti condivide il provvedimento dell’assessore Zocchi? Perché altrimenti non avrebbe firmato la protesta sottoscritta dal resto della sua famiglia? Magari davvero lei non c’entra nulla in questa piccola storia di quartiere che casualmente vede protagonista il palazzo in cui abita? Restano trenta persone che vorrebbero la spazzatura davanti ai bambini di un asilo piuttosto che a dieci metri del loro portone.
Aggiornato il 17 febbraio 2025 alle ore 13:50