
All’interno di Forza Italia convivono due visioni del mondo diametralmente opposte. Da una parte l’idea libertaria rappresentata da Marina Berlusconi. Dall’altra, figura l’approccio liberale del segretario del partito, Antonio Tajani, ministro degli Esteri del Governo Meloni. Le loro reazioni all’avvento del trumpismo sono in apparenza antitetiche. Per certi versi, inconciliabili. Se la primogenita di Silvio Berlusconi segnala il rischio di un Donald Trump “rottamatore dell’Occidente”, il titolare della Farnesina non teme il vitalismo dell’inquilino della Casa Bianca sul fronte russo-ucraino e israelo-palestinese. Si snoda attraverso temi spiccatamente politici l’intervista di Marina Berlusconi sul Foglio. Già in autunno la presidente di Fininvest e del gruppo Arnoldo Mondadori Editore si dice “perplessa” dagli annunci del tycoon in campagna elettorale. E usa lo stesso termine scelto dal padre quando Trump nove anni fa si insedia per la prima volta alla Casa Bianca.
L’ex premier allora conta comunque su “buone sorprese”, augurandosi che potesse diventare amico di Vladimir Putin come capita, anche grazie allo stesso Berlusconi, a un altro presidente Usa, George W.Bush. Ora la telefonata al leader russo è stato uno dei momenti cruciali della vigorosa partenza di Trump su dazi e l’Ucraina. Secondo Marina Berlusconi i suoi “primi interventi” hanno “sì portato qualche vantaggio immediato agli Stati Uniti, ma alla lunga la sua strategia di mettere gli altri Paesi continuamente sotto pressione si trasformerà in una forza centrifuga sempre più violenta, capace di separare e dividere la comunità occidentale”. La speranza di Marina Berlusconi è che “il Paese che è sempre stato il principale garante dell’Occidente non abbia ora un presidente che demolisce così tutto quello che l’America è stata negli ultimi 80 anni”. L’intervista esce a ridosso del vertice di Parigi, in cui l’Europa prova a capire come trovare spazio al tavolo dei negoziati e Giorgia Meloni si propone come ponte tra Washington e Bruxelles.
“Se l’Europa verrà tagliata fuori dalla soluzione che sembra si stia profilando dovrà anche fare una seria autocritica”, è la convinzione della figlia del fondatore di Forza Italia, secondo cui per porre fine alla guerra “sarà inevitabile un compromesso” ma non deve “coincidere con la resa di Kiev e la vittoria di Mosca. All’Ucraina spettano le garanzie necessarie per la sua sicurezza e la sua indipendenza”, sottolinea, e “se fosse una pace fatta sulla pelle di Kiev e dell’Europa non credo si potrebbe considerare un bene”. Non secondario l’affondo su un tema caro a molti editori: i giganti del digitale, su cui la maggioranza in manovra ha inserito la web tax. “C’è un problema di concorrenza sleale grande come una casa”, rimarca, e i colossi Big Tech “sono riusciti a imporre nella nostra vita di tutti i giorni la dittatura dell’algoritmo”. In passato le prese di posizione della primogenita di Silvio Berlusconi, sugli extraprofitti bancari o i diritti civili, hanno generato fibrillazioni (sempre smentite) sia sull’asse con Palazzo Chigi sia all’interno del partito creato dal padre.
Sull’altro fronte si muove Antonio Tajani. Il vicepremier sottolinea proprio le relazioni tra l’Italia, l’Europa e gli Stati Uniti. “Con il segretario di Stato americano ho sollevato la questione delle sanzioni che l’Unione europea ha adottato in questi mesi nei confronti della Russia: è chiaro che questa rappresenta per noi una leva fondamentale per poter reclamare un ruolo. E lo stesso Marco Rubio ha riconosciuto pubblicamente la necessità di coinvolgere noi e l’Ucraina. L’Europa deve essere forte, unita e credibile, convinta della sua indispensabilità al tavolo negoziale. Bisogna pretendere di esserci”. Tajani lo afferma in un’intervista alla Stampa. Il vertice convocato a Parigi, per il vicepremier, “servirà proprio per discutere della nostra posizione comune. Per esempio, non possiamo non dare risposte sul tema della Difesa europea, che per noi italiani è una questione fondamentale, come sosteniamo dai tempi di Alcide De Gasperi e come abbiamo sempre sostenuto anche con Silvio Berlusconi”.
Tuttavia l’Italia è ancora lontana dalla soglia del 2 per cento della spesa militare: “Noi siamo per aumentare le spese per la Difesa e sono lieto che la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, abbia recepito le nostre richieste aprendo alla possibilità di scorporarle dal Patto di stabilità. Un cambio di passo che è già da considerare come un nostro successo diplomatico”. Per quanto riguarda le garanzie sull’Ucraina, queste “devono arrivare da un fronte di Paesi più ampio dell’Europa. Anche gli Stati Uniti, vediamo in che modo, devono essere coinvolti. Una eventuale missione militare di peacekeeping non potrà che essere internazionale, magari in una cornice delle Nazioni Unite, coinvolgendo quindi il Consiglio di sicurezza. In questo contesto, noi come Italia e come Europa siamo ovviamente disposti a fare la nostra parte, come saremmo pronti a farlo in Medio Oriente”. In un colloquio col Corriere della Sera Tajani sottolinea: “Siamo noi europei che abbiamo imposto le sanzioni alla Russia, nessuno può pensare realisticamente che questo non conti al tavolo delle trattative. Nessuno può parlare a nome nostro. Quindi ci sarà sicuramente la nostra voce, anche perché il sostegno all’Ucraina dell’Europa non è mai mancato”.
Le interviste della figlia del Cavaliere e Antonio Tajani inaugurano il dibattito interno a Forza Italia. Secondo il vicepresidente della Camera, il forzista Giorgio Mulè, “la visione di Marina Berlusconi consegnata al Foglio è la declinazione di un manifesto liberale concreto e di grandissimo respiro nel quale si incrociano da una parte il richiamo alla responsabilità che ricade sul ruolo dell’Italia e dell’Europa, dall’altro le azioni che riguardano il presente sempre più legato alla necessità di governare fenomeni globali per non subirli. Questo manifesto – aggiunge – è l’eredità attualizzata di un pensiero libero, proiettato nel futuro e mai sottomesso a logiche di convenienza o di schieramento che discende dalla vita di Silvio Berlusconi. Marina Berlusconi, ancora una volta, dimostra di essere la naturale continuatrice di questo pensiero”.
Parole simili arrivano da Licia Ronzulli, vicepresidente del Senato. A suo avviso, “l’intervista di Marina Berlusconi è lucida, equilibrata, di prospettiva, giustamente attenta ai rischi globali che il nuovo quadro geopolitico rischia di produrre, anche nel mondo economico e finanziario. L’intervista è un’analisi attenta e approfondita, che fotografa fin nei dettagli il tempo che stiamo vivendo, con i suoi pericoli e le opportunità”. Mentre per Alessandro Sorte, deputato di Forza Italia e segretario regionale della Lombardia, le dichiarazioni di Marina “rappresentano una bussola per tutti noi e forniscono utili elementi di riflessione a tutti i leader europei”. Poco dopo interviene anche Letizia Moratti: “Sottolineare la necessità di un’Europa più forte e autorevole, capace di affrontare le sfide globali con unità e determinazione, è un richiamo che condivido pienamente. Apprezzo il rilievo sulla competitività e sulla crescita economica come pilastri fondamentali per il progresso del nostro Paese e del continente europeo. La sua apertura sui diritti civili, infine, dimostra una sensibilità verso temi sociali cruciali e una attenzione inclusiva della società, presupposto per un doveroso confronto serio e responsabile ormai improcrastinabile”.
Di altro segno diverso sono le prese di posizioni dell’opposizione, in particolar modo dai partiti centristi. “La Forza Italia di Tajani vota la sfiducia al governo Meloni, mentre la famiglia Berlusconi, con Marina, sfiducia Tajani. Mi pare che siano posizioni molto diverse”, dice a Sky Tg24 il senatore di Italia viva Enrico Borghi. La sua collega di partito, Raffaella Paita, aggiunge: “Quello tracciato da Marina Berlusconi è il percorso di una destra europea, moderna, liberale, riformista. Del resto, Silvio Berlusconi non ha mai amato Donald Trump. Quello che colpisce è che le parole di Marina vanno in direzione opposta all’operato del governo e suonano un po’ come una sveglia ad Antonio Tajani, che ha schiacciato le politiche di Forza Italia su quelle di Giorgia Meloni. Un processo innaturale perché Forza Italia è sempre stata una forza europeista e liberale”.
Come scrive Il Foglio, Luigi Marattin, che da qualche mese è uscito da Italia viva per dare vita all’associazione politica Orizzonti liberali, dice inoltre che Marina Berlusconi “ha sancito una verità che tanti di noi pensano da tempo: l’offerta politica di cui l’Italia oggi ha bisogno è lontana anni luce sia da questo centrodestra che da questo centrosinistra. Invece di indugiare nel gossip – prosegue Marattin – apriamo una riflessione seria su come è organizzato il sistema politico italiano”. Nella stessa direzione vanno anche le dichiarazioni dell’ex Pd Andrea Marcucci, oggi presidente dei Libdem: “Apprezzo l’analisi svolta da Marina Berlusconi. Da Trump all’Europa fino all’agenda italiana, le proposte della presidente del gruppo Mondadori sono quelle che servono. Peraltro la Berlusconi evidenzia anche come gli attuali schieramenti, centrodestra e centrosinistra, siano largamente insufficienti”.
Aggiornato il 17 febbraio 2025 alle ore 17:37