Antifascismo strumentale

È davvero un grande peccato che la vicenda storica italiana dal Dopoguerra a oggi abbia intrapreso un percorso completamente diverso rispetto a quanto previsto con convinzione nel 1944 dall’allora presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. Lo statista trentino nell’ottobre di quell’anno scrisse che “l’antifascismo è un fenomeno politico contingente che a un certo punto, per il bene e il progresso della nazione, sarà superato da nuove solidarietà più inerenti alle correnti essenziali della nostra vita pubblica”. Purtroppo, la cifra politica che Palmiro Togliatti diede al Partito comunista continuerà a segnare ininterrottamente l’azione politica della sinistra comunista e post-comunista fino ai nostri giorni. Infatti, vi è un filo rosso che da Togliatti giunge a Elly Schlein segnato dal richiamo strumentale dell’antifascismo e dalla conseguente negazione del Ventennio come fatto storico compiuto. Il “migliore” tornato in Italia, dopo una lunga esperienza in qualità di dirigente del Comintern in Unione Sovietica, punta sull’antifascismo per dare una legittimazione democratica al Pci estraneo per formazione culturale e legami internazionali ai valori della democrazia liberale.

Egli, per dare forza alla sua tesi, in perfetta sintonia con la dottrina leninista, sostiene che il sistema capitalistico contiene in sé potenzialità reazionarie pronte a esplodere in qualsiasi momento. Di qui, la necessità di una continua vigilanza da parte dei militanti del Partito comunista. Nel maggio 1947, quando De Gasperi sceglie di formare un Esecutivo senza le sinistre, Togliatti, prendendo la parola alla Camera dei deputati, afferma che “solo una coalizione con la presenza attiva del Partito comunista può essere considerata legittima e democratica”. A stretto giro, il capo del Governo passa dall’essere considerato “interlocutore onesto e affidabile” a “servo degli americani”. Si tratta di un modo piuttosto singolare d’intendere la democrazia rappresentativa. Pietro Nenni, parlando dei comunisti con Bettino Craxi disse: “Ricordati che il fiume risponde sempre alla sorgente”.

Infatti, nei giorni del sequestro di Cecilia Sala da parte dell’Iran, il capo del Governo per il semplice fatto di avere incontrato Donald Trump (colloquio importante e delicato con al centro l’obiettivo di trovare una via concreta per riportare a casa la giornalista italiana, così come realmente è avvenuto) ha ricevuto dalla sinistra le medesime accuse che Palmiro Togliatti lanciò contro De Gasperi nel lontano 1947 ossia “di essere al servizio degli Stati Uniti e di mettere a rischio la democrazia nel nostro Paese”. La verità è che l’antifascismo per la sinistra era ieri ed è ancora oggi una forma politica opportunistica che non trova alcun riscontro nella vicenda politica e civile nazionale. In tal senso, parole nette furono scritte da uno storico che ha studiato il fascismo per oltre trent’anni. Renzo De Felice, già nel 1994 osservava che “l’obiettivo di coloro che continuano a lanciare allarmi è quello di spaventare i cittadini per prendere voti che non riuscirebbero a ottenere con argomenti politici convincenti”.

Aggiornato il 14 febbraio 2025 alle ore 12:14