![Natalità, Roccella: “I sostegni non bastano se non cambia cultura”](/media/8310291/fusani-3.jpg?crop=0.052597299982562525,0.0165644897939467,0.19890266180404773,0.082868682850012&cropmode=percentage&width=370&height=272&rnd=133838454170000000)
Eugenia Roccella è convinta la questione culturale sia dirimente per un cambio di passo sulla natalità. Perché, a suo avviso, quello della denatalità è “un problema di lunga gittata poiché sono diminuite le donne in età fertile. Siamo in un loop, non possiamo pensare di aumentare la popolazione in pochi anni ma possiamo riattivare l’idea che la famiglia è centrale, che chi fa i figli non fa solo qualcosa per sé stesso ma per tutta la comunità”. Lo dice la ministra della Famiglia, della Natalità e delle Pari opportunità, intervenendo al Cnel al convegno “L’Innovazione sociale per migliorare le politiche familiari. Confronto con le istituzioni”. All’incontro partecipano il presidente del Cnel, Renato Brunetta; il presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi; il viceministro dell’Economia e delle finanze Maurizio Leo e varie associazioni come il Movimento cristiano lavoratori, che ha promosso l’evento.
“I provvedimenti intrapresi dal Governo – spiega Roccella – sono quelli che dovevamo fare. Non è che potevamo inventare qualcosa di molto diverso. Sono i classici provvedimenti a favore della famiglia perché se ho i servizi, un lavoro, una casa, scelgo con più facilità di fare un figlio. Però a livello di macrofenomeni non basta. Ci sono analisi che dicono che i provvedimenti profamily non servono in realtà”. Roccella pensa che i provvedimenti siano necessari soprattutto “se riusciamo ad accompagnarli con un grande cambiamento culturale, se chi fa figli non sia visto come una scelta come un’altra, ma una scelta che va premiata e va considerata di prestigio sociale. Oggi non è più assolutamente considerata tale e io penso che il problema sia esattamente questo”.
Frattanto, Renato Brunetta annuncia l’elaborazione di “un progetto di legge con la Fondazione Fratelli tutti, lavoro e fraternità. Dio sa quanto ce n’è bisogno. Stiamo lavorando su un patto sociale che racchiuda tutti i problemi, dai giovani espatriati che non ritornano alla natalità. Il Cnel – spiega – ha facoltà di proporre leggi. Oggi parte il coordinamento su denatalità, conciliazione famiglia lavoro ma vogliamo anche un gruppo sugli stili di vita: vivere bene mangiando bene, lo sport, il lavoro sano giustamente pagato. Vogliamo che tutto sia in equilibrio perché benessere vuol dire anche evitare poi l’abuso dei farmaci. Tutto questo avrà un riflesso maggiore sulla coesione sociale”. Brunetta fa sapere di aver affidato il coordinamento di questa attività ad Alfonso Luzzi, presidente di Mcl. “Noi qui – conclude Brunetta – coordineremo tutti questi segmenti: demografia, stili di vita, welfare, inclusione, immigrati. Ci rapporteremo poi con l’esterno per dare una dimensione strutturale di medio, lungo periodo a tutte le politiche che servano a contrastare la denatalità, riaccendere il motore del benessere che ora è fermo”.
Aggiornato il 12 febbraio 2025 alle ore 14:50