Matteo Renzi lo definisce un “volpone”. Carlo Calenda lo ritiene “intelligente e realista”. D’altro canto, Forza Italia rifiuta, sdegnata, le sue avances. Stiamo parlando di Dario Franceschini, un uomo per tutte le stagioni della politica. Democristiano di nascita, esponente di spicco del Ppi, segretario del Pd, Deus ex machina del cattolicesimo democratico in quota dem, prima amico e poi nemico giurato del renzismo, più volte ministro della Cultura, intellettuale, romanziere. In una recente intervista a Repubblica, a proposito del martoriato “campo largo”, Franceschini ha sentenziato che “l’Ulivo non torna. Bisogna marciare divisi per battere la destra”. Un’affermazione che ha fatto infuriare i prodiani doc come Paolo Gentiloni e ha fatto indispettire la segretaria Elly Schlein, “testardamente unitaria”.
L’analisi franceschiniana valuta il quadro politico attuale, naturalmente, tenuto conto della legge elettorale in campo, il cosiddetto Rosatellum. Un sistema misto di proporzionale e maggioritario. Ma Franceschini è andato oltre. Ipotizzando una legge proporzionale pura in cui il centro, in particolare Forza Italia, possa determinare maggioranze politiche di segno diverso. Per non dire opposto. In pratica, una riedizione postmoderna della Balena bianca, anche se, visti i numeri attuali dei forzisti, in salsa notevolmente ridotta. Per queste ragioni, l’ex ministro ha strizzato l’occhio persino al partito fondato dal Cavaliere. “Penso che, se Silvio Berlusconi fosse rimasto in vita – ha chiosato provocatorio Franceschini – non avrebbe accettato a lungo di stare in un centrodestra guidato dalla destra estrema. Sia chiaro, però, il mio non è un appello a Forza Italia, perché penso che non si muoverà da dov’è. Sbagliando, perché con una legge tutta proporzionale sarebbe arbitra dei Governi per i prossimi vent’anni. I forzisti hanno in tasca il biglietto della lotteria ma non lo sanno”.
A Franceschini ha replicato piccato il portavoce di Forza Italia Raffaele Nevi: “Il nostro biglietto della lotteria è che abbiamo una coalizione omogenea in cui siamo a nostro agio senza difficoltà, e quindi non abbiamo bisogno di scardinare coalizioni che sono invece molto omogenee, al contrario delle altre”. Concorde il deputato forzista Alessandro Sorte: “Non si capisce – ha affermato – perché la coalizione di centrodestra, un progetto vincente nato trent’anni fa dalla straordinaria intuizione del presidente Berlusconi, e composto da tre partiti diversi tra di loro, certamente, ma che hanno dimostrato di riuscire a governare bene insieme, dovrebbe scegliere un proporzionale puro. Tra l’altro, senza un proporzionale puro il ruolo del centro è determinante (come lo fu perfino con il Mattarellum e il Porcellum). Forza Italia è l’unico vero centro e oggi ha un ruolo fondamentale. Ci fa molto piacere che tutti evochino il ruolo di Forza Italia: è la dimostrazione della nostra centralità”. Renzi, invece, plaude al disegno franceschiniano. “Se Forza Italia accettasse di avere il sistema proporzionale, cioè cancellare quella parte della legge elettorale che prevede il premio alla coalizione, Forza Italia governerebbe per anni perché si entrerebbe in un sistema in cui si creerebbero le maggioranze in Parlamento”.
Aggiornato il 30 gennaio 2025 alle ore 17:36