Il gran tour europeo del libico al-Maṣrī e il traffico di migranti

Gli arrivi di migranti nel 2024 si erano più che dimezzati rispetto al 2023. Eppure, verso metà del corrente mese, il “cruscotto degli sbarchi” del Ministero dell’Interno registrava, in controtendenza, un singolare picco. Proprio nei giorni in cui la Corte penale internazionale spiccava ordine di arresto contro il libico al-Maṣrī che veniva diligentemente eseguito dalla nostra magistratura, avendolo scovato, a fine tour, in Italia.

Singolare anche che agli inquirenti internazionali − con tutta la rete di polizie e Servizi a cui si appoggiano − sia sfuggito che il reprobo girava indisturbato da quasi due settimane nelle metropoli del Vecchio continente, senza neppure essersi travestito con barba finta e falso nome, come si converrebbe a un mascalzone internazionale. Che occasione per gli euro-immigrazionisti di guastare l’entente cordiale, in materia di contrasto al traffico di migranti, tra il Governo italiano e la Libia, facendolo arrestare proprio in Italia. E così non è improbabile che l’impennata degli sbarchi sia un pizzino di Tripoli inviato al nostro Governo: liberatelo altrimenti si ricomincia, ai vecchi ritmi, con le partenze dei barchini, carichi di quei boat people (spesso sedicenti minorenni, nati tutti lo stesso giorno antecedente la maggiore età). Latte galleggianti costruite per durare quelle poche ore di navigazione fino al rendez-vous con i traghettatori non governativi (Ong che si trovano sempre al posto giusto, al momento giusto). A stretto giro un utile cavillo giuridico permetteva al presunto Torquemada di riguadagnare la libertà e di essere rispedito a casa, su un nostro aereo militare, suscitando lo scenografico sdegno di certa stampa e i tardivi schiamazzi di Elly Schlein, Giuseppe Conte e compagnia immigrazionista cantando.

A pensar male si fa peccato, ma in questo caso basta pensare. Perché le coincidenze non esistono.

Aggiornato il 27 gennaio 2025 alle ore 15:25