Cisl: “Per una governance d’impresa partecipata dai lavoratori”

Ai voti, alla Camera dei deputati, è arrivata la proposta di legge d’iniziativa popolare della Cisl sulla partecipazione dei lavoratori al Governo delle aziende. Proprio in questi giorni, le commissioni congiunte Lavoro e Finanze della Camera stanno votando gli emendamenti all’Atto della Camera numero 1.573: cioè la proposta di legge d’iniziativa popolare, promossa – con la raccolta di più di 400mila firme – dalla Cisl: La partecipazione al lavoro. Per una governance d’impresa partecipata dai lavoratori. A meno di difficoltà particolari, la Camera potrebbe approvare la legge entro il 31 gennaio, e dai primissimi di febbraio il tutto passerebbe al Senato. La portata storica di una legge del genere è stata focalizzata in un convegno, presso la sede dei gruppi parlamentari della Camera, organizzato dall’onorevole Chiara Tenerini, responsabile del dipartimento lavoro e capogruppo in Commissione lavoro di Forza Italia (partito che ha sposato fortemente il progetto, insieme al Governo e al ministro del Lavoro e Politiche sociali, Marina Elvira Calderone), e dal professor Francesco Delzio, direttore del master in Relazioni istituzionali e human capital della Luiss Business School.

La proposta di legge consente a ogni azienda di decidere se e quale – o quali – categorie di partecipazione dei lavoratori adottare (gestionale, economico-finanziaria, organizzativa e consultiva: non si tratta di mera partecipazione agli utili dell’azienda, né di semplice azionariato operaio), insieme ai rappresentanti sindacali, nell’ambito della contrattazione. “Si tratta in sintesi – ha precisato, in apertura del convegno, Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato – di una legge che, dopo più di 75 anni, darebbe attuazione a tre essenziali articoli della Costituzione: 39 (registrazione dei sindacati a livello nazionale o locale), 40 (regolamentazione del diritto di sciopero) e, soprattutto, il 46, sul “diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende”. In Europa, ha ricordato Gasparri, varie soluzioni, legislative o sotto forma di accordi tra le parti sociali, hanno cercato, negli ultimi decenni, di concretizzare questo diritto: basti pensare alla “cogestione delle aziende nella Repubblica federale tedesca e poi nella Germania riunificata. Per non parlare, aggiungiamo, dei Paesi scandinavi negli anni d’oro (Settanta-Ottanta) della socialdemocrazia. “Questo progetto di legge – ricorda Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera – punta a favorire la partecipazione dei cittadini proponendo, per le relazioni aziendali, soluzioni nuove, fuoriuscenti dal vecchio ideologismo marxista ottocentesco, che vedeva, nel capitale e nel lavoro, solo due eterni, irriducibili nemici”. “Ci auguriamo – ha sottolineato Chiara Tenerini – che il Governo sappia cogliere l’opportunità storica offerta da questo Ddl: quella di ridurre fortemente la conflittualità tra lavoratori e imprese perseguendo, nel contempo, una maggior giustizia sociale”.

Non si può non pensare qui, osserviamo, anche a una riscoperta – a 65 anni dalla morte – del ricco think tank di Adriano Olivetti, pioniere dell’industria informatica e campione di un’organizzazione industriale e aziendale basata sull’idea dell’impresa come comunità. Sono intervenuti Alessandro Cattaneo, responsabile nazionale dei Dipartimenti di Forza Italia; Renato Brunetta, presidente del Cnel; Luigi Sbarra, segretario nazionale della Cisl (“in economia dobbiamo scegliere tra un antagonismo di stampo otto-novecentesco, ormai anacronistico, o, invece, favorire la partecipazione di tutti gli attori economici, e quindi l’aumento della produttività e, di conseguenza, dei salari dei lavoratori”, ha spiegato Sbarra), Maurizio Marchesini, vicepresidente per il lavoro e le relazioni industriali di Confindustria; Angelo Raffaele Margutta, segretario generale Confsal, e altri. “Esprimo il mio apprezzamento di questa proposta di legge”, ha dichiarato l’avvocato Giuseppe Torcicollo, assessore ombra al Lavoro, per Forza Italia, di Roma Capitale.

“Auspico che le più importanti aziende operanti a Roma, sia originarie dell’Urbe che semplici filiali romane di importanti imprese nazionali, mettano in pratica il dettato di questo provvedimento: che lascia libera ogni azienda di decidere quale o quali categorie di partecipazione dei lavoratori adottare. Mi auguro poi – prosegue l’avvocato Torcicollo – che questo nuovo modello organizzativo possa, per quanto possibile, estendersi anche al pubblico impiego. Dove, se non è possibile adottare il criterio della ripartizione degli utili (non essendo, le Pubbliche amministrazioni, aziende di profitto, ma di servizio ai cittadini), si possono però applicare gli altri istituti previsti da questa legge, con sperimentazioni graduali. Si tratterebbe di un grande passo avanti di civiltà, sul modello dei più avanzati Paesi europei”. E ancora: “Questa proposta di legge – ha sottolineato Antonio Tajani, intervenendo, in conclusione, sia come vicepresidente del Consiglio che come segretario nazionale di Forza Italia – vuol ribadire i valori essenziali di dignità, eticità, sacralità del lavoro: nel quadro di un’Italia nonostante tutto ancora seconda potenza industriale in Europa, e tra le prime potenze commerciali al mondo. Sarà, questa, una legge esprimente i concetti essenziali sia della moderna cultura imprenditoriale, cara già a Silvio Berlusconi, che della dottrina sociale della Chiesa: dalla Rerum novarum di Leone XIII a quell’economia sociale di mercato più volte delineata da Giovanni Paolo II”.

Aggiornato il 27 gennaio 2025 alle ore 18:06