Nuovo anno giudiziario, tra politica e magistratura

Sergio Mattarella in prima fila per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. A dare il via alla cerimonia è stata la relazione della prima presidente della Corte suprema, Margherita Cassano, che ha tracciato il bilancio dell’ultimo anno, puntando l’attenzione sulle attuali e future sfide del sistema giudiziario. Accanto a lei, sono intervenuti il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il procuratore generale Luigi Salvato, il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Fabio Pinelli, l’avvocato generale dello Stato Gabriella Palmieri Sandulli e il presidente del Consiglio nazionale forense Francesco Greco. Come prevedibile, la riforma della giustizia è stata il cuore del dibattito. Il Guardasigilli ha difeso con fermezza la separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti, sottolineando che si tratta di una promessa chiara fatta agli elettori sin dalla campagna elettorale. “Il legislatore procederà senza esitazione”, ha assicurato, aggiungendo che l’indipendenza del pubblico ministero rimarrà intatta, anche dopo la riforma. Secondo Nordio, il nuovo sistema garantirà processi più equi e in linea con il principio di parità tra accusa e difesa.

Nel suo intervento, Margherita Cassano ha messo in evidenza temi centrali come la tutela del lavoro, la lotta ai reati contro le donne e la drammatica condizione delle carceri sovraffollate. Ha lanciato un appello al rispetto reciproco tra le istituzioni, definendolo alla base della piramide sociale per alimentare la fiducia dei cittadini nello Stato. “Serve un patto per lo Stato di diritto”, ha dichiarato, richiamando tutti a un confronto costruttivo e leale. La presidente ha anche voluto sfatare alcuni pregiudizi sulla magistratura, definendola un’istituzione che, nonostante le difficoltà, lavora con senso del dovere, spirito di collaborazione e attenzione alle istanze della società. Dal bilancio presentato emergono alcuni numeri interessanti, commentati nel nuovo podcast de L’Opinione delle Libertà. Nel 2024, i procedimenti pendenti in Cassazione sono diminuiti del 7,8 per cento nel civile e addirittura del 30,3 per cento nel penale rispetto all’anno precedente. Un risultato straordinario, considerando la scopertura dellorganico – il 19 per cento per i consiglieri e il 22 per cento per i presidenti di sezione. Il tempo medio per chiudere un procedimento civile è sceso a 944 giorni, con un miglioramento del 27,5 per cento rispetto al 2019. Nel penale, il disposition time si è ridotto a 81 giorni, ben al di sotto dell’obiettivo fissato dal Pnrr. Cassano ha definito questi risultatistorici”, sottolineando che sono stati raggiunti con grande impegno e nonostante le difficoltà operative.

Se i dati sulla giustizia lasciano intravedere segnali se non positivi almeno interessanti, la situazione delle carceri resta un tasto dolente. Al 30 dicembre 2024, i detenuti erano 61.861 a fronte di una capienza regolamentare di 51.312 posti. Un sovraffollamento che non solo compromette la dignità dei detenuti, ma influisce negativamente anche sul lavoro di chi opera negli istituti penitenziari. Cassano non ha usato mezzi termini: “In uno Stato democratico, il carcere non può essere un luogo di mortificazione della dignità umana”. Il numero di suicidi in carcere, 83 nellultimo anno, è definito “sconvolgente”, con un’età media delle vittime di circa 40 anni. La presidente ha richiamato il monito del presidente Mattarella: il carcere deve essere un luogo di riflessione e speranza, non di disperazione.

Aggiornato il 24 gennaio 2025 alle ore 15:30